Agathiphaga

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Agathiphaga
Immagine di Agathiphaga mancante
Intervallo geologico
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Aglossata
Speidel, 1977
Superfamiglia Agathiphagoidea
Kristensen, 1967
Famiglia Agathiphagidae
Kristensen, 1967
Genere Agathiphaga
Dumbleton, 1952
Serie tipo
Agathiphaga vitiensis
Dumbleton, 1952
Specie

Agathiphaga Dumbleton, 1952[1] è un genere di lepidotteri primitivi presente solo in Oceania; è l'unico rappresentante di un piccolo raggruppamento inquadrato sistematicamente col rango di sottordine, denominato Aglossata Speidel, 1977,[2] che comprende la sola superfamiglia Agathiphagoidea e la sola famiglia Agathiphagidae, entrambe descritte da Kristensen (1967).[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il carattere primitivo di questi lepidotteri è evidenziato dall'affinità morfologica con i Panorpoidea più primitivi, in particolare i tricotteri, e dalla vicinanza filogenetica e morfologica con i Micropterigidae, ossia la famiglia più primitiva tra i lepidotteri.[3][4][5][6]

Adulto[modifica | modifica wikitesto]

Gli adulti sono di piccole o medie dimensioni, apparentemente simili a tricotteri, ed hanno abitudini notturne.[7]
Le ali hanno nervatura omoneura; quelle anteriori sono bruno-grigiastre, ed in condizioni di riposo vengono tenute "a tetto" con un angolo acuto, come nei Microlepidotteri. La nervatura Sc non è ramificata mentre la cellula cubito-mediale è chiusa, in aggiunta a quella radiale.[1][7] È presente la nervatura M4, assente negli altri lepidotteri, ma presente nei tricotteri.[8][9][10] Le tre venature anali partono separatamente alla base dell'ala, ma si uniscono prima del termen. L'accoppiamento alare è del tipo jugato. Si nota pure un meccanismo di accoppiamento tra ala anteriore e metatorace.[9]
Gli ocelli sono assenti, così come i chaetosemata, ma le antenne rivelano una grande varietà di sensilli con forme e funzioni differenti.[11] L'apparato boccale non ha la struttura e la funzionalità del tipo succhiante, tipico della generalità dei lepidotteri, in quanto presenta mandibole sviluppate e sclerotizzate (non funzionanti) e le galee mascellari non sono organizzate a formare la spirotromba. Il labrum è trilobato e non ridotto, i palpi labiali hanno quattro metameri, quelli mascellari cinque; le lacinie sono presenti. Manca il complesso di spinule sull'epifaringe. Come nelle Micropterigidae e nelle Heterobathmiidae, anche qui si nota una piccola cavità a funzione trituratrice sull'ipofaringe.[1][7] Le paraglossae sono assenti.[3]
A livello delle zampe, le tibie del I paio hanno l'epifisi a metà lunghezza, mentre quelle del II e III paio mostrano due speroni apicali e due mediani; i femori del I e II paio hanno due piccole setae o speroni apicali.[1]
Nel maschio si possono osservare un paio di processi ghiandolari a livello del quinto sternite addominale, la cui forma allungata e ritorta è tipica di questa famiglia.[1][4]
Nel genitale maschile, uncus e gnathos sono sviluppati e ricurvi dorsalmente, mentre il nono segmento addominale forma un anello completo, e non diviso in tegumen (dorsale) e vinculum (ventrale). Sono presenti un paio di presocii ed un paio di socii.[12]
Nel genitale femminile, il segmento terminale rivela una struttura "ad Y", non molto sclerotizzata. L'ovopositore è estensibile, ma non perforante. Ci sono due coppie di apofisi anteriori, una ventrale e l'altra dorsale, oltre alla singola coppia di apofisi posteriori.[1][4][5][9][12][13][14]

Agathis macrophylla ad Auckland, Nuova Zelanda
Agathis robusta del Queensland

Uovo[modifica | modifica wikitesto]

Poiché l'ovopositore della femmina è estroflessibile ma non sclerotizzato, le uova non possono essere "iniettate" all'interno dei tessuti vegetali della pianta ospite, ma vengono invece depositate sulla superficie del seme di Agathis, possibilmente in corrispondenza di piccole fessure.[1][9][13][15]

Larva[modifica | modifica wikitesto]

Le larve sono giallastre, apode e vermiformi, essendo prive di zampe e pseudozampe; il capo risulta molto più piccolo del resto del corpo e, pur essendo di fatto prognato, appare al contrario ipognato, dal momento che i primi segmenti sono più lunghi dorsalmente che ventralmente.[7] Le antenne sono presenti ma corte, mentre manca l'occhio composto. Il tegumento mostra setae molto corte e variabili per posizione. Si nota la presenza di un ponte ipostomale completo, visibile solo qui e nei micropterigidi. Manca la filiera.[1][7][13][16]

