Conrad Sweynheym

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Esemplare del De divinis institutionibus di Lattanzio, stampato da Sweynheym e Pannartz a Subiaco nel 1465.

Conrad Sweynheym[1], o Schweynheym (Bensheim, ...[2]Roma, post 1476), è stato un monaco cristiano e tipografo tedesco; ebbe il merito storico, insieme con Arnold Pannartz, di introdurre la stampa a caratteri mobili in Italia.

Chierico della Diocesi di Magonza (aveva preso la tonsura), Sweynheym apparteneva all'Ordine di San Benedetto. Appresa la nuova tecnica di stampa mediante caratteri mobili di metallo da Johannes Fust e Peter Schöffer, nel 1462 dovette lasciare Magonza a causa del saccheggio della città da parte di Adolfo di Nassau. Seguendo la via dei benedettini che unisce la Germania all'Italia, nel 1464 si stabilì a Subiaco, assieme ad Arnold Pannartz di Praga[3]. A Subiaco vi erano due monasteri, entrambi di osservanza benedettina: Santa Scolastica e Sacro Speco. Su 18 monaci, ben 12 erano di area tedesca (tra cui i due priori)[4].

Nel monastero di Santa Scolastica Sweynheym e Pannartz impiantarono la prima tipografia sul suolo italiano, nonché la prima fuori dei confini della Germania[5]. Tra il 1465 e il 1467 Sweynheym e Pannartz stamparono tre volumina:

I primi libri stampati a Subiaco
Il «Lattanzio»

Lucio Firmiano Lattanzio (ca. 250 - post 317) fu uno scrittore romano, conosciuto come il "Cicerone cristiano".
L'incunabolo contiene tre sue opere: De divinis institutionibus adversus gentes (da carta 1 recto a carta 144 verso); De ira Dei (da c. 145 r a c. 169 r) e De opificio hominis (da c. 169 v a c. 172 v).
Il volume è costituito da 172 cartas o fogli; è stampato in grande formato; la pagina si compone di 36 righe. Sono impressi il luogo (Santa Scolastica di Subiaco) e la data del 29 ottobre 1465: è il primo libro in Italia con data e luogo di stampa.
Fu impresso in 275 esemplari; oggi in Italia se ne conservano 17 copie, di cui una a Subiaco.
Sweynheym e Pannartz lo ristamparono a Roma nel 1468 e nel 1470[6].

Il De oratore

Scritto da Cicerone, è un manuale dell'arte retorica.
L'incunabolo è costituito da 108 fogli; è stampato in un formato più piccolo del Lattanzio; la pagina si compone di 30 righe. Non sono indicati né il luogo né la data di stampa. Fu impresso in 275 esemplari; oggi in Italia se ne conservano solo 3 copie (nessuna a Subiaco).
Nel 1875 il latinista e bibliofilo cremonese Carlo Fumagalli[7] ha potuto datare approssimativamente il De oratore: sulla copia da lui acquistata, infatti, compare la dicitura manoscritta pridie Kal. octobres MCCCCLXV (30 settembre 1465) apposta dal letterato parmigiano Antonio Tridentone, vissuto nel XV secolo. In virtù di tale attribuzione, il De oratore stampato a Subiaco potrebbe essere considerato il primo libro, anche se non datato, stampato in Italia. L'esemplare del Fumagalli, passato alla biblioteca del Kunstgewerbemuseum di Lipsia e creduto distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, è ora custodito nella Biblioteca di Stato di Mosca[8].

Il De civitate Dei
Il colophon del De civitate Dei di Sant'Agostino. Si tratta del primo colophon apparso su un libro a stampa.

La città di Dio è una celeberrima opera di Sant'Agostino.
L'incunabolo è costituito da 257 fogli; è stampato in un formato ancora più grande rispetto al Lattanzio; la pagina è divisa in due colonne di 44 righe.
Nel colophon è indicata la data: 12 giugno 1467; a differenza del Lattanzio, è omesso il luogo di stampa (ma gli studiosi non hanno dubbi nell'attribuirlo al monastero di Santa Scolastica).
Fu impresso in 275 esemplari; oggi in Italia se ne conservano 15 copie, di cui due a Subiaco[9].

