Alpini

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Alpini
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Quel che rimane del monumento dell'Alpino a Brunico, più volte soggetto di atti vandalici da parte delle frange più estreme del gruppo di lingua tedesca.
Alpini del 2º reggimento in parata il 2 giugno 2007.
Monumento degli alpini a Desenzano del Garda.
Le aree di reclutamento delle brigate Alpine
Alpini del 2º reggimento, in tenuta sciistica, in parata il 2 giugno 2007.
Gli alpini alla parata del 2 giugno 2006.
Alpini del 9º Reggimento.
File:Lago-Maggiore 1188.JPG
Un monumento in ricordo degli Alpini caduti (Lago Maggiore, Stresa).
Alpini armati con 5.56mm Beretta SC70/90.
Alpini del 9º Reggimento.

«...soltanto il Corpo d'armata alpino deve ritenersi imbattuto sul suolo di Russia»

Gli Alpini sono una specialità dell'Arma di fanteria dell'esercito italiano.

Cenni storici

Origini del corpo

Le origini degli Alpini sono molto antiche: nel corso dei secoli gli abitanti delle Alpi si sono sempre dimostrati soldati fieri e forti, strenui difensori della loro terra, ne sono esempio le Legioni Alpine nell'Antica Roma, i Cimbri dell'Altopiano dei Sette Comuni, le Milizie Valdesi, le Milizie di Autodifesa nelle valli del Trentino, del Cadore e del Friuli. Queste ed altre formazioni vengono considerate come i precursori degli odierni Alpini.
La nascita del Corpo avviene però soltanto nel 1872: completato il processo di unità nazionale, il Regno d'Italia si trovava ad affrontare il problema della difesa dei propri confini terrestri, che coincidevano quasi interamente con l'arco alpino.
Il capitano Giuseppe Perrucchetti, considerato il "padre degli Alpini", propose di affidare la difesa dei valichi di montagna a soldati reclutati sul luogo, che avrebbero permesso un'efficace difesa grazie alla conoscenza perfetta della zona d'impiego. La proposta fu accolta e così il 15 ottobre 1872 a Napoli furono create, attraverso il Regio Decreto n. 1056, le prime 15 Compagnie Alpine, ciascuna composta da uomini provenienti dalla stessa vallata.
Il reclutamento locale, oltre a fornire uomini già abituati alla dura vita in montagna, era un forte elemento di coesione, che determinò fin da allora l'elevato spirito di corpo delle Truppe Alpine.
Le dimensioni del Corpo degli Alpini crebbero ben presto, tanto che nel 1873 le Compagnie furono portate a 24 ripartite in 7 Reparti Alpini, nel 1875 furono costituiti 10 Battaglioni per un totale di 36 Compagnie, mentre nel 1882 furono costituiti i primi 6 Reggimenti (su 3/4 Battaglioni), che divennero 7 nel 1887 e 8 nel 1910.
Nel 1887 nascono le prime 5 batterie dell'Artiglieria da Montagna, specialità di Artiglieria in grado di operare in alta montagna per fornire l'adeguato supporto di fuoco agli Alpini.
Nati per la difesa delle Alpi, gli Alpini ebbero il loro battesimo di fuoco ad Adua in Africa e la prima medaglia d'oro al valor militare assegnata al capitano Pietro Cella, durante la Campagna d'Eritrea del 1887-88. Negli anni seguenti gli Alpini furono ancora impiegati in terra d'Africa in occasione della II Campagna d'Eritrea del 1896-97 e della Guerra di Libia del 1911, dando prova di valore e di non comune capacità di adattamento.
Il 13 novembre 1902, dopo un periodo di sperimentazione nel 3º reggimento, gli alpini vennero dotati degli sci.

