Andrea da Isernia

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Andrea da Isernia (1230 circa – Napoli, 1316) è stato un giurista italiano di epoca basso medioevale che divenne noto per i suoi studi sul diritto feudale (la "Lex Lombarda") tanto da guadagnarsi l'appellativo onorifico di "monarca feudistarum" ("re del diritto feudale").

Lectura super constitutionibus et glossis Regni Siciliae, 1479

Fu docente di diritto civile a Napoli dal 1288 al 1316. Fu autore dei Commentaria in usus feudorum e dei Riti della Magna Curia maestri nazionali.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato nel 1230 circa, fu maestro di diritto civile presso lo Studio napoletano, dove si era formato dal 1288 all'anno della sua morte: vantava uno studio e un'analisi accademica che si confaceva con quella dell'Università di Bologna, Andrea predilesse le quaestiones de facto, particolare sensibilità al diritto pubblico, all'ordinamento monarchico, fondato sulle basi della legislazione normanno-sveva. Andrea d'Isernia, professore di diritto, rispecchia questo indirizzo: si concentra sulle tre opere alle quali la fama sua è rimasta legata, un vasto commentario In usus feudorum, una Lectura alle Costituzioni federiciane, e la compilazione dei Riti della Magna Curia dei maestri razionali. L'opera di diritto penale è anteriore alla Lectura, che si riferisce più volte, realizzata negli anni di regno di Carlo II (1289-1309).

La Lectura fu compilata durante il regno del figlio di Carlo, Roberto d'Angiò, posteriore al 1309, ma non si citano leggi del monarca. I Riti sono citati anche dal giurista posteriore Luca da Penne, con il titolo De iure dohanarum, ma nei manoscritti più antichi il titolo è "Ritus Regiae Curiae officii rationum".

Nel terreno del diritto penale, Andrea apporta delle innovazioni, alterando le strutture legislative normanno-sveve, i rapporti tra i feudatari e il potere regio che la dinastia francese d'Angiò aveva instaurato, in parte sotto la pressione di una difficile situazione politica, in parte perché maggiormente aderente alle tradizioni d'oltre Alpe. Il commentario di Andrea rappresenta uno sforzo massiccio di sistemazione e di adeguamento dei nuovi principi nelle antiche strutture dell'ordinamento normanno, che nelle Costituzioni federiciane trovava una consacrazione normativa, che gli stessi re angioini s'erano ben guardati dall'intaccare. Da qui, assolto questo compito scientifico, il nuovo ordinamento del pensiero di Andrea verso il codice federiciano, che egli glossa pedissequamente nella Lectura, a integrazione della glossa, che pochi decenni prima ne aveva fatta Marino da Caramanico, utilizzando con grande equilibrio la propria esperienza che la mediazione della materia feudale gli aveva fruttato.[senza fonte]

Alla sua memoria è dedicato il piazzale davanti alla cattedrale di Isernia che porta il suo nome, ed una delle due locali Scuole Medie. A Isernia, sua città natale, è stata dedicata nei primi del Novecento l'ex piazza Mercato, presso la Cattedrale, al giurista.

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Esistono notizie contrastanti riguardo alla data e al luogo di nascita del Grande Andrea d'Isernia[1] che: secondo Camillo Salerno nella sua prefazione alle "Consuetudines Neapolitanae" (del 1588) sarebbe nato ad Isernia dalla nobile famiglia de' Rampini; mentre secondo quanto riportato dal Dottor Fabrizio Pinto nel libro "Salerno assediato da Francesi" (basato sul diario dell'assedio del 1648, che parla dell'assedio da parte dei Enrico II di Guisa al Regno di Napoli) Andrea sarebbe nato a Salerno.[2]

«Si disse questo primiero Andrea d’Isernia della Patria, come era in costume de’ Letterati, e Giuriscosulti più famosi di quei tempi; e Camillo Salerno nella prefatione, che fè alle consuetudini di Napoli, volse, che questo Andrea fosse nato in Isernia della nobil famiglia de’ Rampini; e di ciò haverne ritrovato, e veduto molte scritture sottoscritte di propria mano di esso Andrea, nelle quali si cognominava de Rampinis, alcune delle quali se ne ritrovavano in un certo Monasterio di Monache in Isernia, e che un altro Instrumento haveva appresso di se Gio: Angelo Pisanello, quel così celebrato Dottore, & Avocato insigne de’ suoi tempi; e lo stesso Salerno riferisce, che l’arme della Famiglia de’ Rampinis, della quale era propriamente Andrea, erano un Compasso disteso, ne’ lati del quale, e di sopra, erano compartite tre rose, come egli stesso dice haverle vedute nella casa di esso Andrea, che ancor in piedi si conservava in Isernia, vicino alla Chiesa di S. Maria dell’Annuntiata; [...]»[3] Citazione tratta da: "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Parte Terza, pagina 116, Napoli 1671. Va notato che questa citazione si basa sulla prefazione alle Consuetud. Di Napoli di Camillo Salerno, così come riportato sulle note laterali del testo di C. De Lellis.

I dati biografici su Andrea d'Isernia risultano scarsi. L'accurato studio del 1886 di Luigi Palumbo, corredato da una ricca appendice documentaria costruita sui registri della cancelleria angioina, non risolveva alcuni problemi relativi alla data di nascita e al casato del giurista. È certo però che l'attestazione dell'incarico conferito di cui parla Palumbo (anno 1886, p. 275), nel settembre del 1289, ad Andrea e a Landolfo Aiossa, quali giudici della Magna Curia, ha reso inaccettabili le indicazioni suggerite di scrittori più antichi riguardo la sua data di nascita. Purtroppo la distruzione dell'Archivio Storico di Napoli durante la seconda guerra mondiale ha reso ancora più ardua la risoluzione.[4]

Simili considerazioni si possono fare con riferimento al casato del giurista: secondo alcuni appartenente alla famiglia de Rampinis, sulla scorta delle affermazioni di Camillo Salerno; in realtà il nome di Andrea è sempre accompagnato, nella documentazione pervenutaci, dall'indicazione della città del Sannio, Isernia appunto, che gli diede i natali.[4]

Nella genealogia dei "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis" (Parte Terza, pagina 115), del XVII secolo, ci viene svelato che Andrea d'Isernia apparteneva alla famiglia Corvo di Sulmona: infatti De Lellis gli assegna lo stesso stemma dei Corvo con lo stesso cimiero, oltre a darne una descrizione come un'unica famiglia.[2]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ L'aggettivo Grande è attribuito ad Andrea d'Isernia per distinguerlo da suo nipote, omonimo del nonno e figlio di Roberto d'Isernia. Per maggiori dettagli si consiglia di vedere i "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Volume 3, "Della Famiglia D'Isernia e Corvo"
  2. ^ a b "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Parte Terza, "Della Famiglia D'Isernia e Corvo" da pagina 115 a pagina 120, Napoli 1671.
  3. ^ Citazione tratta da: "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Parte Terza, pagina 116, Napoli 1671. Va notato che questa citazione si basa sulla prefazione alle Consuetud. Di Napoli di Camillo Salerno, così come riportato sulle note laterali del testo di C. De Lellis.
  4. ^ a b Treccani (Federiciana 2005) - Andrea d'Isernia, su treccani.it.

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