A Santa Scolastica fu impresso anche un opuscolo di Elio Donato, grammatico romano del IV secolo, maestro di San Girolamo. Si tratta di Ars minor o prima (detta anche Pro puerulis), una piccola grammatica latina sulle otto parti del discorso (nome, pronome, verbo, predicato, ecc.). L'opera doveva constare di circa dodici pagine. Ciò spiega il fatto che, nell'elenco della loro produzione, i due stampatori non l'abbiano chiamato volumen. Stampato in trecento copie, è ritenuto il primo incunabolo sublacense. Nessuna copia è sopravvissuta[10].

Nel 1467, protetti dall'umanista Giovanni Andrea Bussi, Sweynheym e Pannartz si trasferirono a Roma. Giunti nell'Urbe nell'estate/autunno di quell'anno[11], impiantarono un torchio tipografico in una casa dei fratelli Francesco e Pietro Massimo sita nelle vicinanze di Campo de' Fiori[12] (oggi Palazzo Massimo istoriato). I due fratelli, ricchi mercanti, avevano un banco di prestito nella piazza: misero sotto contratto i due chierici, cui consentirono di vendere i propri libri direttamente al pubblico.

A Roma erano già state impiantate le prime tipografie, ad opera dei connazionali Ulrich Hahn e Sixtus Riessinger. Essi avevano creato caratteri tipografici che imitavano la minuscola rotonda, il tipo di scrittura dominante nell'Urbe. Sweynheym e Pannartz decisero di uniformarsi all'uso romano ed abbandonarono i caratteri che avevano impiegato a Subiaco[13]. I libri stampati a Roma furono impressi dunque con caratteri perfettamente tondi. Inoltre, mentre gli incunaboli stampati a Subiaco contenevano solo l'indicazione del luogo e della data, a Roma Sweynheym e Pannartz inserirono nei colophon anche i loro nomi[14].

Il primo titolo stampato a Roma furono le Epistulae ad familiares di Cicerone già nel 1467 (forse settembre/novembre). L'anno successivo riprodussero le opere già impresse a Subiaco[15]. Successivamente stamparono una serie di classici latini, tra cui l'editio princeps di Virgilio nel 1469, e il commento biblico di Niccolò di Lira (1471-1472). In pochi anni il mercato si saturò e la domanda divenne così bassa da non garantire più il proseguimento della società. Nel 1473 il sodalizio con Pannartz si sciolse; successivamente Sweynheym fece domanda di assistenza pubblica. Lo stesso Bussi rivolse una supplica al pontefice, il quale accolse la richiesta (29 gennaio 1474) e Sisto IV fissò una prebenda al monaco tedesco vita natural durante. Nel complesso Sweynheym e Pannartz pubblicarono 48 classici latini, tutti in formato in folio, tirati quasi sempre in 275 esemplari[13].

Sweynheym si dedicò poi all'incisione su metallo. Iniziò a realizzare le carte geografiche della Cosmographia di Claudio Tolomeo, ma non poté portarla a termine in quanto morì pochi mesi prima che la stampa fosse ultimata. L'opera fu terminata e pubblicata da Arnold Buckinck a Roma nell'ottobre del 1478.

Testimonianze coeve

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Il Memoriale ad venerabilem patrem et dominum abbatem Laurentium in Gotwico (cod. Mellicense 91, noto come "Memoriale di Melk") è l'unico documento coevo che cita l'esistenza di una tipografia a Subiaco negli anni in cui vi lavorarono Sweynheym e Pannartz. Fu redatto da Benedetto Zwink di Ettal (Benedictus de Bavaria), un confratello dei due monaci nel monastero di Subiaco[16].