I Guerra Mondiale

Durante la Grande Guerra del 1915-18 le Truppe Alpine raggiunsero il loro massimo sviluppo, arrivando a contare ben 88 Battaglioni per un totale dei 274 Compagnie e 67 Gruppi di Artiglieria da Montagna per totali 175 Batterie.
Il 24 maggio 1915, con l'entrata in guerra dell'Italia, gli alpini occuparono lo stesso giorno i più importanti ed impervi punti, dal passo dello Stelvio, alle Alpi Giulie, passando per il Passo del Tonale, e il monte Pasubio. parteciparono alle più cruente battaglie, come la battaglia dell'Ortigara, con la conquista del monte Ortigara, la disfatta di Caporetto, fino alla controffensiva del generale Armando Diaz, che portò alla sanguinosa vittoria.
Gli Alpini furono i protagonisti di un conflitto che si combatté quasi interamente sulle Alpi, e su tutti i fronti, dai ghiacciai dell'Adamello alle crode dolomitiche, dal Carso al Monte Grappa, dagli Altipiani al Piave, dimostrarono il loro valore, come testimoniano gli oltre 35.000 caduti e 85.000 feriti.

Negli anni '30 la difesa dei confini fu attribuita al nuovo corpo della Guardia alla Frontiera, mentre per gli Alpini fu previsto l'impiego ovunque ve ne fosse necessità, anche in azioni offensive e al di fuori del teatro alpino: a tale scopo nel 1934 furono costituite le Divisioni Alpine "Taurinense", "Tridentina", "Julia" e "Cuneense", cui si aggiunse la "Pusteria" nel 1935. Ogni Divisione aveva in organico anche unità del Genio militare e dei Servizi Logistici: nacquero così i supporti delle Truppe Alpine, che si affiancarono agli Alpini e all'Artiglieria da Montagna.

Nel 1934 viene costituita ad Aosta la Scuola Militare Centrale di Alpinismo, per provvedere all'addestramento sci-alpinistico dei quadri delle Truppe Alpine. La Scuola diverrà ben presto un polo di eccellenza in campo sportivo e sci-alpinistico, tanto da essere considerata "università della montagna".
Gli anni 1935-36 videro gli Alpini ancora impegnati in Africa e precisamente in Etiopia, sbarcando a Massaua, dove la divisione Pusteria partecipò alle operazioni per la conquista dell'Impero, con le battaglie dell'Amba Aradam, dell'Amba Alagi e di Mai Ceu. Unità alpine parteciparono anche alla Guerra di Spagna, vestendo l'uniforme del Tercio Etranjero.

II Guerra Mondiale

La seconda Guerra Mondiale vide gli Alpini impegnati inizialmente sul Fronte Alpino Occidentale, quindi le Divisioni "Cuneense", "Tridentina", "Pusteria" e la "Alpi Graie" della quale faceva parte il cappellano militare Secondo Pollo, il beato degli alpini, furono spostate sul Fronte Greco-Albanese dove era già presente la "Julia". Nel 1942 fu inviato sul Fronte Russo un Corpo d'Armata Alpino (inquadrato nell'ARMIR), composto dalle Divisione "Cuneense", "Tridentina" e "Julia". Dopo aver partecipato alla difesa del Don, il Corpo d'Armata Alpino, circondato dall'Armata Rossa, fu costretto a ripiegare con una lunghissima marcia tra le gelide pianure russe ed aprirsi la strada con epici combattimenti, tra cui il più noto è la Battaglia di Nikolaevka. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 troviamo unità alpine su entrambi gli schieramenti contrapposti. Nella RSI fu costituita la "Divisione Alpina Monterosa" cui si aggiunsero altre unità alpine inquadrate nella "Divisione Littorio" o autonome. Nel Regio Esercito le Penne Nere erano rappresentate dai Battaglioni "Piemonte" e "L'Aquila". Numerosi furono anche gli alpini che confluirono nelle formazioni partigiane.

