The Truman Show: differenze tra le versioni

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'''''The Truman Show''''' è un [[film]] del [[1998]] diretto da [[Peter Weir]] e interpretato da [[Jim Carrey]], fino ad allora conosciuto principalmente per ruoli comici in [[Film comico|film demenziali]] <ref>«Da allora non si è più fermato, calandosi liberamente nei personaggi più divertenti e comici ma anche cogliendo al volo tutte le occasioni per sterzare dallo stereotipo della commedia, demenziale o sofisticata che sia, e approfondire le proprie capacità di attore ... Icona superlativa della comicità demenziale contemporanea, Jim Carrey ha presentato a Roma la sua ultima creatura...» (in [http://www.mymovies.it/biografia/?a=810 Mymovies.it])</ref>, in una delle sue prove attoriali più apprezzate.<ref name="Praderio" >Anna Praderio, ''Jim Carrey'', Gremese Editore, 2001, p.70</ref>
'''''The Truman Show''''' è un [[film]] del [[1998]] diretto da [[Peter Weir]] e interpretato da [[Jim Carrey]], fino ad allora conosciuto principalmente per ruoli comici in [[Film comico|film demenziali]] <ref>«Da allora non si è più fermato, calandosi liberamente nei personaggi più divertenti e comici ma anche cogliendo al volo tutte le occasioni per sterzare dallo stereotipo della commedia, demenziale o sofisticata che sia, e approfondire le proprie capacità di attore ... Icona superlativa della comicità demenziale contemporanea, Jim Carrey ha presentato a Roma la sua ultima creatura...» (in [http://www.mymovies.it/biografia/?a=810 Mymovies.it])</ref>, in una delle sue prove attoriali più apprezzate.<ref name="Praderio" >Anna Praderio, ''Jim Carrey'', Gremese Editore, 2001, p.70</ref>


Il film, candidato a tre [[Premio Oscar|Premi Oscar]] nel [[1999]] e premiato con tre [[British Academy of Film and Television Arts|BAFTA]] e altrettanti [[Premio Golden Globe|Golden Globe]], è ispirato alla moda allora nascente di raccontare la vita in televisione attraverso i ''[[reality show]]'',<ref name="Praderio" /> immaginando una situazione [[paradosso|paradossale]], portata all'estremo, dalla quale emergono temi [[Filosofia|filosofici]].<ref>«Un apologo filosofico sulla nozione di realtà e sulla sua rappresentazione» (In De Mari, Marchiori, Pavan, ''La mente altrove. Cinema e sofferenza mentale'', FrancoAngeli, 2006 p.156</ref> {{Citazione necessaria|''Time'' lo ha definito il film più geniale di HollyWood.}}
Il film, candidato a tre [[Premio Oscar|Premi Oscar]] nel [[1999]] e premiato con tre [[British Academy of Film and Television Arts|BAFTA]] e altrettanti [[Premio Golden Globe|Golden Globe]], è ispirato alla moda allora nascente di raccontare la vita in televisione attraverso i ''[[reality show]]'',<ref name="Praderio" /> immaginando una situazione [[paradosso|paradossale]], portata all'estremo, dalla quale emergono temi [[Filosofia|filosofici]].<ref>«Un apologo filosofico sulla nozione di realtà e sulla sua rappresentazione» (In De Mari, Marchiori, Pavan, ''La mente altrove. Cinema e sofferenza mentale'', FrancoAngeli, 2006 p.156</ref>''Time'' lo ha definito il film più geniale di HollyWood.


