Andrea Fortunato

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Andrea Fortunato
Fortunato alla Juventus nella stagione 1993-1994
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 178 cm
Peso 72 kg
Calcio
Ruolo Difensore
Termine carriera 1995
Carriera
Giovanili
1983-1985Bandiera non conosciuta Giovane Salerno
1985-1989Como
Squadre di club1
1989-1991Como43 (0)
1991Genoa0 (0)
1991-1992Pisa25 (0)
1992-1993Genoa33 (3)
1993-1995Juventus27 (1)
Nazionale
1993Bandiera dell'Italia Italia1 (0)
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Andrea Fortunato (Salerno, 26 luglio 1971Perugia, 25 aprile 1995) è stato un calciatore italiano, di ruolo difensore.

Considerato tra i più promettenti terzini italiani dei primi anni 1990,[1][2][3] nel corso della sua breve carriera ebbe tempo di vestire le maglie di Como, Pisa, Genoa e Juventus oltreché della nazionale, prima di morire a 23 anni per le conseguenze di una leucemia.[4][5]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato da una benestante famiglia della borghesia salernitana, Andrea poté intraprendere la carriera agonistica solo dopo la promessa fatta ai genitori di proseguire gli studi, «perché nel calcio non si sa mai», diplomandosi in ragioneria nell'eventualità di una mancata affermazione come giocatore.[4][6]

Caratteristiche tecniche[modifica | modifica wikitesto]

«Andrea Fortunato era un ragazzo che giocava terzino sinistro. Un ruolo da turbodiesel. Uno che con la maglia numero tre deve andare, palla al piede, dall'altra parte del mondo, superando ogni ostacolo, finché il campo finisce. [...] Fortunato era uno di quelli che ci arrivava spesso, sulla linea di fondo, con la forza della sua gioventù e la bandiera dei suoi lunghi capelli al vento.»

Fortunato in azione palla al piede, con il Genoa, nel corso dell'annata 1992-1993.

Inizialmente utilizzato in gioventù come centrocampista sulla zona sinistra del campo, durante i trascorsi nel vivavio del Como venne arretrato stabilmente in difesa, sempre sulla medesima fascia.[6] Si espresse al meglio come terzino fluidificante, in quello che divenne il suo ruolo naturale — «sul campo era come se avesse una prateria, che percorreva con volate lunghe», ricordò Giovanni Trapattoni —;[8] ciò nonostante poteva all'occorrenza essere impiegato con profitto anche in altre posizioni della retroguardia quali centrale di difesa o libero, fino ad essere avanzato come mediano a centrocampo.[1]

Dal carattere introverso e solo all'apparenza problematico,[2] ma dotato di grande personalità[4] e temperamento sul manto erboso,[8] Claudio Maselli, suo tecnico a Genova, lo definì un «universale»[1] vista l'innata duttilità, mentre per il Trap, che lo volle e lo allenò a Torino, «aveva una carriera promettentissima di fronte [...] Nel ruolo era davvero fra i migliori, non soltanto in Italia ma anche in Europa [...] Aveva tutti i numeri per sfondare».[8]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Club[modifica | modifica wikitesto]

Como, Genoa e Pisa[modifica | modifica wikitesto]

Fortunato al Pisa nella stagione 1991-1992

Mosse i primi passi nel mondo del calcio nella natìa Salerno, come centravanti[9] della Giovane Salerno, società dilettantistica in cui era stato introdotto dal suo scopritore, Alberto Massa.[6] Qui, Andrea e il compagno di squadra Salvatore Russo attirarono le attenzioni del talent scout del Como, Mino Favini;[9] tuttavia gli osservatori lariani poi giunti in Campania relazionarono più positivamente Russo, e solo l'insistenza di Massa fece sì che anche Fortunato potesse sostenere un provino in Lombardia.[9] Stavolta fu Andrea a destare le migliori impressioni.[9] All'età di quattordici anni, desideroso di coltivare il sogno di diventare calciatore, si trasferì quindi nella società biancoblù,[6] fortemente voluto dall'allora direttore sportivo Alessandro Vitali.[6]

