Anna Piaggi

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Anna Piaggi durante un evento moda

Anna Piaggi (Milano, 22 marzo 1931Milano, 7 agosto 2012[1]) è stata una giornalista, scrittrice e socialite italiana. Famosa per i suoi articoli apparsi sulla rivista di moda Vogue, nella rubrica da lei curata "D.P. Doppie Pagine di Anna Piaggi", divenne celebre anche per aver utilizzato il concetto di vintage prima che venisse coniato il termine.[2]

Lo stile di Anna Piaggi oltre l'eccentrico e la sua creatività esplosiva hanno indiscutibilmente finito per influenzare la moda stessa e ispirato molte generazioni di stilisti.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Cugina di Natalia Aspesi, prima di diventare giornalista fu traduttrice per Arnoldo Mondadori Editore. Lavorò per giornali e riviste, come l'Espresso e Panorama, e contribuì a creare periodici quali Arianna o Vanity[3][4] (a cui collaboreranno diversi artisti emergenti come Edland Man[5]). Ispirò lo stilista Karl Lagerfeld che le avrebbe poi dedicato il volume Anna-cronique del 1986: la stessa Piaggi collaborò alla stesura del libro. Come scrittrice, Anna Piaggi venne paragonata a Ruth Rendell per i suoi intrecci[6]. Anticipando e inventando il ruolo editoriale del direttore creativo, ma anche i concetti stessi di made in Italy o di vintage, la Piaggi incarnò la vocazione italiana ed europea all'accumulo intelligente di esperienze, influenze e mode, elaborandole in un prodotto ad alto contenuto creativo capace di inventare la tendenza e di trascinare designer e creativi di tutto il mondo.[7]

Doppie Pagine[modifica | modifica wikitesto]

La sua Doppie Pagine, celebre rubrica ideata nel 1988 per Vogue Italia, faceva trasparire una vena sovversiva, ambigua ma rigorosa del suo stile, instillando nuovi interrogativi dietro le quinte delle passerelle: nessuno come la Piaggi seppe mai intercettare e decodificare così accuratamente il messaggio degli stilisti. Il suo bisogno di avvicinarsi al vintage, per esempio, tramite l'analisi degli abiti nella loro storia, costituiva una tappa di un percorso necessario e indispensabile per poterli comprendere nella loro interezza, quasi un'operazione filologica, come fossero testi non scritti[8].

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Si sposò con il fotografo Alfa Castaldi[9] a New York nel 1962, rimanendo poi vedova nel 1995.

Il documentario Anna Piaggi - Una visionaria nella moda[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2016, a quattro anni dalla sua scomparsa, è stato pubblicato un documentario, Anna Piaggi - Una visionaria nella moda, curato da Alina Marazzi: attraverso i racconti di stilisti che la conobbero di persona come Rosita Missoni, Manolo Blahnik, Jean Charles de Castelbajac etc[10][11]. Il documentario ricostruisce, tramite una serie di filmati e interviste, il mondo della 'musa' dei più grandi maestri della Couture. La regista intreccia nel suo documentario la storia del costume, le avanguardie artistiche, il teatro e la musica, per fare il ritratto completo della donna che seppe dare alla moda il senso più alto e profondo[12][13]. Il documentario è stato presentato al Biografilm di Bologna[14] ed è poi apparso in scaletta al Fashion Film Festival di Milano[15].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Doppie pagine di Anna Piaggi in Vogue, 1998.
  • Fashion Algebra, 1999

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ nanopress.it Archiviato il 25 novembre 2012 in Internet Archive.
  2. ^ Sofia Gnoli, Un secolo di moda italiana, 1900-2000 p. 240, Meltemi Editore, 2005, ISBN 978-88-8353-428-7.
  3. ^ Addio ad Anna Piaggi, su Vogue.it, 8 agosto 2012. URL consultato il 19 settembre 2023 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2012).
  4. ^ Illustrating Fashion in the 1980s: Vanity | European Fashion Heritage Association, su fashionheritage.eu. URL consultato il 19 settembre 2023.
    «Vanity was a magazine published in Italy by Condé Nast between 1980 and 1989. The so-called avant grade magazine was a project conceived by Anna Piaggi, an important and visionary fashion editor, as a “concept magazine” that she herself described as a mathematical axiom, a wonderful synthesis or observation collected in a short saying. The magazine was almost entirely illustrated, with a graphic language that mounted together images and words, configuring as a sort of narrative map of the complex and varied scenario of a pivotal moment for international fashion.»
  5. ^ EDLAND MAN, LA MODA ILLUSTRATA, su The Dummy's Tales, 27 dicembre 2018. URL consultato il 19 settembre 2023.
  6. ^ Quirino Conti, Mai il mondo saprà: conversazioni sulla moda p. 170, Feltrinelli, 2005, ISBN 978-88-07-49034-7.
  7. ^ Matteo Tuveri, Anna Piaggi, lo stile e la maschera dell'autenticità, (LucidaMente, anno VII, n. 80, agosto 2012), su lucidamente.com. URL consultato l'11 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2012).
  8. ^ Anna Piaggi - Vogue.it, su vogue.it. URL consultato il 5 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2017).
  9. ^ Valerie Steele, Fashion Theory: Volume 5, Issue 4: The Journal of Dress, Body and Culture p. 272, Berg Publishers, 2006.
  10. ^ Anna Piaggi, rivoluzionaria dello stile, su Video D.it Repubblica, 26 settembre 2016. URL consultato il 5 dicembre 2017.
  11. ^ Il paese è reale - Anna Piaggi. Una visionaria nella moda - video - RaiPlay, su Rai. URL consultato il 5 dicembre 2017.
  12. ^ Anna Piaggi secondo Alina Marazzi, in . URL consultato il 5 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2017).
  13. ^ alina marazzi racconta anna piaggi, donna e musa, in I-d, 24 settembre 2016. URL consultato il 5 dicembre 2017.
  14. ^ "Anna Piaggi, una visionaria della moda", storia della musa di Karl Lagerfeld che inventò il vintage. "Aveva un occhio da cecchino e uno nella storia" (FOTO), in L’Huffington Post, 19 giugno 2016. URL consultato il 5 dicembre 2017.
  15. ^ Anna Piaggi, la sua vita in un film - Vogue.it, in Vogue.it, 7 settembre 2016. URL consultato il 5 dicembre 2017.

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Controllo di autoritàVIAF (EN54763793 · ISNI (EN0000 0001 1646 2339 · SBN RAVV025319 · LCCN (ENn85337194 · GND (DE1056774606 · BNF (FRcb120470944 (data) · J9U (ENHE987007409349305171 · WorldCat Identities (ENlccn-n85337194