13º Reggimento fanteria "Pinerolo"

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
13º Reggimento fanteria "Pinerolo"
Stemma araldico del 13º Reggimento fanteria "Pinerolo
Descrizione generale
Attiva1672 - 1990
Nazione Ducato di Savoia
Bandiera del Regno di Sardegna Regno di Sardegna
Bandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Servizio Armata Sarda
Regio Esercito
Esercito Italiano
TipoFanteria
DimensioneReggimento
PatronoSan Martino
MottoSempre più avanti, sempre più in alto
ColoriRosso - Nero
Battaglie/guerrePrima guerra d'indipendenza italiana
Seconda guerra d'indipendenza italiana
Guerra di Crimea
Terza guerra d'indipendenza italiana
Campagna d'Eritrea
Guerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale.
DecorazioniCroce di cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia Croce di cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia

Medaglia d'oro al valor militare Medaglia d'oro al valor militare Medaglia d'Argento al Valor Militare Medaglia d'Argento al Valor Militare Medaglia di bronzo al Valor Militare Medaglia di bronzo al Valor Militare

Simboli
SimboloScudo araldico
Voci su unità militari presenti su Wikipedia

Il 13º Reggimento fanteria "Pinerolo" è stata un'unità militare dell'Esercito italiano.

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

Il Reggimento trae la sua origine dal Reggimento Lullino, costituito nel Ducato di Savoia nel 1672 durante il regno del duca Carlo Emanuele II di Savoia, dal nome del colonnello marchese Lullino, suo primo comandante. Alla morte del primo comandante il reggimento come era consuetudine all'epoca cambia nome e assume quello di Reggimento Bagnasco (1676-1678), dal nome del nuovo colonnello marchese di Bagnasco. Nel 1678 diventa Reggimento Masino in conseguenza del passaggio del comando del reggimento al colonnello conte di Masino. Nel 1680 prende il nome di Reggimento di Saluzzo di SAR.[1]

La guerra della Grande Alleanza[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra della Grande Alleanza.

Nella prima metà del XVIII secolo l'Europa fu scossa da un susseguirsi di conflitti e il reggimento prese parte alle battaglie della guerra della Lega di Augusta (1690-97) combattendo nella sfortunata battaglia di Staffarda, il 16 agosto 1690, dove l'esercito Ducale di Vittorio Amedeo II, fu sconfitto dai francesi del Catinat. Nel 1692 prende parte alla Battaglia della Marsaglia.[1]

La guerra di successione spagnola[modifica | modifica wikitesto]

Dipinto raffigurante la battaglia di Torino

Nel periodo 1701-1713 il reggimento partecipa alle campagne d'armi della guerra di successione spagnola; inizialmente Vittorio Amedeo II di Savoia con il Trattato di Torino (1696) era alleato con i francesi. La situazione politica però presto cambiò: nel 1703 venne dichiarato l'ingresso del Piemonte nella Lega di Augusta con il Trattato di Torino (1703). Il reggimento nel maggio 1706 partecipò alla battaglia di Torino contro i soldati franco-spagnoli.[2] I Savoia alla fine della guerra con il Trattato di Utrecht si videro restituito il contado di Nizza, ricevettero la Sicilia (e con essa il titolo di Re per Vittorio Amedeo II di Savoia ed i suoi successori), tutta l'alta valle di Susa, Pinerolo e parti del territorio milanese. Nel 1713 il re Vittorio Amedeo II nel suo viaggio in sicilia per prendere possesso dei nuovi territori siciliani (Storia della Sicilia piemontese), venne seguito dal I battaglione del reggimento a cui si aggiunse poi anche il II. Nel 1720 il re Vittorio Amedeo II, con il trattato dell'Aia (20 febbraio 1720) aveva ottenuto l'isola di Sardegna con il titolo di Re di Sardegna in cambio della sicilia e il Reggimento al completo tornò ad avere sede in Piemonte.[3]

La guerra di successione polacca[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1733-1735 il reggimento partecipò alle campagne d'armi della guerra di successione polacca al fianco dei francesi a cui il regno di Sardegna si era alleato contro l'Austria. Il reggimento combatté il 19 settembre 1734 nella battaglia di Guastalla.[1]