== Trama ==
== Trama ==

Versione delle 07:07, 11 set 2017

The Truman Show
Logo del film
Titolo originaleThe Truman Show
Paese di produzioneUSA
Anno
Durata103 min[1]
Rapporto1,85 : 1
Generecommedia, grottesco, drammatico
RegiaPeter Weir
SoggettoAndrew Niccol
SceneggiaturaAndrew Niccol
ProduttoreEdward S. Feldman, Andrew Niccol, Scott Rudin, Adam Schroeder
Produttore esecutivoLynn Pleshette
Casa di produzioneParamount Pictures, Scott Rudin Productions
FotografiaPeter Biziou
MontaggioWilliam M. Anderson, Lee Smith
Effetti specialiLarz Anderson
MusichePhilip Glass, Burkhard von Dallwitz
ScenografiaDennis Gassner
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Logo ufficiale del film

[[Categoria:Film statunitensi del 1998]]

The Truman Show è un film del 1998 diretto da Peter Weir e interpretato da Jim Carrey, fino ad allora conosciuto principalmente per ruoli comici in film demenziali [2], in una delle sue prove attoriali più apprezzate.[3]

Il film, candidato a tre Premi Oscar nel 1999 e premiato con tre BAFTA e altrettanti Golden Globe, è ispirato alla moda allora nascente di raccontare la vita in televisione attraverso i reality show,[3] immaginando una situazione paradossale, portata all'estremo, dalla quale emergono temi filosofici.[4]Time lo ha definito il film più geniale di HollyWood.

Trama

«Buongiorno...e casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte![5]»

Truman Burbank è un trentenne apparentemente pieno di vita e sempre sorridente che non sa di essere l'attore protagonista di uno spettacolo televisivo, il Truman Show, un racconto sulla sua stessa vita, ripresa in diretta sin dalla nascita, quando fu prelevato da una gravidanza indesiderata e "adottato" da un network televisivo. Un servizio giornalistico spiega l'antefatto attraverso un'intervista a Christof, il regista-demiurgo dello spettacolo, che illustra il successo dello show ottenuto in tutto il mondo. Una serie di flashback sui ricordi di Truman, alternati con la visione di alcuni telespettatori del mondo reale mentre guardano, più o meno con interesse, il programma, illustra le fasi della vita di Truman.

Sull'isolotto su cui abita, Seahaven[6], il giorno e la notte sono artificiali, così come il mare e tutti i fenomeni atmosferici; in realtà si tratta di un gigantesco studio televisivo dove nella cupola del finto cielo dirige lo show il regista Christof, una sorta di trascendente burattinaio. Tutte le persone che Truman incontra e con le quali si relaziona sono degli attori, compresi i genitori, l'amico Marlon e sua moglie Meryl, che hanno lo scopo di manipolare e pianificare, secondo le esigenze della produzione, la vita di Truman. Truman, che già percepisce un senso di estraniazione nella sua vita, che scorre in apparenza tranquilla e agiata, inizia a dubitare della realtà in cui vive quando incominciano ad accadere strani avvenimenti come la caduta dal cielo di un faro di proiezione, dovuta al fatto che, con il passare del tempo, il set si sta deteriorando.

Truman comincia a vedere i suoi affetti più cari, genitori, moglie e amico del cuore, scolorare nei volti di perfetti estranei e cerca allora conferme alla sua vita reale riguardando le vecchie fotografie di famiglia che, però, non esauriscono i suoi dubbi e non calmano la sua crescente irrequietezza che si traduce in un desiderio di evadere verso un luogo lontano. Questa voglia di fuga, incompatibile con il programma televisivo, mette in difficoltà sempre maggiore gli sceneggiatori, che si vedono costretti a inventare nuove soluzioni per impedirgli di allontanarsi dall'isola. Alcuni inconvenienti tecnici, uniti alle gaffe di alcune comparse alle prese con un Truman sempre più ingestibile, trasformano presto i sospetti di Truman in certezza.

Il protagonista Truman Burbank (Jim Carrey), in una scena del film.

