Anguissola

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Anguissola (disambigua).
Anguissola
Anguis sola victoriam fecit
Troncato cuneato d'argento e di rosso.
Anguissola di San Damiano (Spreti App. parte I, p. 218),[1] Armoriale delle famiglie italiane (Ana-Ang)

Gli Anguissola (talvolta anche Angusuola) sono una famiglia aristocratica piacentina, che fu ascritta al patriziato veneziano e annoverata fra i cosiddetti Patrizi non veneziani.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'origine e il nome della famiglia Anguissola sono legati a un'antichissima tradizione bizantina, che presenta alcuni tratti epici ma è allo stesso tempo curiosamente ricca di dettagli storici.

Costoro, infatti, sarebbero discesi da genti greche, e in particolare da un certo Galvano Sordo o Galvano De Soardi/Sordi/Surdi (Σούρδη, cognome tuttora usato tra i greci, anche a Costantinopoli e a Smirne), individuato come capostipite del casato, che nel 717 militava nell'esercito dell'imperatore d'Oriente Leone III Isaurico e che, «con un ingegnoso fuoco artificiale contribuì a deliberare la città di Costantinopoli da' Saraceni che la teneano assediata per mare e per terra».[2]

Fuoco greco. Codex Skylitzes Matritensis (Σύνοψις Ἱστοριῶν), Biblioteca Nacional de Madrid

Tale "ingegnoso fuoco" era il cosiddetto "fuoco greco" (υγρό πυρ, ελληνικό πυρ), arma incendiaria inventata nel VII secolo, che assicurò la vittoria dell'impero contro le invasioni saracene del 717 e del 674. Dato che lo scudo di Galvano portava come emblema l'effigie di un aspide (in latino: anguis), dopo la vittoria riportata sugli Omayyadi i commilitoni e il popolo di Costantinopoli esclamarono: Anguis sola fecit victoriam!, ossia: Il serpente da solo ha riportato la vittoria![2] Tale detto sarebbe divenuto poi talmente popolare che lo stesso Galvano fu soprannominato "Anguissola".[3] L'imperatore, in seguito, concesse tale cognome a tutti i suoi discendenti. Ciò è descritto in un documento redatto il 13 luglio 1434 da Bartolomeo da Casalrimesso, notaio imperiale, che aveva trascritto e autenticato, secondo la tradizione, l'originale documento firmato da Leone III nell'anno 718 a Erbipoli (Herbipolis), in Asia Minore.[4]

I discendenti del primo Anguissola, fuggiti secondo la narrativa da una pestilenza che imperversava a Costantinopoli (ci si riferisce forse al contagio avvenuto nel 1347),[4] si stabilirono in Francia e in Italia, riuscendo talvolta a costruirsi piccoli potentati autonomi.[2]

Anguissola-Scotti (Spreti, App. parte I, p. 219),[1] Armoriale delle famiglie italiane (Ana-Ang)
Anguissola di Vigolzone. Armoriale delle famiglie italiane (Ana-Ang)

La famiglia, divisa in numerosi rami (di San Damiano, di Travo, di Grazzano/Vigolzone, di Altoè, ecc.), ebbe sempre come propria sede principale Piacenza. Nel corso dei secoli gli Anguissola si imparentarono con vari rami di illustri famiglie quali i Landi, gli Scotti, i Caracciolo, i Visconti, i Gonzaga, i Secco, i Comneni ed altri. Nel 1409, Giorgino di Uberto Anguissola dei conti di San Polo si trasferì nei territori della Repubblica di Venezia, prestando servizio come uomo d'armi: si ricorda, in particolare, il suo grande contributo nella presa del castello di Schio, occupato dal ribelle conte Cavalli di Sant'Orso. Il Senato veneziano decretò, come ricompensa, che al casato degli Anguissola fosse riconosciuto il feudo di Schio con rango comitale, e come tali, nel 1729, furono iscritti nel Libro d'Oro dei Titolati della Repubblica.[2] Vennero aggregati, inoltre, all'Ordine nobile della città di Vicenza.[2]

È certa l'aggregazione di un ramo di questa famiglia, attestata nel 1499 con il nome di Angusuola, al corpo patrizio della città lagunare.[5] Tale ramo, tuttavia, si estinse dopo il 1612 o, secondo altre fonti, dopo il 1640,[5] probabilmente in un certo Nicolò Angusuola.