Dopo un paio di annate nelle giovanili lariane, con le formazioni Allievi e Primavera e sempre agli ordini dell'allenatore Angelo Massola,[6] segnando pochi gol e rimanendo gracile di fisico, il Como aveva comunicato alla famiglia Fortunato la decisione di svincolarlo;[9] ma dopo un suo gol da subentrato contro i pari età dell'Inter in un torneo di fine stagione ad Ascoli Piceno, il direttore tecnico Giorgio Rustignoli cambiò idea e, in accordo con Massola, maturò la decisione di arretrare il raggio d'azione di Andrea in campo:[9] inizialmente sulla zona sinistra del centrocampo e, dopo l'infortunio del terzino titolare, stabilmente in difesa sempre sulla medesima fascia.[9]

Rimase nel vivaio lariano fino al 1989, quando affrontò il passaggio nella prima squadra, all'epoca militante in Serie B. Esordì da professionista il 29 ottobre, nel successo casalingo 1-0 sul Cosenza,[4] scendendo poi in campo altre 15 volte in una negativa stagione che ebbe come epilogo la retrocessione dei lombardi in C1. Con l'annata 1990-1991, il nuovo tecnico comasco Eugenio Bersellini decise di dare una maglia da titolare a quel diciannovenne terzino per cui provò subito molta stima e considerazione;[6] Fortunato giocò 27 partite nell'arco di una stagione che vide la squadra lariana sfiorare l'immediato ritorno in serie cadetta, chiudendo il campionato al secondo posto della classifica in coabitazione con il Venezia, e mancando il salto di categoria solo dopo essere usciti sconfitti dallo spareggio di Cesena coi lagunari.

Fortunato in rossoblù nell'annata 1992-1993

Le prestazioni offerte a Como attirarono le attenzioni del Genoa di Aldo Spinelli, che nell'estate 1991 lo prelevò per 4 miliardi di lire, portandolo in massima categoria. Il primo impatto del calciatore all'ombra della Lanterna, relegato a rincalzo del più esperto Branco[4] e con soltanto sporadiche apparizioni nelle coppe, fu tuttavia effimero poiché in novembre, dopo una violenta lite con l'allenatore in seconda Sergio Maddè,[2][4] il tecnico rossoblù Osvaldo Bagnoli decise di spedire il giocatore in prestito al Pisa.[6]

Spese quindi il resto della stagione coi toscani del presidentissimo Romeo Anconetani, con cui ritrovò serenità[2] e continuità di rendimento, collezionando 25 presenze in un torneo cadetto concluso dai nerazzurri all'ottava piazza.

Nell'annata 1992-1993 tornò quindi in pianta stabile in Liguria. Col tandem Bagnoli-Maddè migrato all'Inter, Fortunato venne ben accolto dal nuovo allenatore Bruno Giorgi il quale gli affidò il ruolo di titolare della fascia sinistra. Con la formazione rossoblù esordì in Serie A e, pur in una stagione tribolata che vide ben tre avvicendamenti sulla panchina genoana, il promettente difensore fu protagonista di un eccellente campionato — mettendosi in luce accanto a un'altra promessa del calcio italiano quale Christian Panucci, con cui legò anche fuori dal campo,[4] andando a comporre una delle migliori coppie di terzini della massima serie. Nell'unica stagione completa trascorsa a Genova mise a referto 33 presenze e 3 reti, fra cui spiccò per importanza quella siglata al Milan il 6 giugno 1993 che, nei minuti conclusivi dell'ultima giornata, valse il definitivo 2-2 e l'annessa salvezza per il grifone.[10][11]

Juventus[modifica | modifica wikitesto]

Nell'estate 1993, richiesto dal tecnico Giovanni Trapattoni,[8] il calciatore passò alla Juventus per 10 miliardi di lire,[12] nell'ambito di un corposo ricambio generazionale che vide arrivare sotto la Mole, tra gli altri, anche Sergio Porrini e un diciottenne Alessandro Del Piero.[13] Giunto alla Vecchia Signora con la pesante etichetta di "erede" di Antonio Cabrini[3] — lui stesso sottolineò come proprio il Bell'Antonio fosse «fra quelli cui mi piacerebbe somigliare»[1] —, impiegò poco tempo per superare gli iniziali problemi dovuti all'impatto con una cosiddetta big.[8]

Fortunato alla Juventus nel 1993, in azione sulla fascia.