Truman rilegge, alla luce della verità che gli si va rivelando, alcuni episodi della sua giovinezza, tra i quali l'incontro con una giovane ragazza, Lauren, che, nello show, aveva il ruolo di una comparsa silenziosa e di cui Truman si era subito innamorato. Lauren, che avverte Truman che non le è permesso di parlare con lui, si è anche lei innamorata e prova sdegno e compassione per la condizione in cui viene fatto vivere; cerca quindi di rivelargli la realtà ribellandosi all'omertà dello staff che la allontana in modo forzoso dal programma. A Truman, che dovrà sposare l'attrice più adatta alle esigenze dello spettacolo, si dirà che Lauren è una schizofrenica che è dovuta partire per un trasferimento della sua famiglia alle isole Figi. Truman non aveva, infatti, mai smesso di pensare a lei e di sperare di arrivare alle Figi, nonostante gli sia stato fatto credere che quelle esotiche isole si trovino in capo al mondo.[7]

Il protagonista si avvicina sempre più alla realtà quando in una delle comparse riconosce il padre che doveva essere annegato durante una gita in mare con lui. In realtà l'episodio era stato un espediente per inculcargli la paura dell'acqua e non farlo allontanare mai dall'isola. La situazione è ormai precipitata e nessuna trovata televisiva riesce a fermare Truman che si avventura su una piccola barca nel finto mare che inutilmente il regista fa sconvolgere da una tempesta, mettendo a rischio la stessa vita del suo personaggio. Quando Christof si rende conto che ormai Truman ha scoperto la verità ed è disposto anche a morire pur di far cessare la farsa, decide di interrompere la tempesta e, parlandogli direttamente dal cielo della scenografia televisiva, cerca di convincerlo che la finta vita del colorato set televisivo è molto migliore e più vera di quella grigia della vita reale.

Truman non cade nella tentazione e al falso Eden preferisce la cruda verità. Truman, salutando scherzosamente il suo pubblico «Casomai non vi rivedessi... buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!», oramai giunto all'uscita dell'enorme set, si avvia verso la vera vita e Sylvia (il vero nome di Lauren), la ragazza "ribelle" di cui si era innamorato tempo addietro, esultando per la scelta del giovane, si precipita a incontrarlo, mentre i telespettatori di tutto il mondo esultano per la scelta di Truman.

Produzione

Il film venne realizzato con un budget di 60 milioni di dollari, dopo una lunga e controversa gestazione. Le riprese del film iniziarono il 9 dicembre 1996 per concludersi il 21 aprile 1997.

Promozione

Tagline

(EN)

«On the air. Unaware.»

(IT)

«In onda. Senza saperlo.»

Accoglienza

La pellicola ha incassato negli Stati Uniti oltre 125 milioni di dollari e circa 113 milioni nel resto del mondo. In totale gli incassi furono di circa 240 milioni di dollari.[9]

Colonna sonora

Le musiche utilizzate nel film, oltre alla colonna sonora scritta da Philip Glass (utilizzata peraltro anche in Powaqqatsi di Godfrey Reggio e in un'edizione di Metropolis, il capolavoro del cinema muto di Fritz Lang) e da Burkhard von Dallwitz, comprendono estratti dei seguenti pezzi:

Lo stesso Philip Glass appare nel film per una decina di secondi, mentre suona al pianoforte la sua musica, dopo l'intervista televisiva a Christof.

Riconoscimenti

Interpretazioni

Lo stesso argomento in dettaglio: Filosofia del cinema.

«Esistono film che mettono in campo problematiche e interrogativi propriamente filosofici, film che possono essere visti alla luce degli scritti di Kant oppure delle teorie di Nietzsche. Ecco il pensiero di alcuni tra i grandi filosofi della storia - da Platone a Kierkegaard, da Cartesio a Heidegger rivelati dalle trame di otto successi hollywoodiani: Casablanca, Nodo alla gola, Blade Runner, Ricomincio da capo, The Truman Show, Matrix, Minority Report, V per Vendetta.[10]»

«...soggetto cartesiano, nella sua radicale epoché: se il mondo che ci circonda, così come noi lo percepiamo, fosse solo un inganno dei nostri sensi.[11]»

