Assedio di Napoli (1528)

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Assedio di Napoli del 1528
parte della Guerra della Lega di Cognac
Mappa di Napoli del 1572
Dataaprile 1528 - 29 agosto 1528
LuogoNapoli
EsitoVittoria imperiale
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
3000 bande nere[1]. 60000 francesi[2]
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L'assedio di Napoli del 1528 è un episodio della guerra della Lega di Cognac. Il giorno 28 di aprile del 1528, il comandante francese Odet de Foix, conte di Lautrec, pose l'assedio a Napoli, mentre Filippino Doria, nipote di Andrea Doria, ne organizzò il blocco navale con 8 galere[2]. Il Lautrec installò l'accampamento francese la zona attualmente detta del Cimitero delle 366 Fosse a Poggioreale.

Tentativo di rottura del blocco navale[modifica | modifica wikitesto]

Verso la fine del mese di aprile[3], il governatore di Napoli Ugo di Moncada tentò di rompere il blocco navale di Filippino Doria nel golfo salernitano, ma fu sconfitto e ucciso da due archibugiate e gettato in mare[1]. Le perdite imperiali furono molto alte, circa 700[2]. Durante la battaglia fu fatto prigioniero Alfonso III d'Avalos, detto il Marchese del Vasto, che giocò un ruolo determinante nelle successive trattative per il passaggio del Doria nello schieramento imperiale[3] insieme ad altri importanti cavalieri come Ascanio I Colonna. Filippino Doria condusse i prigionieri a Genova.

L'assedio[modifica | modifica wikitesto]

Il primo maggio 1528 Carlo V nominò quindi Filiberto di Chalon, principe D'Orange, nuovo governatore di Napoli. Durante l'assedio il Lautrec non volle mai usare le artiglierie per poter conquistare una città intatta e decise di prenderla per fame[2]. Il 22 maggio il comandante delle Bande Nere, Orazio Baglioni, cadde in un'imboscata tesagli nei pressi del fiume Sebeto da un drappello di Lanzichenecchi in sortita e fu ucciso a colpi di picca[1].

Il 4 di luglio Filippino Doria tolse il blocco navale alla città in seguito al cambio di alleanza di Genova che passò al servizio di Carlo V in cambio della libertà e della soggezione di Savona[4].

Nell'estate del 1528, per vincere la forte resistenza degli assediati, favorita dalle arti banditesche dell'ex criminale, riabilitato dal principe D'Orange, Vincenzo Ventriglia, detto il Verticillo[2], che provvide a rifornire clandestinamente Napoli, il comandante francese distrusse le condutture dell'Acquedotto della Bolla le cui acque si sparsero nei terreni vicini, significativamente chiamati "le paludi". Grazie anche alla calura e al versamento di sacchi di frumento marci nelle acque da parte del Verticillo, si sviluppò quindi una violenta pestilenza che condusse alla morte per malattia di molti uomini, tra i quali lo stesso Odet de Foix che morì il 15 di agosto. Il comando dell'esercito francese passò quindi a Luigi di Lorena, signore di Vaumont, che però morì anch'egli dopo pochi giorni di malattia[5]. A questo punto il comando dell'esercito francese passò al marchese Michele Antonio di Saluzzo.

Fuga dei francesi verso Aversa[modifica | modifica wikitesto]

Alla morte del Lautrec, i francesi, in rotta, si ritirarono ad Aversa. Nello stesso momento, Fabrizio Maramaldo con la sua Compagnia d'Italiani prese ai francesi Somma, Nola, Benevento, Nocera, Capua e Pozzuoli[2]. Il principe D'Orange intercettò i francesi ad Aversa prima che potessero fortificarsi uccidendo Michele Antonio di Saluzzo e catturando il famoso ingegnere militare Pietro Navarro e Carlo di Navarra[4]. Pietro Navarro fu rinchiuso a Castel Nuovo dove verrà ucciso nell'agosto del 1528, strangolato o impiccato. Entro il 29 Agosto l'assedio era finito e nessuno dei 60000 francesi tornò vivo in patria[2].

Toponomastica napoletana[modifica | modifica wikitesto]

La collina di Poggioreale era un tempo chiamata monte di Leutrecco o, popolarmente, Lo Trecco[6][7] (che sarà ancora più deformato in "Trivice", la cui scorretta italianizzazione è "Tredici"). L'origine del termine "Leutrecco" proviene a sua volta dalla deformazione del nome di Odet de Foix, conte di Lautrec. Quest'ultimo installò in questa zona l'accampamento francese durante l'assedio di Napoli.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Francesco Guicciardini, Storia d'Italia, libro XIX, cap. 1
  2. ^ a b c d e f g Giovanni Antonio Summonte, Historia della città e regno di Napoli, Tomo IV, Lib.7, cap.2
  3. ^ a b Antonio Grumello, Cronaca, Lib.10, cap.15
  4. ^ a b Francesco Guicciardini, Storia d'Italia, libro XIX, cap. 4
  5. ^ Antonio Grumello, Cronaca, Lib.10, cap.17
  6. ^ Giordano, 2006, p. 43.
  7. ^ Francesca Leone, Notitie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli (PDF), su memofonte.it.
  8. ^ La toponomastica napoletana, su quicampania.it, QuiCampania.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]