La Chronica, edita da Giovanni Filippo De Lignamine il 14 luglio 1474, è altrettanto importante perché contiene una testimonianza coeva sull'introduzione della stampa in Italia da parte di Sweynheym e Pannartz, che fornisce persino informazioni sulla produzione giornaliera della loro tipografia[17]. L'annotazione, registrata dopo il luglio 1465 (quando avvenne la morte di Jacopo Piccinino), è la seguente:

(LA)

«Conradus Sweynhem ac Arnoldus Pannarcz Uldaricus Gallus parte ex alia Teuthones librarii insignes Romam venientes primi imprimendorum librorum artem in Italiam introduxere, trecentas cartas per diem imprimentes.»

(IT)

«Corrado Sweynheym e Arnoldo Pannartz e d'altra parte Ulderico Gallo, insigni tipografi tedeschi, venendo a Roma, introdussero per primi in Italia l'arte di imprimere i libri, imprimendo trecento fogli al giorno.»

  1. ^ Può essere interessante notare che nei colophones egli si firmava: «Conradus suueynheym» [i.e. Sweynheym (in latino non esiste la lettera w e negli incunaboli il segno u è utilizzato anche per la lettera v)].
  2. ^ Arnold Esch: Deutsche Frühdrucker in Rom in den Registern Papst Pauls II. In: Gutenberg-Jahrbuch 68 (1993), pp. 44–52 (DigiZeitschriften), p. 48.
  3. ^ La circostanza secondo la quale i due chierici furono invitati o segnalati da Nicola Cusano (Nikolaus von Kues), oggi non è accettata dalla maggior parte degli storici.
  4. ^ G. P. Carosi, pp. 14-15.
  5. ^ G. P. Carosi, p. 15.
  6. ^ G. P. Carosi, pp. 29-32.
  7. ^ Carlo Fumagalli, Dei primi libri a stampa in Italia e specialmente di un codice [i.e. incunabolo] sublacense impresso avanti il Lattanzio e finora creduto posteriore. Discorso, Lugano, tipografia Veladini, 1875.
  8. ^ Federica Fabbri, Sub anno domini 1465... In casa de’ figliuoli di Aldo. Origine e progressi della stampa tipografica in Italia attraverso gli esemplari della biblioteca Giuseppe Taroni di Bagnacavallo, in «Bibliothecae.it», 5 (2016), 2, p. 203
  9. ^ G. P. Carosi, pp. 33-35.
  10. ^ G. P. Carosi, pp. 28-29.
  11. ^ G. P. Carosi, p. 39.
  12. ^ Gutenberg e Roma, p. 15.
  13. ^ a b Tipografia, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 7 giugno 2016.
  14. ^ G. P. Carosi, p. 44.
  15. ^ Gutenberg e Roma, p. 68.
  16. ^ Galimberti, p. 181, nota 38.
  17. ^ Galimberti, pp. 181-182.
  • Demetrio Marzi, I tipografi tedeschi in Italia, in Festschrift... v. J. Gutenberg, Magonza 1900
  • Giovanni Andrea Bussi, Prefazioni alle edizioni di Sweynheym e Pannartz prototipografi romani, a cura di Massimo Miglio, Milano, Il Polifilo, 1978.
  • Gabriele Paolo Carosi, Da Magonza a Subiaco. L'introduzione della stampa in Italia, Busto Arsizio, Bramante Editrice, 1982.
  • Niccolò Galimberti, Il "De componendis cyfris" di Leon Battista Alberti tra crittologia e tipografia, in Subiaco, la culla della stampa. Atti dei convegni (Abbazia di Santa Scolastica, 2006-2007), Roma, Iter edizioni, 2010, pp. 167-240, ISBN 978-88-8177-161-5.
  • Guerriera Guerrieri, Nuove linee di biblioteconomia e bibliografia, a cura di Giuseppe de Nitto, Napoli, Guida, 1988, ISBN 88-7042-953-9
  • Gutenberg e Roma. Le origini della stampa nella città dei papi (1467-1477), a cura di Massimo Miglio e Orietta Rossini, Napoli, Electa, 1997.
  • Edwin Hall, Sweynheym & Pannartz and the origins of printing in Italy. German technology and Italian humanism in Renaissance Rome, McMinnville (Oregon), Phillip J. Pirages, 1991.

Voci correlate

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