Antonio Priuli

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Antonio Priuli
Il doge Antonio Priuli in una stampa del 1620 circa
Doge di Venezia
Stemma
Stemma
In carica17 maggio 1618 –
12 agosto 1623
PredecessoreNicolò Donà
SuccessoreFrancesco Contarini
NascitaVenezia, 10 maggio 1548
MorteVenezia, 12 agosto 1623 (75 anni)
SepolturaChiesa di San Lorenzo, Venezia
DinastiaPriuli
PadreGerolamo Priuli
MadreElisabetta Cappello
ConsorteElena Barbarigo
Figliquattordici figli, tra cui Adriana Priuli
ReligioneCattolicesimo

Antonio Priuli (Venezia, 10 maggio 1548Venezia, 12 agosto 1623) fu il 94º doge della Repubblica di Venezia dal 17 maggio 1618 fino alla sua morte.

Figlio di Gerolamo ed Elisabetta Cappello, uomo amato e rispettato dal popolo, venne eletto in un momento delicato per Venezia, minacciata da una congiura spagnola per destabilizzarne il governo, e governò con fermezza e sicurezza. Il suo dogato, più che per grandi eventi internazionali, venne contrassegnato da una guerra spionistica con la Spagna che proseguì, senza esclusione di colpi, fino al 1622.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovinezza[modifica | modifica wikitesto]

Uomo di mare e soldato, il Priuli era religiosissimo e, sposato con Elena Barbarigo, ebbe ben 14 figli (tra cui Matteo, cardinale della Chiesa Cattolica), per il cui mantenimento dovette sobbarcarsi forti debiti.

Nel 1602 fu eletto per la prima volta riformatore dello Studium Patavinum (carica prestigiosa cui sarebbe stato rieletto nel 1608, 1612, 1615 e 1617).[1] Nel 1614 fu nominato Provveditore di Asola con poteri di commissario per riordinare le istituzioni del luogo. Durante la guerra di Gradisca fu provveditore alle armi[2]. Durante il 1618 era stato inviato a Veglia come provveditore così quando, alla morte di Nicolò Donato, servì eleggere immediatamente un doge, si pensò a lui.

Dogato[modifica | modifica wikitesto]

Il 17 maggio 1618, pochi giorni dopo la morte del precedente doge, risultò eletto all'unanimità il Priuli. La situazione era gravissima: si diceva che gli spagnoli, comandati dall'ambasciatore Marchese di Bedmar, avessero fatto sbarcare mercenari a Venezia, corrotto militari, già pronta una flotta per conquistare la Repubblica. Venezia agì con determinatezza ed arrestò e giustiziò (forse a volte a torto) marinai e soldati stranieri sospettati anche di semplice collusione.

Tra il 1618 e il 1622 Venezia proseguì con una spietata caccia all'uomo che condusse all'arresto di moltissime spie ma anche di molti innocenti. Soltanto il triste caso di Antonio Foscarini, patrizio la cui unica colpa era quella di frequentare l'ambasciata spagnola, giustiziato il 21 aprile 1622, fece comprendere a gran parte dell'opinione pubblica che s'era passato il segno con la paranoia.

Un decreto del 16 gennaio 1623 avvisava tutti dell'errore e, dopo le scuse, in parte placava la caccia alla spia. Durante tutto il Seicento le lotte Venezia–Spagna proseguirono, ma senza più giungere a questi livelli.

Il Priuli, vecchio ed in parte un po' escluso da queste vicende, si divertì molto a calmare gli animi tramite bellissime feste e l'acquisto di cariche pubbliche a favore dei figli, aggravando in tal maniera il suo già cospicuo debito. Nel febbraio 1623, a sorpresa, Venezia s'intrometteva nella Guerra dei trent'anni, pur solo in ambito italiano e limitatamente alla Valtellina (v. Guerra di Valtellina).

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Il doge, già malato, non poté partecipare in modo attivo; il 12 agosto 1623 morì dopo un dogato breve ma intenso.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Antonio Priuli, Dizionario Biografico Treccani, su treccani.it. URL consultato il 18 dicembre 2021. In tale veste fu citato nella Vita di Galileo di Brecht.
  2. ^ Carlo Morelli di Schönfeld - Istoria della contea di Gorizia

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Doge di Venezia Successore
Nicolò Donà 17 maggio 1618 - 12 agosto 1623 Francesco Contarini
Controllo di autoritàVIAF (EN89129105 · ISNI (EN0000 0001 1683 3451 · BAV 495/30323 · CERL cnp01283506 · ULAN (EN500354105 · GND (DE143808370 · WorldCat Identities (ENviaf-89129105