Il film è innanzitutto una lucida e amara visione, profetica per l'epoca in cui il film è uscito, del potere incontrollato del medium catodico, del notevole impatto che da lì a breve avrebbero avuto i reality show, sempre più sovrapponibili alle soap opera, della crescente invadenza del mezzo televisivo nella sfera intima degli individui, poiché sempre più ormai a fare spettacolo sono le vicende private di persone qualunque, del sempre più labile confine che ormai divide il mondo della finzione televisiva dalla realtà umana.[12] Al potere televisivo si sovrappone quello pubblicitario: tutto ciò che è mostrato nello spettacolo ha uno sponsor, spesso ostentato dalle inquadrature e al di fuori dello show, nella vita reale, dove si è creato un merchandising enorme: tutto ciò che concerne Seahaven è in vendita e per altro parecchio apprezzato dai fan di Truman.

La sferzante ironia di Peter Weir non condanna solo il mezzo televisivo e i suoi manovratori, ma anche il pubblico, che per anni segue ipnotizzato le vicende di Truman in TV, fa il tifo per lui durante la sua fuga solo perché lo vede come uno spettacolo più appassionante, mentre per trent'anni, ormai assuefatto allo show, non si è mai indignato per ciò che è stato fatto al giovane, a sua insaputa.

Dietro l'apparenza di una commedia vivace e originale il film presenta in realtà l'intreccio di numerosi e complessi temi culturali ed elementi antropologici[13]: l'essere umano che nasce libero ed è sempre in costante ricerca di libertà e della verità, il desiderio di poter essere artefici del proprio destino, il rapportarsi con il prossimo senza infingimenti, il superamento delle proprie paure (come farà Truman nel film, quando supererà la paura dell'acqua e sfiderà "l'oceano" in cerca della libertà). Dunque, il finale offre un riscatto liberatorio, come se un individuo, per quanto lo si possa ingabbiare, non può essere imprigionato a oltranza[14].

Non sono mancate le più svariate interpretazioni del film, anche di tipo teologico e ontologico. Alcuni ritengono che il film tratti temi vicini alla corrente dello gnosticismo[15], secondo la quale il mondo in cui viviamo è essenzialmente falso, ed è il risultato del processo di creazione che il Demiurgo, ha portato a termine. Un altro paragone religioso potrebbe essere connesso ai temi del Libro di Giobbe, in cui Satana impone a Giobbe una serie di dure prove per vedere se egli rinuncerà alla sua fede. Un'altra allegoria religiosa potrebbe rifarsi al Giardino dell'Eden, da cui Adamo-(Truman), avendo mangiato dall'albero della conoscenza, se ne vuole andare dalla città perfetta. È significativa la frase con la quale Christof apre il dialogo con Truman «Io sono il Creatore (breve pausa) di uno show televisivo». Seahaven Island è l'Eden in cui nulla può succedere ad Adamo/Truman, protetto dagli abusi e dalla malvagità del mondo, ma egli vuole ricominciare un'altra vita, scegliendo in prima persona il suo futuro e non lasciandolo in mano a un artefice. Ma mentre Truman se ne va per sua scelta, Adamo invece viene essenzialmente costretto a farlo[16].

La teoria dei cristiani anarchici infine ritiene che il film sia un'analogia con il cammino individuale verso l'illuminazione, verso la ricerca della verità e della libertà da qualsiasi potere terrestre. Dopo aver scoperto che il mondo in cui vive è un'illusione, dove ogni cosa succede seguendo un ordine perfetto, un copione predeterminato, Truman è costretto a superare le sue paure e insicurezze per riuscire a scappare. Il finale è quindi l'arrivo ai cancelli del Regno dei Cieli.[17]

La scelta dei nomi

Un'estrema cura è stata posta in The Truman Show nella scelta dei nomi dei personaggi e dei luoghi, scelta mai casuale e sempre carica di significati simbolici.[18]

