Pimpinella anisum

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Anice comune
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Tracheobionta
(clade) Angiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Asteridi
Ordine Apiales
Famiglia Apiaceae
Genere Pimpinella
Specie P. anisum
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Apiales
Famiglia Apiaceae
Genere Pimpinella
Specie P. anisum
Nomenclatura binomiale
Pimpinella anisum
L.
Nomi comuni

anice verde

L'anice comune (Pimpinella anisum L.), detta anche anice verde, è una pianta erbacea annuale, appartenente alla famiglia delle Apiaceae o Umbelliferae, la stessa delle carote. Non va confusa con l'Illicium verum (Anice stellato) e lo Zanthoxylum piperitum (Anice pepato o Pepe del Sichuan), che sono due tipi di Anice differenti. Originaria dell'Asia, è stata esportata in tutto il mondo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'anice verde originaria dell'Asia si trova spontanea in Egitto, Grecia e Medio-Oriente, ed è coltivata anche in Italia.

Il nome Pimpinella anisum deriva dal greco anisos che significa 'non uguale'[1]; questo termine veniva usato perché la pianta è simile alla pianta velenosa della cicuta.

Si trovano riferimenti all'anice già nell'antichità, per uso medico, come consigliava Ippocrate, o uso culinario per Pitagora. Ne parlano anche Teofrasto e Dioscoride ed è citata nei Capitulare de villis di Carlo Magno.[1]

L'anice era utilizzato soprattutto per aromatizzare cibi e bevande: i romani lo diluivano nel vino per la sua proprietà dissetante. Anche secondo Plinio il Vecchio aveva proprietà curative sia per uso interno, per indigestioni o per conciliare il sonno, sia per uso esterno, contro l'invecchiamento cutaneo.[2]

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

Frutti

L'anice verde è una pianta annuale ed erbacea che raggiunge i 40-60 centimetri di altezza. Ha radice a fittone, tendente al bianco, fibrosa, da cui si erge un fusto striato, che va verso l'alto fino a terminare con ramificazione.

Il gambo è tondeggiante, cavo. Ne germogliano foglie picciolate, alterne e discontinue, con caratteristiche che variano a seconda della posizione: quelle inferiori sono dotate di un lungo picciolo guainante e lamina fogliare inciso-dentata, le intermedie hanno segmenti più rotondi e cuneati, mentre quelle superiori hanno un picciolo più piccolo rispetto alle altre e una lamina fogliare più lineare.[3]

L'anice verde ha piccoli fiori bianchi disposti in infiorescenza terminale a ombrella che varia tra gli 8 e i 12 raggi. I fiori sono ermafroditi; il calice è composto da 5 sepali e la corolla, attinomorfa, ha 5 petali. Gli stami sono 5 e l'ovario infero.

Il frutto è, come per le altre ombrellifere, un diachenio; è pirifórme, verde-grigio, ricoperto di peli. All'interno del frutto si trovano i canali resiniferi da cui si ricava l'olio essenziale.[4]

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Nei mesi di agosto e settembre vengono raccolti i frutti al cui interno decorrono canali resiniferi dai quali si estrae l'olio essenziale contenente la sostanza tipica dell'anetolo. Questa sostanza viene usata per produrre liquori, medicinali ed aromi.[5] Fra i liquori si ricordano l'anisetta, l'ouzo greco, il rakı turco o i più comuni sambuca e Varnelli.

L'anice verde comune viene usato a scopo medico per placare gli spasmi e il meteorismo o per fluidificare il muco in caso di bronchiti, asma e tosse. Agevola le attività digestive e limita il meteorismo, la nausea e il vomito; inoltre svolge un'azione antibatterica ed espettorante.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Pimpinella anisum L., su floraitaliae.actaplantarum.org.
  2. ^ Enrica Campanini, Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, Milano, Tecniche nuove, 2004, p. 386, ISBN 978-88-481-1542-1.
  3. ^ Felice Senatore, Biologia e botanica farmaceutica, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2012, p. 516.
  4. ^ Felice Senatore, Biologia e botanica farmaceutica, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2012, p. 517.
  5. ^ Lucia Celi, Erbario, Milano, Giunti Editore, 2015, p. 205.
  6. ^ Roberta Pasero, Le piante della buona digestione, in Sapere&Salute, settembre 2001, p. 17.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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