Antonio Zoli

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Antonio Zoli

Antonio Zoli (Forlì, 15 febbraio 1915Pievequinta, 26 luglio 1944) è stato un partigiano italiano, noto col nome di battaglia di Mitro.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Falegname comunista (soprannominato Fis-cin), già a partire dal 1942 Zoli si era speso per la riorganizzazione del Partito comunista clandestino, soprattutto nella vallata del Bidente, con attività di propaganda antifascista.

Dopo l'8 settembre 1943, il PCI di Forlì lo mandò come quadro a organizzare la lotta in montagna e fu tra i fondatori della Brigata Garibaldi Romagnola comandata da Libero Riccardi, di cui divenne a fine dicembre commissario politico[1], col nome di battaglia di Mitro, in sostituzione di Salvatore Auria che non si sentiva all'altezza del compito.

Nel marzo del 1944 fu inviato da Libero come scorta, assieme a Mario Barzanti e Dario Bondi, dei brigadier general inglesi Combe e Todhunter, che avevano passato l'inverno precedente presso il comando della Brigata Romagna, a Cassino, oltre le linee tedesche, allo scopo di creare una presa di contatto con i comandi alleati per chiedere sussidi bellici. I due ufficiali inglesi rientrarono nelle linee alleate via mare, mentre gli italiani tentarono di attraversare le linee via terra ma la missione fallì[2][3]; secondo quanto riportato dai due inglesi il comandante Libero desiderava essere rappresentato presso il Quartier generale alleato e contemporaneamente avere contatti con la missione russa presente in Italia[4]; Zoli fece ritorno nella zona della Brigata Romagnola solo dopo i rastrellamenti dell'aprile del 1944 che sbandarono la formazione.

Su segnalazione di una spia, nel luglio del 1944, Zoli fu arrestato dai nazifascisti mentre, in missione vicino a casa, vi si stava recando per visitare i figli[5] e inutilmente sottoposto a tortura. Fu infine fucilato a Pievequinta con altri nove antifascisti e un prete.[6]

Nel dopoguerra gli fu concessa la medaglia d'argento al valor militare alla memoria, tuttavia il suo nome e quello del comandante Libero saranno oggetto di una sorta di damnatio memoriae sia nelle ricostruzioni delle vicende partigiane che nella distruzione di documenti dell'epoca[7], e il nome di Zoli verrà sistematicamente rimosso nel rapporto sull'attività della brigata Romagnola[1].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Commissario di guerra in un battaglione partigiano, fu organizzatore capace e animatore instancabile fin dall’inizio della lotta di Liberazione. Sempre primo in ogni audacia, seppe portare numerose volte i suoi uomini alla vittoria trascinandoli con l’esempio e l’ardimento. Catturato di sorpresa durante l’espletamento di una missione di particolare importanza, veniva sottoposto a sevizie e torture, ma il suo animo non vacillò ed i suoi aguzzini nulla poterono strappargli che potesse compromettere i compagni di lotta. Condannato a morte cadeva da forte gridando “Viva l’Italia”. Fulgida figura di partigiano che tutto ha dato per la Patria[8]
— 26 luglio 1944 - Pievequinta (Forlì)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b v. p. 185 in Fidel, Piccoli (2014)
  2. ^ v. p. 392 in Fidel, Piccoli (2014)
  3. ^ v. p. 79 in G. Fidel, (2013)
  4. ^ v. p. 109-110 in G. Fidel, (2013)
  5. ^ Antonio Zoli
  6. ^ Il 26 luglio, in seguito all'uccisione di un soldato tedesco, Antonio Zoli fu fucilato per rappresaglia con altri nove prigionieri: don Francesco Babini, Riziero Bartolini, Alfredo Cavina detto “il Vecchio”, Antonio Luccini, Biagio Molina, William Pallanti, Edgardo Rodolfi detto “Lignon”, Mario Romeo e Luigi Zoli. I loro corpi furono lasciati per due giorni sul luogo dell'esecuzione. Oggi a Pievequinta, una zona alla periferia di Forlì, sorge un cippo che ricorda la strage.
  7. ^ Vedi prefazione di G. Fidel, 2013.
  8. ^ Anpi - scheda - visto 17 dicembre 2008

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Nicola Fedel, Rita Piccoli, Edizione Critica del Rapporto Tabarri, Fondazione Riccardo Fedel Comandante Libero, I Cornioli, 2014, ISBN 978-88-906018-5-9
  • Giorgio Fedel, Storia del Comandante Libero' Vita, uccisione e damnatio memoriae del fondatore della brigata partigiana Romagnola, Fondazione Riccardo Fedel Comandante Libero, I Cornioli, 2013, ISBN 978-88-906018-2-8

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]