Anguissola-Tedesco-Secco-Comneno (Milano), descritto in: Armoriale delle famiglie italiane (Ana-Ang)

Dopo la caduta della Serenissima, questo casato ottenne la conferma dell'avita nobiltà dal governo imperiale austriaco con Sovrana Risoluzione del 20 ottobre 1816, nelle persone di Francesco Antonio di Galeazzo e Vincenzo di Gabriele Anguissola: il primo dei due era fregiato del titolo di barone e delle insegne di Cavaliere della Corona Ferrea, mentre il padre, Galeazzo, era stato generale dell'esercito napoletano e Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine costantiniano di San Giorgio.[2]

Membri illustri[modifica | modifica wikitesto]

Sofonisba Anguissola, Autoritratto (1556), Castello di Łańcut, Polonia

Luoghi, architetture e simboli[modifica | modifica wikitesto]

Castello di Grazzano Visconti, costruito da Giovanni Anguissola nel 1395.

Palazzi storici già residenza della famiglia o di suoi membri[modifica | modifica wikitesto]

Localita' e paesi[modifica | modifica wikitesto]

Il paese chiamato La corte Anguissola è una frazione del Comune di Collecchio (PR).

Araldica civica[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni comuni della provincia di Piacenza tra i quali Vigolzone,[15] Podenzano[16] e Travo,[17] hanno conservato nei loro stemmi l'elemento "cuneato" o "dentato", di rosso e d'argento (detto anche "ad albioni"), tipico dello stemma della famiglia Anguissola, che ha esercitato per secoli la propria influenza su quei territori e sulle regioni circostanti.

Famiglie che si sono imparentate in vario modo con gli Anguissola si sono anche fregiate, nel corso della storia, di questa particolare "pezza" araldica.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Marchese Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal R. g̊overno d'Italia compresi: città, comunità, mense vescovili, abazie, parrocchie ed enti nobili e titolati riconosciuti, Forni, 1935. URL consultato il 31 ottobre 2018.
  2. ^ a b c d e f Schröder, pp. 32-33.
  3. ^ a b Gamberini Cecilia, “Sofonisba Anguissola at the Court of Philip II”, in Women artists in Early Modern Italy, ed by Sheila Barkes, Brepols 2016.
  4. ^ a b Patrizia Costa, Sofonisba Anguissola's Self-portrait in the Boston Museum of Fine Arts, in Arte Lombarda, 125 (1), 1999, pp. 54–62. URL consultato il 12 ottobre 2018.
  5. ^ a b Dizionario Storico-Portatile di tutte le Venete Patrizi Famiglie, p. 19.
  6. ^ Marco Gallione, Castello di Travo, su altavaltrebbia.net, 13 settembre 2012. URL consultato il 25 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2020).
  7. ^ Monica Bettocchi, 10 - Castello di Altoè, su emiliaromagna.beniculturali.it, 2007. URL consultato il 25 febbraio 2020.
  8. ^ Marco Gallione, Castello o Rocca Anguissola di Vigolzone, su altavaltrebbia.net, 8 ottobre 2012. URL consultato il 25 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2020).
  9. ^ Rocca e castello di Agazzano, su castellidelducato.it. URL consultato il 25 febbraio 2020.
  10. ^ Palazzo Anguissola di Grazzano, su turismopiacenza.it. URL consultato il 25 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2019).
  11. ^ Palazzo Anguissola di Cimafava Rocca, su turismopiacenza.it. URL consultato il 25 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2019).
  12. ^ Marco Gallione, Rivergaro, su altavaltrebbia.net, 2 dicembre 2011. URL consultato il 25 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 25 dicembre 2019).
  13. ^ Villa Pliniana - Torno, su comoeilsuolago.it. URL consultato il 25 febbraio 2020.
  14. ^ Brendola, su colliberici.it (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2018).
  15. ^ Lo stemma del Comune - Comune di Vigolzone (PC), su comune.vigolzone.pc.it. URL consultato il 29 ottobre 2018.
  16. ^ Lo Stemma - Comune di Podenzano, su comune.podenzano.pc.it. URL consultato il 29 ottobre 2018.
  17. ^ Comune di Travo - araldica civica, su araldicacivica.it. URL consultato il 24 febbraio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàBAV 495/58391