Aoxomoxoa

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Aoxomoxoa
album in studio
ArtistaGrateful Dead
Pubblicazione20 giugno 1969
Durata38:07
(LP originale)
79:20
(riedizione in CD)
Dischi1
Tracce8 (originale)
12 (riedizione)
GenereRock psichedelico
Blues rock
EtichettaWarner Bros.
ProduttoreGrateful Dead
Registrazionesettembre 1968 - marzo 1969
Grateful Dead - cronologia
Album precedente
(1968)
Album successivo
(1969)
Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
AllMusic[1]
Encyclopedia of Popular Music[2]
The Village VoiceA
Piero Scaruffi[3]

Aoxomoxoa è il terzo album in studio dei Grateful Dead pubblicato nel 1969.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Originariamente, avrebbe dovuto intitolarsi Earthquake Country[4]. È l'album dove Robert Hunter diviene ufficialmente paroliere del gruppo, dopo aver già collaborato con i Grateful Dead in Dark Star e Alligator (quest'ultima da Anthem of the Sun). È inoltre il secondo e ultimo album di studio in cui figura Tom Constanten come componente ufficiale del gruppo: il tastierista infatti abbandonerà il complesso agli inizi dei settanta. La rivista Rolling Stone ha commentato questo album con le parole: «nessun'altra musica esprime uno stile di vita così delicato, amorevole e vitale». Aoxomoxoa rappresenta una svolta rispetto al precedente Anthem of the Sun: a differenza di quello, che tentava di riprodurre le stesse emozioni di un concerto, con questo lavoro il gruppo cercò (per la gioia della Warner Bros.) di comporre e incidere canzoni più ordinate, meno caotiche, più orecchiabili. Ciononostante, l'album si rivelò un insuccesso commerciale. Il disco venne completamente remixato nel 1971, cancellando e rivisitando l'intera registrazione originale del '69: anche l'attuale versione in CD si rifà alla versione remixata.

Il titolo dell'album è un palindromo (il cui significato non è mai stato spiegato), creato da Rick Griffin (autore della copertina) e Robert Hunter (autore dei testi): è stata tuttavia suggerita[5] un'ipotesi interessante, dove "AO" richiamerebbero la forma greca abbreviata di alpha e omega, quindi il principio e la fine, la "X" come simbolo di intersezione tra le cose e l'"OM" col significato tantrico di infinito, il tutto ripetuto nella forma palindroma per rappresentare la ciclicità delle cose. Il nome del gruppo, "Grateful Dead", sulla copertina è crittografato e si può leggere anche come "We ate the acid". La specularità del titolo dell'album viene ripresa anche nella copertina: se viene posto uno specchio sull'asse centrale della copertina, si riprodurrà esattamente la stessa immagine, con l'unica eccezione del nome della band, che mantiene comunque forme simili.

Nel 1991, la rivista Rolling Stone ha posizionato la copertina di Aoxomoxoa all'ottavo posto nella classifica delle 100 migliori copertine di tutti i tempi.[6] Sul retro compare, insieme alla famiglia, Courtney Love all'età di cinque anni.

Fra i musicisti guest star dell'album figura John Dawson, cofondatore con Jerry Garcia degli New Riders of the Purple Sage.

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

Versione originale su LP (1969)[modifica | modifica wikitesto]

Lato A
  1. St. Stephen – 4:26
  2. Dupree's Diamond Blues – 3:32
  3. Rosemary – 1:58
  4. Doin' That Rag – 4:41
  5. Mountains of The Moon – 4:02
Lato B
  1. China Cat Sunflower – 3:40
  2. What's Become of the Baby – 8:12
  3. Cosmic Charlie – 5:29

Riedizione su CD (2003)[modifica | modifica wikitesto]

  1. St. Stephen – 4:26
  2. Dupree's Diamond Blues – 3:32
  3. Rosemary – 1:58
  4. Doin' That Rag – 4:41
  5. Mountains of The Moon – 4:02
  6. China Cat Sunflower – 3:40
  7. What's Become of the Baby – 8:12
  8. Cosmic Charlie – 5:29
  9. Clementine Jam – 10:46
  10. Nobody's Spoonful Jam – 10:04
  11. The Eleven Jam – 15:00
  12. Cosmic Charlie (live) – 6:47

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lindsay Planer, Aoxomoxoa, su AllMusic. URL consultato il 25 settembre 2018.
  2. ^ Colin Larkin, Encyclopedia of Popular Music, 5th, Omnibus Press, 2007, ISBN 978-0-85712-595-8.
  3. ^ Piero Scaruffi, The History of Rock Music. Grateful Dead, su scaruffi.com. URL consultato il 5 novembre 2020.
  4. ^ Eddy Cilia e Carlo Bordone, Musiche elettroniche per la mente e per il corpo (Garage, psichedelia, acid folk: 100 album fondamentali, in Mucchio Extra, Stemax Coop, #15 autunno 2004.
  5. ^ The Annotated Grateful Dead Lyrics, su artsites.ucsc.edu.
  6. ^ Rateyourmusic.com, lista presa dal numero di Rolling Stone del 14 novembre 1991; Url visitato il 29 luglio 2006.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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