Abraham Azulai

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Frontespizio del Chesed Le'Avraham di Abraham Azulai, pubblicato a Vilna nel 1877

Abraham ben Mordecai Azulai (in arabo أبرهام أزولاي?; in ebraico אברהם בן מרדכי אזולאי?; Fès, 1570Hebron, 6 novembre 1643) è stato un rabbino e religioso marocchino, rinomato cabalista ebreo e commentatore della Torah.

Nacque a Fès, in Marocco, nel 1570. Nel 1599 si trasferì a Hebron,[1] dove scrisse un commentario dello Zohar dal titolo Kiryat Arba (Città di Arba (in ebraico: "quattro" - Genesi 23:2[2]: "Kiriat-Arba, cioè Ebron, nel paese di Cànaan"). La peste del 1619 lo fece spostare dalla sua nuova residenza per rifugiarsi a Gaza, dove scrisse la sua opera cabalistica Chesed le-Abraham (Benevolenza di Abramo; Michea 7:20[3]). Fu pubblicato postumo da Meshullam Zalman ben Abraham Berak di Gorice, ad Amsterdam nel 1685. L'opera è un trattato con un'introduzione, אבן השתיה (La Pietra angolare; cfr. Talmud Yoma 53b), ed è divisa in sette "fontane" (cfr. Zaccaria 3:9[4]), ogni fontana suddivisa in una serie di "correnti". Un brano dell'opera Chesed Le-Avraham, estratto dalla quinta fontana, 24ª corrente, p. 57d, dell'edizione di Amsterdam, riporta quanto segue:[5]

Sul mistero del Gilgul (reincarnazione) e dei suoi dettagli: sappiate che Dio non sottoporrà l'anima del malvagio a più di tre migrazioni, poiché sta scritto: "Ecco, tutto questo fa Dio, due volte, tre volte con l'uomo" (Giobbe 33:29[6]). Il che significa, Egli lo fa apparire due e tre volte in una incarnazione umana, ma la quarta volta che si incarna in un animale puro. E quando un uomo offre un sacrificio, Dio, con un intervento miracoloso, gli farà scegliere un animale che è l'incarnazione di un essere umano. Allora il sacrificio sarà doppiamente vantaggioso: per colui che lo offre e per l'anima imprigionata nel bruto. Poiché con il fumo del sacrificio l'anima ascende al cielo e raggiunge la sua purezza originaria. Così si spiega il mistero compreso nelle parole: "uomini e bestie tu salvi, O Signore" (Salmi 36:7[7]).

Morì a Hebron il 6 novembre 1643.[5]

Anche uno dei manoscritti che lasciò al suo discendente, Chaim Joseph David Azulai, è stato pubblicato: è il commentario cabalistico della Bibbia, Ba'ale Berit Abraham ("gli alleati di Abram"; cfr. Genesi 14:13[8]), Vilna, 1873.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dov Zlotnick, "The Commentary of Rabbi Abraham Azulai to the Mishnah", in: Proceedings of the American Academy for Jewish Research, Vol. 40, 1972, pp. 147-168
  2. ^ Genesi 23:2, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  3. ^ Michea 7:20, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  4. ^ Zaccaria 3:9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  5. ^ a b Michael Laitman, Gems of Wisdom: Words of the Great Kabbalists from All Generations, Laitman Kabbalah Publishers, 2011, p. 413-414
  6. ^ Giobbe 33:29, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  7. ^ Salmi 36:7, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  8. ^ Genesi 14:13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

(EN) Abraham Azulai, in Jewish Encyclopedia, New York, Funk & Wagnalls, 1901-1906. - la rispettiva bibliografia cita i segg. autori:

  • Abraham Azulai, Shem ha-Gedolim, s.v.;
  • Isaac Benjacob, Oẓar ha-Sefarim, p. 196;
  • Julius Fürst, Bibliotheca Judaica, i.67;
  • Heimann Joseph Michael, Or ha-Ḥayyim, p. 12.

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