Pupa[modifica | modifica wikitesto]

La crisalide è dectica ed exarata. Il capo mostra quattro coppie di lunghe setole frontali, mentre è assente il rostro. Le mandibole sono asimmetriche, ipertrofiche e ricurve, con apice tronco e margine mediamente dentellato. È assente il processo dorsale, a forma di laccio, sul meso- e metatorace e sul primo segmento addominale. I tarsi hanno due unghie ciascuno. Non sono presenti setae addominali. I processi del genitale maschile sono sviluppati e ricurvi.[1][7]

L'ecozona australasiana

Distribuzione ed habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il taxon ha distribuzione australasiana, essendo presente in Australia (Queensland), Isole Salomone, Figi, Vanuatu ed in Nuova Caledonia.[13]

L'habitat è rappresentato da foreste a conifere in cui siano presenti alberi del genere Agathis.[1][7]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Le larve si sviluppano all'interno dei semi di Araucariaceae del genere Agathis, da cui il taxon prende il nome. La cavità all'interno del seme cresce man mano che la larva si alimenta, fino all'impupamento, che avviene all'interno della camera stessa.[1][9][13][15]

Le larve possiedono la capacità di entrare in diapausa per periodi piuttosto lunghi, fino a dodici anni; tale peculiarità avrebbe permesso la diffusione in alcune isole dell'Oceano Pacifico.[17]

Al termine della fase pupale, che normalmente può durare fino a tre anni, la crisalide fuoriesce dalla camera scavata in precedenza, praticando un foro di circa 2,5 mm, aiutata in questo dalle mandibole ipertrofiche. L'emersione dell'individuo adulto avviene anche grazie alle robuste unghie tarsiali.[7]

Dal momento che il tasso di infestazione può essere elevato, le due specie di Agathiphaga possono provocare seri danni al patrimonio forestale, per lo meno per quanto riguarda i kauri del Queensland.[1][9][13][15]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Le larve si nutrono dei semi di kauri (Agathis Salisb., Araucariaceae), tra cui:[1][7]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Non sono stati riportati sinonimi.[13]

Specie[modifica | modifica wikitesto]

Il genere comprende due sole specie:[1][13]

Relazioni filogenetiche[modifica | modifica wikitesto]

Inizialmente le due specie di Agathiphaga furono considerate da Dumbleton come nuovi membri delle Micropterigidae, mentre Hinton (1958), in base a studi sulla struttura larvale, ritenne che fossero da ascrivere all'infraordine Dacnonypha;[18] in seguito venne istituita la nuova superfamiglia Agathiphagoidea da Kristensen (1967),[3] ed infine il nuovo sottordine Aglossata da Speidel nel 1977.[2]
Dubbi sussistono ancora sul fatto che gli Aglossata siano da considerarsi un gruppo affine a quello dei Lepidoptera "in toto", oppure ai soli Glossata+Heterobathmiina.[5][7][12][13] Non sono inoltre completamente chiariti i rapporti filogenetici tra Aglossata ed Heterobathmiina.[19]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Nessuna specie appartenente a questo genere è stata inserita nella Lista rossa IUCN.[20]

Note[modifica | modifica wikitesto]