Dopo guerra

Nel dopoguerra l'adesione dell'Italia alla NATO diede il via alla ricostituzione dell'Esercito. Le Truppe Alpine furono portate a cinque Brigate:

  • "Taurinense", di stanza in Piemonte con il comando a Torino ed i reparti in Val Chisone, Val Susa e nel Cuneese; bacino di reclutamento in Piemonte, Valle d'Aosta, Piacentino e nelle zone appenniniche della Liguria e della Toscana;
  • "Orobica", di stanza nell'Alto Adige occidentale, con il comando a Merano ed i reparti in Val Venosta e Valle Isarco; bacino di reclutamento in Lombardia;
  • "Tridentina", di stanza in Alto Adige orientale, con il comando a Bressanone ed i reparti in Val Pusteria e Valle Isarco; bacino di reclutamento in Alto Adige, in Trentino e nella provincia di Verona;
  • "Cadore", di stanza in Veneto con il comando a Belluno ed i reparti nel Cadore; bacino di reclutamento nelle provincie di Belluno e di Vicenza e nelle zone appenniniche dell'Emilia-Romagna;
  • "Julia", di stanza in Friuli con il comando a Udine ed i reparti in Carnia (un battaglione, "L'Aquila" distaccato in Abruzzo); bacino di reclutamento nella provincia di Treviso, in Friuli-Venezia Giulia, in Abruzzo e nel Sannio.

Nel 1948 viene ricostituita la Scuola Militare Alpina di Aosta. La Guardia alla Frontiera fu assorbita dalle Truppe Alpine, dando vita alla specialità degli Alpini d'Arresto. Negli anni '50 nacquero gli Alpini Paracadutisti, specialità nella specialità, che tuttora rappresentano l'élite delle truppe alpine. Altra novità fu l'istituzione dei CAR, centri addestramento reclute, per la formazione iniziale delle reclute di leva. Le Brigate Alpine erano riunite nel IV Corpo d'Armata Alpino del quale il primo comandante nel 1952 fu il Generale Clemente Primieri, che comprendeva anche unità di supporto di Cavalleria, Artiglieria, Genio militare, Trasmissioni, Aviazione Leggera e Servizi. Compito del IV Corpo d'Armata era la difesa del settore alpino nord-orientale in caso di un attacco sferrato dalle forze del Patto di Varsavia. Dalle Truppe Alpine era inoltre tratto il Contingente "Cuneense", che costituiva la componente italiana assegnata alla AMF (Forza Mobile Alleata) della NATO.
Nei primi anni '90, con il venire meno della minaccia sovietica, venne avviato il processo di ristrutturazione dell'Esercito, che comportò per le Truppe Alpine la soppressione di gloriosi reparti, tra i quali anche le Brigate "Orobica" e "Cadore". Nel 1997 il IV Corpo d'Armata Alpino fu trasformato in Comando Truppe Alpine, su tre Brigate ("Taurinense", "Tridentina" e "Julia"), che divennero due nel 2002 in seguito alla soppressione della "Tridentina".
A partire dagli anni '90 inizia l'impegno delle Truppe Alpine nelle missioni internazionali: Mozambico, Albania, Bosnia, Kosovo, Afghanistan e Libano sono i principali teatri che hanno visto operare le Penne Nere. Se da un lato ciò ha permesso di apprezzare gli Alpini a livello internazionale, dall'altro ha comportato la riduzione dell'addestramento prettamente alpino.

Il 7 settembre 1993 presso la caserma D'Angelo di Belluno, vennero venduti all'asta per ordine del Ministero della Difesa, gli ultimi 24 muli in forza agli alpini.[1]

Un ulteriore snaturamento delle Truppe Alpine si è avuto con l'abolizione della leva obbligatoria, avvenuta nel 2005, che ha determinato la fine del reclutamento regionale, storico elemento di coesione delle Penne Nere.

Motto degli alpini

Di qui non si passa. Questo è il motto tradizionale degli Alpini. La sua creazione è dovuta al generale Luigi Pelloux che nel 1888, ad una cena di ufficiali alpini a Roma, disse:

«Il motto dei miei Alpini per me si riduce in queste poche parole: “Di qui non si passa”.»

Questo motto fu largamente utilizzato, soprattutto durante la prima guerra mondiale, nei combattimenti in alta montagna, e poi durante la difesa lungo le rive del Piave.

