Agostino di Giovanni

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Agostino Sanese scultore et architetto, Giorgio Vasari, Le Vite, Firenze, Giunti, 1568.

Agostino di Giovanni, detto anche Agostino da Siena (Siena, 1285 circa – 1347 circa), è stato uno scultore e architetto italiano, attivo tra il 1310 e il 1347.

Le sculture del Cenotafio Tarlati
Particolare del Cenotafio Tarlati

Vita e opere[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la testimonianza del Vasari, Agostino sarebbe cresciuto in una famiglia di scultori e architetti senesi e si sarebbe formato nella bottega di Giovanni Pisano: nel 1285, ancora quindicenne, avrebbe iniziato a collaborare all'esecuzione dei portali della facciata del Duomo di Siena che Giovanni realizzò con i suoi allievi: attualmente si crede invece che Agostino non sia nato prima del 1285 e che sia cresciuto nell'ambito di un'altra bottega senese, forse quella di Camaino di Crescentino, padre del più noto Tino di Camaino, col quale Agostino condivide alcuni aspetti stilistici.

La sua attività artistica è spesso documentata al fianco di altri artisti, prima con lo scultore Agnolo di Ventura, poi con il proprio figlio Giovanni o e l'architetto e ingegnere idraulico Agostino di maestro Rosso. Il sodalizio artistico con Agnolo di Ventura, ricordato anche dal Vasari[1], è attestato dalla loro opera più nota, il cenotafio eretto nel Duomo di Arezzo in onore di Guido Tarlati, vescovo e signore di Arezzo, (firmato e datato 1330). A parte il riferimento vasariano a Giotto (l'idea che il pittore fiorentino ne avrebbe fornito il disegno è incerta), il monumento si fa apprezzare per l'impressionante slancio verticale della struttura architettonica e per la novità delle 16 storielle a bassorilievo con gli Episodi della vita del vescovo Guido che ne riempiono la parete: qui inopinatamente il vescovo si fa celebrare nelle sue glorie mondane e guerriere piuttosto che come uomo di Chiesa.

Altre opere di scultura che gli sono attribuite, solitamente in collaborazione con Agostino[2]:

Sempre in collaborazione con Agostino, avrebbe realizzato diverse opere d'architettura a Siena; Vasari dice esplicitamente che Agostino e Agnolo ebbero incarichi pubblici da parte dal Comune di Siena; ed in effetti nei documenti i loro nomi non sono mai attestati tra gli artisti che operarono al Duomo di Siena[6]:

Alcuni lavori di Agostino relativi alle fortificazioni di Massa Marittima sono ricordati in documenti del 1336. Potrebbe aver partecipato alla edificazione del Duomo di Grosseto, dove la decorazione scultorea rimanda all'arte sua e di suo figlio Giovanni (formelle conservate al Museo archeologico e d'arte della Maremma)[10].

Si ignora la data precisa della sua morte: in un documento del 27 giugno 1347 è ricordato come già morto.

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

I figli Giovanni e Domenico, avuti da Lagina di Nese (sposata nel 1310), furono anch'essi scultori: Giovanni fu capomastro dell'Opera del Duomo di Siena dal 1340.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Vasari, tuttavia, ignorando i rispettivi patronimici, fa di Agostino di Giovanni il fratello maggiore di Agnolo di Ventura.
  2. ^ secondo il Vasari anche la pala marmorea del San Francesco in Bologna (1321-1328), opera però certamente di Pierpaolo dalle Masegne del 1388-1392.
  3. ^ Burresi, 1984
  4. ^ Mostra CAPOLAVORI RITROVATI IN TERRA DI SIENA Copia archiviata, su studioesseci.net. URL consultato il 12 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2006).
  5. ^ Bartalini, 1987; Bartalini, 2005
  6. ^ Il Vasari attribuisce ai due anche la facciata orientale del Duomo di Siena, il cosiddetto Battistero (1317, ma piuttosto di Camaino di Crescentino) e persino il progetto di ampliamento del Duomo stesso (che fu però di Lando d Pietro), oltre al rifacimento della chiesa e del convento di San Francesco a Siena e lavori di idraulica per arginare il fiume Po tra Mantova e Ferrara.
  7. ^ Il Vasari comunque attribuisce ad Agostino anche il Palazzo Pubblico di Siena (1308).
  8. ^ con Giacomo di Vanni e Lando di Pietro; doc. regestato da Gaetano Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, Siena 1854-56, I, pp.231-232.
  9. ^ con Agostino di maestro Rosso e Cecco di maestro Casino; doc. pubblicato da Gaetano Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, Siena 1854-56, I, pp.232-240.
  10. ^ Garzelli, 1973

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • John Pope-Hennessy, La scultura italiana, 1: Il Gotico, Feltrinelli, Milano 1963, pp.189.
  • S. Romano, voce Agostino di Giovanni, in Enciclopedia dell'Arte Medievale, I, pp.232-234.
  • Roberto Bartalini, Scultura gotica in Toscana. Maestri, monumenti, cantieri del Due e Trecento, in part. cap. X: L'attività di Agostino di Giovanni, Milano 2005. ISBN 88-366-0601-6

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