Sotto la guida del Trap divenne immediatamente titolare fisso[3] nella squadra per cui tifava fin da bambino,[4] prendendo parte a 27 partite del campionato 1993-1994 e trovando anche, il 12 dicembre, quella che rimarrà l'unica sua marcatura in maglia bianconera, segnando il gol della bandiera juventino alla Lazio nella trasferta capitolina persa 1-3.[14][15]

L'annata risultò fin lì molto positiva, almeno sul piano personale, per il terzino, il quale tuttavia in primavera incappò in un improvviso e pesante rallentamento fisico: i giornali scrissero di come apparisse «stanco, irriconoscibile in campo, lui che è sempre stato un concentrato esplosivo di energia; fatica a recuperare, è tormentato da una febbriciattola allarmante». La cosa risultò per molto tempo inspiegabile[5] — causandogli anche frizioni con gli ultras dell'undici piemontese i quali, dopo la sopravvenuta eliminazione dalla Coppa UEFA, presero di mira soprattutto lui,[16] accusato «di dolce vita [...] di non correre molto, di non mettercela tutta[17] [...] di essere un lavativo. Soprattutto, di essere un malato immaginario».[18]

Fortunato (a destra) in una pausa d'allenamento con l'altro juventino Antonio Conte

La situazione precipitò il 20 maggio 1994, al termine di un campionato chiuso dalla Juventus al secondo posto, quando, nel corso di un'amichevole col Tortona, Fortunato fu costretto ad abbandonare il campo all'intervallo con le parole: «mi sento sfinito».[7] Fu a questo punto che Riccardo Agricola, medico sociale del club, decise di sottoporre il giocatore a una serie di analisi più approfondite[3][5] presso l'ospedale Molinette di Torino.

La malattia[modifica | modifica wikitesto]

«...speriamo che in paradiso ci sia una squadra di calcio, così che tu possa continuare a essere felice correndo dietro a un pallone. Onore a te, fratello Andrea Fortunato.»

L'esito dei controlli fu il peggiore possibile: a Fortunato fu diagnosticata una forma di leucemia linfoide acuta.[17] Lo spogliatoio e la tifoseria si strinsero attorno al giovane terzino,[3][20] e proprio dai gruppi organizzati bianconeri giunsero le scuse per quanto riservatogli nel periodo in cui le condizioni atletiche del ragazzo erano inspiegabilmente crollate.[18]

Non potendo ricevere un trapianto totale di midollo osseo per mancanza di donatori compatibili,[21] nelle settimane seguenti venne trasferito al centro specializzato del policlinico Silvestrini di Perugia dove si tentò un'altra strada, all'epoca ancora in fase sperimentale: oltre a trattamenti di chemioterapia, venne sottoposto a un parziale trapianto di cellule sane opportunamente "lavorate", provenienti dapprima dalla sorella[22] e poi dal padre;[5] è in questo periodo che si rafforzarono i legami con i suoi compagni di squadra Fabrizio Ravanelli, il quale mise a disposizione la sua casa perugina e la vicinanza della sua famiglia, affinché Fortunato potesse seguire più agevolmente le cure,[3][23] e Gianluca Vialli, in contatto quasi giornaliero con l'amico.[5]

Fortunato con indosso la maglia numero tre della Juventus, la stessa già vestita da Antonio Cabrini: predestinato a ripercorrere le gesta e i trionfi del Bell'Antonio,[1][2][3] la prematura morte non gli permise di raccoglierne l'eredità.

Se le cellule della sorella vennero rigettate, quelle del padre attecchirono aumentando la fiducia riguardo a una totale guarigione,[5] anche grazie ai trattamenti seguenti che ne migliorarono il fisico.[24] Già nell'ottobre 1994 Fortunato riuscì a iniziare la riabilitazione:[5] controllato in regime di day hospital,[24] ricominciò anche con gli allenamenti grazie all'ospitalità della locale formazione del Perugia[4] e, tra l'ottimismo generale, nel febbraio 1995 si recò dapprima nella natìa Salerno a festeggiare la laurea della sorella, e poi a Genova per seguire la trasferta juventina contro la Sampdoria.[25] Ma quando tutto sembrava volgere al meglio, un improvviso abbassamento delle difese immunitarie, causato da una polmonite, lo uccise nel tardo pomeriggio del 25 aprile:[4][5] «a 23 anni era già il terzino sinistro titolare della Juventus e aveva debuttato in nazionale. Uno di quelli che guardi alla tivù o sui giornali e pensi: "Ha tutto". E anche: "Non gli si può togliere niente". Invece gli si può togliere tutto: prima il gioco, poi la vita».[7]