Struttura attuale

Le Truppe Alpine sono una specialità pluriarma, in quanto riuniscono reparti appartenenti alle varie Armi e Corpi dell'Esercito: Fanteria, Artiglieria, Genio, Trasmissioni, Trasporti e Materiali, Corpi Logistici. Quasi tutti i reparti alpini fanno oggi capo al Comando Truppe Alpine (COMALP), un comando a livello Corpo d'Armata (erede del 4º C.A. Alpino) con sede a Bolzano. Da COMALP dipendono:

  • le due Brigate Alpine: la "Taurinense" con il comando a Torino ed i reparti in Piemonte e Abruzzo e la "Julia" con il comando a Udine ed i reparti in Trentino-Alto Adige, in Veneto e in Friuli. Le due Brigate hanno struttura analoga, disponendo ciascuna di un Reparto Comando e Supporti Tattici, tre reggimenti di Fanteria Alpina, un reggimento di Artiglieria da Montagna ed un reggimento del Genio. La "Taurinense" ha anche un reggimento di Cavalleria (non alpino). La "Taurinense" è stata una delle prime unità dell'Esercito su base volontaria ed ha maturato una pluriennale esperienza nelle missioni internazionali. La "Julia" è invece l'unità dove sono più vive le tradizioni alpine, essendo stata alimentata (come la disciolta "Tridentina") prevalentemente da leva e poi VFA. Con il passaggio al reclutamento solo volontario la differenza è oggi pressoché scomparsa ed entrambe le Brigate sono impiegate in missione all'estero.
  • il Centro Addestramento Alpino di Aosta: erede della Scuola Militare Alpina è l'istituto preposto all'addestramento in campo sci-alpinistico dei quadri delle Truppe Alpine, nonché del personale di altre Armi e Forze Armate, italiane o straniere. Svolge inoltre attività agonistica di alto livello con il proprio reparto di atleti.
  • i Supporti, notevolmente ridimensionati rispetto al passato, sono oggi costituiti dal Reparto Comando a Bolzano, che assicura il supporto logistico al COMALP; dal 6º Reggimento Alpini, di stanza in Val Pusteria con il compito di controllare e gestire le aree addestrative della zona; dal 4º Reggimento Alpini Paracadutisti, unità d'élite delle Truppe Alpine utilizzata per operazioni speciali.

Vi sono infine tre Reggimenti di supporto (uno di artiglieria, uno delle trasmissioni e uno logistico), un tempo inquadrati in grandi unità alpine ma ora posti alle dipendenze di altri comandi. Questi reparti rimangono comunque Truppe Alpine a tutti gli effetti, tanto che conservano fisionomia, nome, tradizioni e soprattutto il cappello alpino.

Le Unità

Struttura di comando del COMALP
Le mostrine degli alpini

Unità alpine inquadrate in altri comandi

Il cappello

Il tipico cappello degli Alpini (nel caso specifico il cappello è d'appartenenza alla truppa del genio guastatori, riconoscibile dal fregio e dalla nappina amaranto)

Il cappello è l'elemento più rappresentativo degli alpini. È composto da molti elementi atti a rappresentare il grado, il battaglione, il reggimento e la specialità di appartenenza. il cappello per l'alpino è simbolo sacro.

La penna

Lunga circa 25-30 cm, è portata sul lato sinistro del cappello, leggermente inclinata all'indietro. È di corvo, nera, per la truppa. Di aquila, marrone, per i sottufficiali e gli ufficiali inferiori. Di oca, bianca, per gli ufficiali superiori e generali.

La nappina

È il dischetto in lana sul quale viene infilata la penna. In origine il colore della nappina distingueva i battaglioni all'interno di ciascun reggimento, per cui il I battaglione di ciascun reggimento aveva nappina bianca, il II rossa, il III verde e, qualora vi fosse un IV battaglione, azzurra. I colori erano quelli della bandiera italiana, più l'azzurro di casa Savoia. In seguito si aggiunsero altre nappine con colori, numeri e sigle specifiche per le diverse specialità e reparti delle truppe alpine. Le nappine attualmente in uso sono le seguenti:

Fanteria alpina

  • bianca: 5º Rgt. Alpini (Btg. Morbegno), 7º Rgt. Alpini (Btg. Feltre) , 8° Rgt Alpini (Btg. Gemona )
  • rossa: 8º Rgt. Alpini (Btg. Tolmezzo), Centro Addestramento Alpino (Btg. Aosta)
  • verde: 2º Rgt. Alpini (Btg. Saluzzo), 6º Rgt. Alpini (Btg. Bassano)
  • azzurra: 3º Rgt. Alpini (Btg. Susa), 9º Rgt. Alpini (Btg. L'Aquila), Centro Addestramento Alpino (escluso Btg. Aosta), personale fuori corpo
  • azzurra, dischetto nero, "R" bianca: supporti reggimentali (CCSL reggimentali)
  • azzurra, dischetto nero, "B" bianca: supporti di Brigata (RCST "Taurinense" e RCST "Julia")
  • azzurra, dischetto nero, "CA" bianca: supporti di Corpo d'Armata: Reparto Comando Comalp e 4º Rgt. Alpini Paracadutisti

Artiglieria da montagna

  • verde, ovale nero, nr. giallo: batterie obici, batterie saoc, batterie tst (il nr. corrisponde al nr. della batteria)
  • verde, ovale nero, "CG" giallo: BCSL reggimentali (CG=comando gruppo, in quanto le btr. comando erano organiche al gruppo)
  • verde, ovale nero senza sigle: personale fuori corpo

Genio, trasmissioni, servizi

  • amaranto: genio (2º e 32º Rgt. G. Gua.) e trasmissioni (2º Rgt. Trasm.)
  • viola: servizi logistici (24º Re.Ma.)

I marescialli, gli ufficiali inferiori e superiori portano la nappina in metallo dorato. Gli ufficiali generali portano la nappina in metallo argentato.

Il fregio

Viene portato sulla parte frontale del cappello e contraddistingue la specialità d'appartenenza
  • ufficiali generali: aquila con serto di alloro e scudetto con la sigla RI al centro
  • alpini: aquila, cornetta, fucili incrociati
  • artiglieria da montagna: aquila, cornetta, cannoni incrociati
  • genio pionieri: aquila, cornetta, ascie incrociate
  • genio guastatori: aquila, cornetta, gladio, granata infuocata e ascie incrociate
  • trasmissioni: aquila, cornetta, antenna, saette e ascie incrociate
  • trasporti e materiali: aquila e ingranaggio alato''
  • sanità (ufficiali medici): aquila, stella a cinque punte con croce rossa, bastoni di esculapio incrociati
  • sanità (sottufficiali e truppa): aquila, stella a cinque punte con croce rossa
  • amministrazione e commissariato: aquila, corona turrita, tondino viola e serto di alloro
La fattura del fregio cambia in base al grado
  • filo metallico dorato o plastica dorata per ufficiali, sottufficiali, e militari di truppa in servizio permanente.
  • plastica nera per la truppa a ferma prefissata.

Il grado

Sul cappello alpino i gradi sono portati sul lato sinistro, in corrispondenza della penna e della nappina, sotto forma di galloni:

generale di corpo d'armata: tre stellette dorate su nastro argentato
generale di divisione con funzioni del grado superiore: una stelletta dorata bordata di rosso e due stellette dorate su nastro argentato
generale di divisione con incarichi del grado superiore: una stelletta brunita e due stellette dorate su nastro argentato
generale di divisione: due stellette dorate su nastro argentato
generale di brigata con funzioni del grado superiore: una stelletta dorata bordata di rosso ed una stelletta dorata su nastro argentato
generale di brigata con incarichi del grado superiore: una stelletta brunita ed una stelletta dorata su nastro argentato
generale di brigata: una stelletta su nastro argentato
colonnello con funzioni del grado superiore: una stelletta dorata bordata di rosso su nastro argentato
colonnello con incarichi del grado superiore: una stelletta brunita su nastro argentato
colonnello comandante: un doppio gallone rovesciato e tre galloncini rovesciati dorati su fondo robbio (rosso)
colonnello: un doppio gallone rovesciato e tre galloncini rovesciati dorati
tenente colonnello con funzioni del grado superiore: un doppio gallone rovesciato, due galloncini rovesciati dorati ed un galloncino rovesciato dorato bordato di rosso
tenente colonnello con incarichi del grado superiore: un doppio gallone rovesciato, due galloncini rovesciati dorati ed un galloncino rovesciato brunito
tenente colonnello: un doppio gallone rovesciato e due galloncini rovesciati dorati
maggiore con funzioni del grado superiore: un doppio gallone rovesciato dorato ed un galloncino rovesciato dorato e bordato di rosso
maggiore: un doppio gallone rovesciato ed un galloncino rovesciato dorati
capitano: tre galloni rovesciati dorati
tenente comandante di reparto: due galloni rovesciati dorati ed un gallone rovesciato brunito
tenente: due galloni rovesciati dorati
sottotenente: un gallone rovesciato dorato
primo maresciallo luogotenente: un gallone rivesciato dorato screziato di nero su fondo robbio ed una stelletta dorata bordata di rosso
primo maresciallo: un gallone rivesciato dorato screziato di nero su fondo robbio
maresciallo, maresciallo ordinario, maresciallo capo: un gallone rivesciato dorato screziato di nero
sergente maggiore, sergente, caporalmaggiore, caporale: nessun distintivo di grado sul cappello

L'alpino e il mulo

File:Grecia-AlpinoeMulo.JPG
Il mulo e l'alpino, in Grecia

Il mulo, un incrocio tra un asino e una cavalla, è diventato durante la prima guerra mondiale un binomio perfetto con l'alpino, durante la quale l'animale era utilizzato come unico mezzo per il trasporto di mitragliatrici, obici e materiale vario. Assieme agli alpini, i muli patirono la fame e il freddo durante la grande guerra. Durante la guerra furono contati 520.000 muli, nati per la maggior parte nell'Italia del sud.

L'esercito aveva tre tipologie di muli:

  • il mulo da soma, usato dalla fanteria, di media statura, con il dorso breve e largo, gli arti robusti;
  • il mulo per gli alpini, simile al tipo precedente, ma con una maggiore solidità scheletrica;
  • il mulo da tiro è il mulo per le carrette da battaglione;

Le salmerie portavano ai reparti avanzati, e in cima alle postazioni, con qualsiasi condizione meteorologica, viveri, munizioni e la posta.

Il mulo fu usato dagli alpini dal 1872 e fino al 1991. Successivamente fu sostituito dal motocarrello MTC 80 Il mulo è il migliore amico dell'alpino.

CASTA

Lo stesso argomento in dettaglio: Campionati Sciistici delle Truppe Alpine.

I CASTA sono i Campionati Sciistici delle Truppe Alpine.

Le gare si svolgono in alta Val Pusteria, in Alto Adige, e precisamente nei comuni di Braies, Dobbiaco, Villabassa, San Candido e Sesto. Queste gare hanno lo scopo di verificare l'addestramento conseguito dai vari plotoni delle diverse unità ed inoltre di rafforzare le amicizie con le truppe alleate attraverso un sereno confronto.

Le nazioni che partecipano sono: Albania, Argentina, Austria, Bulgaria, Cile, Croazia, Finlandia, Federazione Russa, Francia, Germania, Kazakistan, Lettonia, Libano, Lituania, Macedonia, Montenegro, Regno Unito, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti d'America, Svizzera, Ucraina e Ungheria.

Preghiera dell'Alpino

La preghiera, nella sua forma originale, è stata scritta dal Colonnello Gennaro Sora, allora comandante del battaglione Edolo "Appunto scritta per lo stesso Battaglione" (era l'Alpino che partecipò alla spedizione del Generale Umberto Nobile nelle isole Svalbard al Polo Nord) spedita a sua madre il 4 luglio 1935 da Malga Pader in Val Venosta.

«Fra pascoli e pinete, sulla nuda roccia, sui ghiacciai perenni delle grande cerchia delle Alpi che la bontà divina ci ha dato per culla e creste e baluardo sicuro delle nostre contrade; nel torrido estate come nel gelido inverno, l'anima nostra, purificata dal dovere pericolosamente compiuto, è rivolta a Te, o Signore, che proteggi le nostre madri, le nostre spose, i nostri figli lontani e aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri Avi.