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  2. ^ a b (DE) Wolfgang Speidel, Ein Versuch zur Unterteilung der Lepidopteren in Unterordnungen, in Atalanta, vol. 8, n. 2, 1977, pp. 119-121.
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  4. ^ a b c (EN) Niels Peder Kristensen, The pregenital abdomen of the Zeugloptera (Lepidoptera), in Steenstrupia, vol. 10, 1984a, pp. 113-136.
  5. ^ a b c (EN) Kristensen, N. P., Studies on the morphology and systematics of primitive Lepidoptera (Insecta) (abstract), in Steenstrupia, vol. 10, n. 5, Copenaghen, Zoologisk Museum, 1984, pp. 141-191, ISSN 0375-2909 (WC · ACNP), LCCN 78641716, OCLC 35420370. URL consultato il 30 marzo 2015.
  6. ^ (EN) Kristensen, N. P., The Non-Glossatan Moths, in Kristensen, N. P. (Ed.) - Handbuch der Zoologie / Handbook of Zoology, Band 4: Arthropoda - 2. Hälfte: Insecta - Lepidoptera, moths and butterflies, Kükenthal, W. (Ed.), Fischer, M. (Scientific Ed.), Teilband/Part 35: Volume 1: Evolution, systematics, and biogeography, ristampa 2013, Berlino, New York, Walter de Gruyter, 1999 [1998], pp. 41 - 50, ISBN 978-3-11-015704-8, OCLC 174380917. URL consultato il 17 dicembre 2014.
  7. ^ a b c d e f g h i j (EN) Scoble, M. J., Primitive Lepidoptera, in The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. 195-197, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  8. ^ Ian Francis Bell Common, Lepidoptera, in Mackerras, I.M. (Ed.). The Insects of Australia, Melbourne, Melbourne University Press, 1970, pp. 765-866.
  9. ^ a b c d e f (EN) Common, I. F. B., A New Family of Dacnonypha (Lepidoptera) Based on Three New Species from Southern Australia, with Notes on the Agathiphagidae (PDF), in Journal of the Australian Entomological Society, vol. 12, n. 1, Brisbane, marzo 1973, pp. 11-23, DOI:10.1111/j.1440-6055.1973.tb02150.x, ISSN 0004-9050 (WC · ACNP), OCLC 1518797. URL consultato il 29 settembre 2014.
  10. ^ W. Hennig, Kristensen, Niels Peder, in Insect Phylogeny. XX + 514 pp., John Wiley & Sons, 1981.
  11. ^ (EN) Michel J. Faucheux, Antennal sensilla in adult Agathiphaga vitiensis dumbl. and A. queenslandensis dumbl. (Lepidoptera:Agathiphagidae) (abstract), in International Journal of Insect Morphology and Embryology, vol. 19, n. 5-6, 1990, pp. 257-268, DOI:10.1016/0020-7322(90)90011-D. URL consultato il 29 febbraio 2012.
  12. ^ a b c (EN) Niels Peder Kristensen, The male genitalia of Agathiphaga (Lepidoptera, Agathiphagidae) and the lepidopteran ground plan, in Entomologica scandinavica, vol. 15, 1984c, pp. 151-178.
  13. ^ a b c d e f g h i (EN) Niels Peder Kristensen, The larval head of Agathiphaga (Lepidoptera, Agathiphagidae) and the lepidopteran ground plan (abstract), in Systematic Entomology, vol. 9, n. 1, gennaio 1984d, pp. 63-81, DOI:10.1111/j.1365-3113.1984.tb00502.x. URL consultato il 29 febbraio 2012.
  14. ^ (EN) Frank Hünefeld, Kristensen, Niels Peder, The female postabdomen and internal genitalia of the basal moth genus Agathiphaga (Insecta: Lepidoptera: Agathiphagidae): morphology and phylogenetic implications (abstract), in Zoological Journal of the Linnean Society, vol. 159, n. 4, agosto 2010, pp. 905-920, DOI:10.1111/j.1096-3642.2009.00590.x. URL consultato il 29 febbraio 2012.
  15. ^ a b c Robinson, G.S. & Tuck, K.R., The kauri moth Agathiphaga. A preliminary report, 8 pp., Londra, British Museum (Natural History), 1976.
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  17. ^ M.S. Upton, A twelve-year larval diapause in the Queensland kauri moth, Agathiphaga queenslandiae Dumbleton (Lepidoptera: Agathiphagidae), in The Entomologist, vol. 116, 1997, pp. 142-143.
  18. ^ (EN) Hinton, H. E., The Phylogeny of the Panorpoid Orders [collegamento interrotto] (abstract), in Annual Review of Entomology, vol. 3, Palo Alto, California, Entomological Society of America, gennaio 1958, pp. 181-206, DOI:10.1146/annurev.en.03.010158.001145, ISSN 0066-4170 (WC · ACNP), OCLC 1321134. URL consultato il 28 settembre 2014.
  19. ^ (EN) Kristensen, N. P. and Nielsen, E. S., The Heterohathmia life history elucidated: immature stages contradict assignment to suborder Zeugloptera (Insecta, Lepidoptera) (abstract), in Zeitschrift für zoologische Systematik und Evolutionsforschung / Journal of zoological systematics and evolutionary research, vol. 21, n. 2, Berlino / Oxford, Wissenschafts-Verlag / Blackwell, giugno 1983, pp. 101-124, DOI:10.1111/j.1439-0469.1983.tb00280.x, ISSN 0044-3808 (WC · ACNP), LCCN 67033427, OCLC 5154109886. URL consultato il 7 aprile 2015.
  20. ^ IUCN 2012. IUCN Red List of Threatened Species. Version 2012.2., su iucnredlist.org. URL consultato il 29 dicembre 2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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