La guerra di successione austriaca[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1742-1748 partecipa alle campagne d'armi della guerra di successione austriaca. Nell'autunno del 1744 partecipò alla battaglia di Madonna dell'Olmo.[1]

Il Risorgimento[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Alberto, appena salito al trono riorganizza l'intera struttura militare, ridotta in condizioni precarie dal suo predecessore Carlo Felice. Nel 1831, con l'istituzione delle Brigate Permanenti, si sdoppia in 1º e 2º Reggimento “Pinerolo”, ciascuno dei quali è costituito da uno stato maggiore e tre battaglioni. Nel 1832 il terzo battaglione viene trasformato in deposito, che per semplificare le operazioni di mobilitazione, viene acquartierato al centro della rispettiva zona di reclutamento. Nel 1839 i due Reggimenti assumono il nome di 13º e 14º Reggimento di Fanteria Brigata “Pinerolo”, in base all'assegnazione ai Reggimenti di un numero progressivo. La riorganizzazione prevede uno stato maggiore, due battaglioni, ognuno con una compagnia di granatieri e tre di fucilieri, e un terzo battaglione formato da quattro compagnie di cacciatori. Il quadro deposito dava vita in caso di mobilitazione ad un quarto battaglione formato da quattro compagnie di fucilieri. I soldati erano per lo più di leva e prestavano servizio per quattordici mesi, restando disponibili ad eventuali richiami per quindici anni. I reggimenti entrano in campagna nel 1848 durante la prima guerra d'indipendenza.

La prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Nella Prima Guerra Mondiale il Reggimento è costituito da tre battaglioni ed un deposito; ogni battaglione è strutturato su 4 compagnie e una sezione mitraglieri.

Il periodo tra le due guerre[modifica | modifica wikitesto]

In attuazione della legge dell'11 marzo 1926 sull'ordinamento dell'esercito, riprende il nome di 13º Reggimento Fanteria "Pinerolo" ed a seguito della formazione delle brigate su tre reggimenti viene assegnato alla XXIV Brigata di Fanteria della quale fanno parte anche il 14° "Pinerolo" ed il 225° "Arezzo"; rimane strutturato su due battaglioni.[4]

Nel periodo tra il 1934 ed il 1940 assume le funzioni di Reggimento Scuola, assorbendo la Scuola Allievi Sottufficiali di Rieti che diviene il II battaglione allievi nel reggimento. Dall'aprile 1935 al settembre 1936, il Reggimento viene mobilitato per la Campagna d'Africa 1935-36 ed inviato in A.O. dove è schierato nel settore di Af Gaga e Scirè. In patria è sostituito nelle sue funzioni dal 95º Reggimento Fanteria Scuola.[4]

La seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Tempi recenti[modifica | modifica wikitesto]

Fregio dell'Arma di Fanteria dell'Esercito Italiano (usato per la Fanteria di Linea)

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Nella sua storia il 13º Reggimento fanteria "Pinerolo" ha meritato le seguenti onorificenze alla bandiera:

Decorazioni alla Bandiera di Guerra[modifica | modifica wikitesto]