Salvaci, o Signore, dalla furia della tormenta, dall'impeto della valanga e fa che il nostro piede passi sicuro sulle creste vertiginose, sulle diritte pareti, sui crepacci insidiosi.

Fa che le nostre armi siano infallibili contro chiunque osi offendere la nostra Patria, i nostri diritti, la nostra gloriosa bandiera.

Proteggi, Signore, l'amato Sovrano, il nostro Duce, concedi sempre alle nostre armi il giusto premio della Vittoria.»

Ovviamente questa prima versione conteneva degli espliciti riferimenti al Duce e al re. Col tempo furono cancellati, infatti, il Vicario Generale Monsignor Giuseppe Trossi il 21 ottobre 1949, sotto consiglio del Cappellano Militare del 4º Reggimento Alpini, don Pietro Solero, comunicò il testo rivisto e adattato della preghiera, aggiungendo lo specifico riferimento alla Madonna degli Alpini, richiesto dal cappellano. Questa preghiera doveva essere quindi recitata in sostituzione della Preghiera del Soldato al termine di ogni Santa Messa di precetto.

«Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai, su ogni balza delle Alpi ove la Provvidenza ci ha posto a baluardo fedele delle nostre contrade, noi, purificati dal dovere pericolosamente compiuto, eleviamo l'animo a Te, o Signore, che proteggi le nostre mamme, le nostre spose, i nostri figli e fratelli lontani e ci aiuti a essere degni della gloria dei nostri avi.

Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore. Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall'impeto della valanga: fa che il nostro piede posi sicuro sulle creste vertiginose, sulle diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi: rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra millenaria civiltà cristiana.

E tu, Madre di Dio, candida più della neve, Tu che hai conosciuto e raccolto ogni sofferenza ed ogni sacrificio di tutti gli Alpini caduti, Tu che conosci e raccogli ogni anelito ed ogni speranza di tutti gli Alpini vivi ed in armi,

Tu benedici e proteggi i nostri Reggimenti, i nostri Battaglioni, Gruppi, Compagnie e Batterie. Amen»

Nuovamente nel 1972 il cappellano militare capo del Servizio di Assistenza Spirituale del 4º Corpo D'armata Alpino, Monsignor Pietro Parisio, previa autorizzazione del suo generale comandante il Monsignor Franco Parisio, ottenne dall'Arcivescovo Ordinario Militare, Monsignor Mario Schierano, alcune nuove piccole modifiche alla preghiera, in modo da adattarla nel modo migliore agli Alpini delle nuove generazioni. Il testo ulteriormente leggermente modificato, e infine definitivamente approvato il 15 dicembre 1985.

«Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai, su ogni balza delle Alpi ove la provvidenza ci ha posto a baluardo fedele delle nostre contrade, noi, purificati dal dovere pericolosamente compiuto, eleviamo l'animo a Te, o Signore, che proteggi

le nostre mamme, le nostre spose, i nostri figli e fratelli lontani, e ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri avi.

Dio o­nnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore. Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall'impeto della valanga, fa che il nostro piede posi sicuro sulle creste vertiginose, su le diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi, rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana.

E Tu, Madre di Dio, candida più della neve, Tu che hai conosciuto e raccolto ogni sofferenza e ogni sacrificio di tutti gli Alpini caduti, tu che conosci e raccogli ogni anelito e ogni speranza di tutti gli Alpini vivi ed in armi.

Tu benedici e sorridi ai nostri Battaglioni e ai nostri Gruppi. Così sia.»

Attorno alla metà degli anni '90, il presidente dell'ANA Leonardo Caprioli ottenne dal CDN la possibilità che la preghiera possa essere recitata nella sua forma del 1949 quando siano presenti soltanto soci iscritti all'ANA, o nella sua forma del 1985, alla presenza di reparti alpini alle armi.[2]

Inno degli Alpini

L'Inno degli Alpini, ovvero il Trentatrè - Valore Alpino è un inno, che deve il proprio nome, proprio perché era il 33º pezzo nel repertorio delle fanfare alpine dei primi reparti. La sua vera origine viene però da un inno francese: Les Fiers Alpins, testo scritto da D'Estel, con la musica di Travè.