Al funerale, svoltosi il giorno seguente nella cattedrale di Salerno, presenziarono più di cinquemila persone comprese le società di Juventus e Salernitana, oltre a varie personalità del calcio italiano;[19] i calciatori granata portarono la bara di Andrea mentre, durante la funzione, prima Porrini, erede della sua casacca numero tre, e poi il capitano juventino Vialli tennero un commosso discorso di addio, più volte rotto dalle lacrime, allo sfortunato compagno.[19] In concomitanza col rito funebre, la nazionale italiana si trovò a giocare a Vilnius contro la Lituania, con il lutto al braccio, in una sfida risoltasi con una vittoria a lui dedicata da Gianfranco Zola, autore del gol partita.[26] Inserito comunque nella rosa bianconera della stagione 1994-1995, si fregiò postumo di uno scudetto che venne a lui dedicato;[3][27] Fortunato venne anche ricordato dall'allenatore del Parma, Nevio Scala, dopo la vittoria della Coppa UEFA 1994-1995, conseguita in finale proprio contro il club torinese.[28][29]

È stato sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero monumentale di Salerno.[30]

Nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Fortunato ebbe modo di raccogliere tre convocazioni in nazionale maggiore da parte del commissario tecnico azzurro Arrigo Sacchi,[5] esordendo il 22 settembre 1993 contro l'Estonia, a Tallinn, in una gara valida per le qualificazioni al campionato del mondo 1994.[31] Rimase questa l'unica presenza in maglia azzurra del giocatore, a causa dei sopravvenuti problemi di salute che gli preclusero anche la chiamata alla fase finale del mondiale statunitense.[3]

Riconoscimenti postumi[modifica | modifica wikitesto]

Alla sua memoria è stato istituito nel 2009 un riconoscimento eponimo, il premio nazionale Andrea Fortunato. Al calciatore è stato inoltre dedicato nel 2012 uno speciale annullo filatelico con bollo unico delle Poste italiane,[32] e nel 2014 la biblioteca e museo sul gioco del calcio di Villa Matarazzo, nel comune di Castellabate.[33] Dallo stesso anno è presente nella natìa Salerno lo Juventus Club "Andrea Fortunato".[34]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

Presenze e reti nei club[modifica | modifica wikitesto]

Stagione Squadra Campionato Coppe nazionali Coppe continentali Altre coppe Totale
Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Pres Reti
1989-1990 Bandiera dell'Italia Como B 16 0 CI 0 0 - - - - - - 16 0
1990-1991 C1 27 0 CI+CI-C 2+? 0+? - - - - - - 29+ 0+
Totale Como 43 0 2+ 0+ - - - - 45+ 0+
ago.-nov. 1991 Bandiera dell'Italia Genoa A 0 0 CI 2 0 CU 1 0 - - - 3 0
nov. 1991-1992 Bandiera dell'Italia Pisa B 25 0 CI 1 0 - - - - - - 26 0
1992-1993 Bandiera dell'Italia Genoa A 33 3 CI 4 0 - - - - - - 37 3
Totale Genoa 33 3 6 0 1 0 - - 40 3
1993-1994 Bandiera dell'Italia Juventus A 27 1 CI 1 0 CU 7 0 - - - 35 1
1994-1995 A 0 0 CI 0 0 CU 0 0 - - - 0 0
Totale Juventus 27 1 1 0 7 0 - - 35 1
Totale carriera 128 4 10+ 0+ 8 0 - - 146+ 4+

Cronologia presenze e reti in nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Cronologia completa delle presenze e delle reti in nazionale ― Italia
Data Città In casa Risultato Ospiti Competizione Reti Note
22-9-1993 Tallinn Estonia Bandiera dell'Estonia 0 – 3 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1994 -
Totale Presenze 1 Reti 0

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Club[modifica | modifica wikitesto]