Croce di cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
«Conferita con R.D. il 5 giugno 1920 Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell'aspra battaglia, conobbe ogni limite di sacrificio e di ardimento; audace e tenace, domò infaticabilmente i luoghi e le fortune, consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d'Italia.»
— Guerra 1915-18[5][6]
Croce di cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Data del conferimento: 31 ottobre 1920 Per il valoroso contegno, per le ripetute prove di saldezza e di slancio, per la tradizione di eroismo nobilmente mantenuta durante tutta la guerra. Sui campi di battaglia del Carso, dall'Isonzo al Piave, segnò la sua via luminosa con l'impeto, la tenacia e il sangue dei suoi Eroi, generosamente versato, attingendo per trenta mesi di lotta continua, la sua indomabile energia alla più serena e più alta coscienza del dovere e dell'onore (Carso - Isonzo - Piave, 1915-1917). Si distinse anche per stremo valore e ferrea tenacia nella battaglia del giugno 1918 sull'Altopiano di Asiago.[7]»
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Data del conferimento: 11 settembre 1959 Durante le operazioni sul fronte greco-albanese, in giorni di aspra battaglia contro nemico agguerrito, tenace e risoluto a disputare, con imponente forza di uomini e d'armi il possesso del monte Scialesit, posizione chiave per lo schieramento d'una nostra grande unità operante, il 13º Fanteria riusciva, mercé l'abnegazione e lo slancio delle sue truppe e dei suoi quadri, a frenare l'impeto dell’avversario ed a ributtarlo infine con furioso contrattacco verso le posizioni di partenza. A compimento dell'impresa che costava immenso tributo di sangue meritava la citazione sul Bollettino delle FF.AA. In seguito, nel corso delle operazioni d'attacco protrattesi dal 9 al 19 marzo rivelava in tormentato settore eguali virtù di tenacia combattiva e pari generosità dei suo sangue cosicché il nemico incalzato da irruenti ed eroici assalti era costretto a ripiegare duramente scosso e provato. Spostato sul fronte di combattimento contro la Jugoslavia ed inquadrato nella colonna celere D.S. imponeva anche sul nuovo nemico l'alto valore dei suoi ufficiali e delle sue truppe impedendone con impetuoso attacco il riordinamento dei resti battuti e fugati. Con una audace marcia attraverso la zona costiera del lago di Ocrida ripiombava sui fianchi dell'Esercito greco al quale strappava con decisa manovra il possesso d'una vasta zona ricondotta nel seno della Patria. Superbo strumento di lotta, espressione dei più alti valori dello spirito, simbolo di luminosa ed inesausta tradizione di gloria.[8]»
— Fronte greco-albanese: Scialesit, 4 - 12 febbraio; Cresciows, 9 - 19 marzo; Ocrida - Biishiti, 8 - 18 aprile 1941.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria

Decorati[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria

Medaglia d'argento al valor militare

  • Don Luigi Garnier, cappellano decorato nel 1859

Insegne e Simboli[modifica | modifica wikitesto]

  • Il Reggimento indossa il fregio della Fanteria (composto da due fucili incrociati sormontati da una bomba con una fiamma dritta). Al centro nel tondino è riportato il numero "13".
  • Mostreggiature: le mostrine del reggimento sono rettangolari di colore Rosso listate verticalmente di Nero; derivano dai risvolti e dalle guarniture (mostre) che ornavano le antiche uniformi sabaude, i cui colori cambiavano da reggimento a reggimento. Alla base della mostrina si trova la stella argentata a 5 punte bordata di nero, simbolo delle forze armate italiane.

Motto del Reggimento[modifica | modifica wikitesto]

"Sempre più avanti sempre più in alto"

Festa del reggimento[modifica | modifica wikitesto]

Il reggimento festeggia il combattimento di Cima Echar, Costalunga e Valbella avvenuto il 15 giugno del 1918 dove si merita una Medaglia d'Oro al Valor Militare.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Ricordo della Bigata "Pinerolo" dal sito web cavour.info, in cavour.info. URL consultato l'8 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2016).
  2. ^ In ordine di anzianità: reggimento Guardie, Savoia, Aosta, Monferrato, Piemonte, Croce Bianca, Saluzzo, Chablais, Fucilieri, Nizza, Cortanze, Trinità e Maffei.
  3. ^ Bandiere Sabaude 001 (archiviato dall'url originale il 23 novembre 2012)..
  4. ^ a b 13° Reggimento di fanteria "Pinerolo" dal sito web regioesercito.it, in regioesercito.it. URL consultato il 14 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2019).
  5. ^ L'ordine militare venne assegnato a quasi tutte le unità di fanteria che parteciparono alla prima guerra mondiale.
  6. ^ Scheda dal sito del Quirinale. URL consultato il 18 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2014).
  7. ^ Scheda dal sito del Quirinale. URL consultato il 18 ottobre 2010.
  8. ^ Scheda dal sito del Quirinale, su quirinale.it. URL consultato il 18 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2014).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]