Altra spiegazione sull'origine del nome è che erano i passi che si avrebbero dovuto fare marciando normalmente contando il passo fatto sempre con il sinistro e sul quale doveva sempre essere dato qualsiasi ordine di marcia.

Una teoria meno riconosciuta vuole che il nome Trentatre, si attribuirebbe al suono dei primi quattro accordi della marcia stessa, che, vagamente, suonano come la parola «trentatrè»

Dai fidi tetti del villaggio
i bravi alpini son partiti,
mostran la forza ed il coraggio
della loro salda gioventù.
Sono dell'Alpe i bei cadetti;
nella robusta giovinezza
dai loro baldi e forti petti
spira un'indomita fierezza.

Oh valore alpin!
Difendi sempre la frontiera!
E là sul confin
tien sempre alta la bandiera.
Sentinella allerta
per il bel suol nostro italiano
dove amor sorride
e più benigno irradia il sol.

Alpini famosi

Lo stesso argomento in dettaglio: (usare il Template:Vedi categoria).
Giuseppe Perrucchetti, considerato il padre degli alpini
Antonio Cantore, l'alpino per antonomasia
File:Grecia-AlpinoeMulo.JPG
Il Mulo

Note

  1. ^ Tullio Vidulich, Storia degli ALpini, ed. Panorama 2002
  2. ^ http://www.ana.it/index.php?module=ContentExpress&func=display&ceid=125&meid=

Bibliografia

  • Germano De Zolt, Gli alpini da AbbaGarima a Nikoljewka, Panfilo Castaldi, Feltre, 1958, 233pag
  • Dario Iovino Gavino, Le glorie delle truppe alpine nel centenario della fondazione, Teate, Chieti, 1972
  • Paolo Proserpio, Le battaglie degli alpini: dalle origini alla campagna di Russia, Varesina editrice, 1972, 207pag
  • Emilio Faldella, Storia delle truppe alpine: 1872-1972, Cavalotti Landoni, Milano, 1972,
  • Luciano Vizzi, Gli Alpini, 1872-1945, Ciarrapico, 1978, 301 pag
  • Carlo Chiavazza, Scritto sulla neve, Città armoniosa, Reggio Emilia, 1980, ISBN 8870011062, 127pag
  • Nuto Revelli, La strada del davai, Einaudi, Torino, 1980, 601pag
  • Celestino Margonari, Alpini, una famiglia, Manfrini, 1983, ISBN 8870242153, 608pag
  • Filippo Bonfant, Alpini... Sempre, Musumeci, 1984, ISBN 8870321762, 256pag
  • Luciano Viazzi, 1940-1943 i diavoli bianchi: gli sciatori nella 2 guerra mondiale: Storia del Battaglione Monte Cervino, Arcana, Milano, 1984, ISBN 8885008615, 303pag
  • Gianni Oliva, Storia degli alpini, Rizzoli, 1985, ISBN 8817535834, 252pag
  • Franco Brunello, Le parole degli alpini, Rossato, 1987, ISBN 8881300222, 272pag
  • Irnerio Forni, Alpini garibaldini. Ricordi di un medico nel Montenegro dopo l'8 settembre, Mursia, Milano, 1992, ISBN 8842511552, 208pag
  • G. Paris, Alpini. Canti e immagini, Bellavite, 1992, ISBN 8886832028, 240pag
  • Vincio Delleani, Non vogliamo encomi: cronache del 30° battaglione guastatori nella campagna di Russia, 1942-1943, Mursia, Milano, 1996, ISBN 8842521159, 203pag
  • Giorgio Gazza, Urla di vittoria nella steppa: fronte russo 1943, gli alpini del Val Chiese a Scheljakino, Malajewka w Arnautowo, Murisa, Milano, 1996 ISBN 8842521035, 134pag

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