Juventus: 1994-1995
Juventus: 1994-1995

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Angelo Caroli, Un Fortunato con l'eredità di Cabrini, in La Stampa, 12 luglio 1993, p. 27.
  2. ^ a b c d e Fabio Vergnano, Quel tipaccio Fortunato, in La Stampa, 26 agosto 1993, p. 26.
  3. ^ a b c d e f g h i Conte, Di Rosa.
  4. ^ a b c d e f g h i j Alberto Costa, Fortunato ha perso la sua sfida, in Corriere della Sera, 26 aprile 1995, p. 19. URL consultato il 19 febbraio 2015 (archiviato il 24 settembre 2014).
  5. ^ a b c d e f g h i Piero Bianco, Fortunato, l'ultima sconfitta, in La Stampa, 26 aprile 1995, p. 13.
  6. ^ a b c d e f g h Spunti di Sport: Andrea Fortunato, su blog.guerinsportivo.it, 25 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2015).
  7. ^ a b c Gabriele Romagnoli, Andrea Fortunato ha perso l'ultima partita, in La Stampa, 26 aprile 1995, p. 1.
  8. ^ a b c d e Angelo Caroli, «Un campione di temperamento», in La Stampa, 26 aprile 1995, p. 13.
  9. ^ a b c d e f g Michele Spiezia, Andrea Fortunato sarà per sempre Bei Capelli, su storiesport.it, 24 aprile 2021.
  10. ^ Franco Melli, Genoa, quei 17 minuti da incubo, in Corriere della Sera, 7 giugno 1993, p. 34 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2015).
  11. ^ Bruno Bernardi, Il Milan non infierisce, i tifosi sì, in La Stampa, 7 giugno 1993, p. 36.
  12. ^ Panini, p. 10.
  13. ^ Angelo Caroli, Juventus, non si fanno sconti, in La Stampa, 22 giugno 1993, p. 31.
  14. ^ Roberto Beccantini, La Juve vittima della strana coppia, in La Stampa, 13 dicembre 1993, p. 27.
  15. ^ Moretti719. «L'unico gol di Andrea Fortunato».
  16. ^ Maurizio Crosetti, Violenza all'allenamento, in la Repubblica, 20 marzo 1994.
  17. ^ a b Gian Paolo Ormezzano, Fortunato in campo contro la malattia, in La Stampa, 22 maggio 1994, p. 1.
  18. ^ a b Ultras all'ospedale per chiedere scusa, in la Repubblica, 23 maggio 1994, p. 46.
  19. ^ a b c Gabriele Romagnoli, Un addio da stadio per Fortunato, in La Stampa, 27 aprile 1995, p. 11.
  20. ^ Franco Badolato, Vialli gli telefona: ti aspettiamo, in La Stampa, 22 maggio 1994, p. 33.
  21. ^ Fortunato, prima vittoria, in La Stampa, 10 luglio 1994, p. 30.
  22. ^ Mario Mariano, Fortunato, dal trapianto una nuova vita, in La Stampa, 27 luglio 1994, p. 25.
  23. ^ La bugia di papà Ravanelli, in La Stampa, 27 aprile 1995, p. 11.
  24. ^ a b Ha vinto la leucemia, ritornerà, in La Stampa, 2 gennaio 1995, p. 31.
  25. ^ Ieri Fortunato a cena con la sua Juve, in La Stampa, 26 febbraio 1995, p. 33.
  26. ^ Luca Valdiserri, "Io leader? Sono solo a metà strada", in Corriere della Sera, 27 maggio 1995, p. 43 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2012).
    «La dedica di questa vittoria e del mio gol è per Andrea Fortunato, che possa finalmente non soffrire più. E per la sua famiglia, per quest'anno terribile»
  27. ^ Roberto Perrone e Giuseppe Toti, "Questa squadra ha vinto tutto", in Corriere della Sera, 23 maggio 1996, p. 7 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2015).
  28. ^ Inutile l'assalto Juve, Uefa al Parma grazie all'altro Baggio, in Corriere della Sera, 18 maggio 1995, p. 1 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2012).
    «Una vittoria che voglio dedicare al povero Andrea Fortunato, come avrebbero fatto gli juventini»
  29. ^ Nino Sormani, Scala: «Dedico la Coppa a Fortunato», in La Stampa, 18 maggio 1995, p. 27.
    «Lasciatemi fare una seconda dedica: al compianto Andrea Fortunato. L'avrebbe fatto la Juve, lo voglio fare anch'io»
  30. ^ Il Como e quella "visita" ad Andrea Fortunato, su legapro.it, 4 maggio 2011.
  31. ^ Alessandro Rialti, Fortunato: grazie Juve, in La Stampa, 22 settembre 1993, p. 27.
  32. ^ IV Premio Andrea Fortunato-Lo Sport è Vita, su positanonews.it, 29 febbraio 2012 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  33. ^ Filmato audio Castellabate - Inaugurata Biblioteca del Calcio, su YouTube, CilentoChannel, 5 agosto 2014.
  34. ^ Si inaugura lo Juventus Club dedicato ad Andrea Fortunato, su lacittadisalerno.gelocal.it, 1º ottobre 2014. URL consultato il 13 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 13 luglio 2015).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]