Sony Building

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da AT&T Building)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – "AT&T Building" rimanda qui. Se stai cercando l'edificio a Indianapolis, vedi AT&T Building (Indianapolis).
Sony Building
Localizzazione
StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Stato federatoNew York
LocalitàNew York
Coordinate40°45′41″N 73°58′24″W / 40.761389°N 73.973333°W40.761389; -73.973333
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1980-1984
Stilepostmoderno
Usoufficio
AltezzaTetto: 197 m
Piani37
Realizzazione
ArchitettoPhilip Johnson e John Burgee
IngegnereLeslie E. Robertson Associates

Il Sony Building, già AT&T Building, è un grattacielo di 37 piani di New York. È situato nella Madison Avenue, tra la 55ª e la 56ª strada. Fu progettato da Philip Johnson e da John Burgee nel 1978; la costruzione fu terminata nel 1984 tra numerose controversie.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Il grattacielo, costruito in granito leggermente roseo, costituisce uno degli esempi più famosi di architettura postmoderna. Sono diverse, infatti, le fonti a cui il suo concetto stilistico si ispira: la scuola di Chicago per le strutture a scacchiera, ma anche richiami rinascimentali come il Palladio, citato nella serliana all'ingresso.

Già visto da lontano si distingue dalle costruzioni della tradizione moderna, soprattutto per la forma insolita e decorativa del tetto, che corona l'edificio all'altezza di 197 metri: si tratta di un rimando all'architettura neoclassica, dato che la forma triangolare corrisponde a quella di un timpano. In ogni caso, la scelta venne tacciata di cattivo gusto; basti pensare al fatto che la costruzione viene chiamata ironicamente dai newyorkesi Chippendale, con riferimento allo stilista di mobili classici: infatti, il tetto pare riprendere la forma di un cassettone.

Utilizzo[modifica | modifica wikitesto]

Sede dalla ditta AT&T, il grattacielo fu poi messo in vendita per passare alla Sony, la quale offre ai visitatori la propria visione della storia delle comunicazioni in una mostra chiamata Wonder-Technology-Land.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]