Achemenide (Eneide)

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Achemenide e Polifemo. Incisione di Giuseppe Zocchi, in L'Eneide di Virgilio del commendatore Annibale Caro (Parigi, 1760).

Achemenide (Ἀχαιμενίδης Akhaimenides), nella mitologia greca, era uno dei compagni di Odisseo durante il suo viaggio di ritorno da Troia.

Il mito[modifica | modifica wikitesto]

Il personaggio di Achemenide, non presente nelle opere di Omero, è citato da Virgilio nel Libro III dell'Eneide e nel libro XIV delle Metamorfosi di Ovidio. Figlio di un certo Adamasto di Itaca e reduce dalla guerra di Troia, egli per disguido fu abbandonato nella terra dei Ciclopi perché non fece in tempo a reimbarcarsi. Qui visse a lungo in preda al terrore, nascondendosi e perdendo ogni speranza di venire salvato, finché Enea, tempo dopo, lo trovò e lo portò via con sé, senza fargli del male, in Italia con la sua compagnia di rifugiati troiani.[1][2][3]

Il suo nome deriva dal nome di origine persiana Achaemenes e significa "colui che attende con sofferenza". Sebbene non sia menzionato nei poemi epici di Omero, Achemenide è un personaggio significativo. Il suo abbandono e il conseguente salvataggio per mano della flotta di Enea lo rende, insieme a Macareo, uno degli unici due membri noti dell'equipaggio di Odisseo (o Ulisse) a sopravvivere durante il viaggio di ritorno a Itaca (in quanto tutte le navi, a parte quella ammiraglia, furono distrutte dai giganti Lestrigoni, e tutti i membri dell'ultima nave, a parte ovviamente Ulisse, perirono annegati come punizione per aver divorato il bestiame sacro di Elio). L'episodio fornisce a Virgilio l'opportunità di mostrare la magnanimità di Enea nel salvare un membro dell'equipaggio di Odisseo senza provare risentimento, nonostante Ulisse avesse avuto un ruolo decisivo nella distruzione di Troia, la patria di Enea.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Virgilio, Eneide III, vv. 613-614.
  2. ^ Ovidio, Metamorphoses XIV, 158.
  3. ^ Leonhard Schmitz, Achaemenides, in William Smith (a cura di), Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, vol. 1, Boston (MA), 1867, p. 8. URL consultato il 20 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 10 luglio 2005).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti antiche[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia moderna[modifica | modifica wikitesto]

  • Angela Cerinotti, Miti greci e di Roma antica, Prato, Giunti, 2005, ISBN 88-09-04194-1.
  • Anna Ferrari, Dizionario di mitologia, Litopres, UTET, 2006, ISBN 88-02-07481-X.
  • Anna Maria Carassiti, Dizionario di mitologia classica, Roma, Newton, 2005, ISBN 88-8289-539-4.
  • Dario Gigli, Il regno di pietra, Cagliari, Davide Zedda Editore, 2010, ISBN 9788862114561.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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