  • Truman Burbank: Truman è un gioco di parole composto da due parole inglesi: True (vero) e Man (uomo). Questo indica subito che Truman è l'unico a essere reale nello show, e ogni altro è un falso. Il significato contenuto nel nome è ulteriormente sottolineato nel dialogo finale fra Truman e Christof: Truman: "Non c'era niente di vero?" Christof: "Tu eri vero!". Il cognome di Truman, Burbank, fa riferimento alla città di Burbank in California, sede di molti studi televisivi e cinematografici.
  • Meryl: La moglie di Truman è così chiamata in riferimento a Meryl Streep, un'attrice. Infatti non è altro che un'attrice che recita il ruolo di qualcuno che ama Truman, ma in realtà non prova sentimenti per lui, anzi come ammetterà lo stesso protagonista, lei riesce a malapena a sopportarlo.
  • Marlon: Il miglior amico di Truman prende il nome da Marlon Brando. Anche lui, come Meryl, è solo un attore che non ha veri sentimenti di amicizia per Truman.
  • Christof: Il creatore dell'universo di Truman è un'evidente allusione a Cristo. Christof osserva il suo mondo dal cielo, all'interno della falsa luna dove ha sede lo studio. Come Dio, Christof fa sorgere sul set il sole in piena notte per agevolare le ricerche di Truman che si è nascosto per fuggire. Un ulteriore punto di vista propone Christ-of(f) cioè l'assenza di Cristo, per sottolineare come il personaggio sia una sorta di diabolico burattinaio.
  • Ogni strada o piazza nella città di Truman ha il nome di un attore (es. Lancaster Square).
  • Il nome della barca con la quale Truman decide di affrontare il mare per fuggire dalla città è Santa Maria, come una delle caravelle di Cristoforo Colombo che uscirono dal mondo allora conosciuto varcando l'ignoto per approdare a un nuovo mondo.
  • La città artificiale nella quale vive si chiama Seahaven, letteralmente "rifugio di mare", "porto sicuro", riferito a un luogo che doveva apparire a Truman il più rassicurante possibile (in tutta la vicenda il protagonista viene continuamente dissuaso dal tentare di uscire dalla città) e il nome inoltre, con la sua assonanza con heaven (paradiso) richiama a un'idea di luogo ameno e idilliaco. Nella targa dell'auto di Truman, inquadrata in primo piano in una scena del film, si legge: "Seahaven - il posto migliore in cui vivere". È indicativo anche il motto della città che appare al minuto 15'45" : "UNUS PRO OMNIBUS, OMNES PRO UNO", ovvero "Uno per tutti, tutti per uno".

Note

  1. ^ (EN) The Truman Show, su British Board of Film Classification. URL consultato il 27 dicembre 2015.
  2. ^ «Da allora non si è più fermato, calandosi liberamente nei personaggi più divertenti e comici ma anche cogliendo al volo tutte le occasioni per sterzare dallo stereotipo della commedia, demenziale o sofisticata che sia, e approfondire le proprie capacità di attore ... Icona superlativa della comicità demenziale contemporanea, Jim Carrey ha presentato a Roma la sua ultima creatura...» (in Mymovies.it)
  3. ^ a b Anna Praderio, Jim Carrey, Gremese Editore, 2001, p.70
  4. ^ «Un apologo filosofico sulla nozione di realtà e sulla sua rappresentazione» (In De Mari, Marchiori, Pavan, La mente altrove. Cinema e sofferenza mentale, FrancoAngeli, 2006 p.156
  5. ^ L'estroverso sorridente saluto di Truman Burbank
  6. ^ Alcune scene del film sono girate nella città di Seaside
  7. ^ Poiché gli era stato detto che la ragazza di cui era innamorato, Lauren, era fuggita in queste lontane isole dell'Oceania, per dissuaderlo ulteriormente dalla fuga, nella sua casa compare una finta carta geografica dove le Figi hanno una superficie almeno 50 volte maggiore rispetto alla realtà, e sono situate molto vicino all'Antartide. Oppure, ad esempio, l'interno dell'agenzia di viaggi a cui si rivolge Truman viene tappezzato di poster e avvisi di tipo catastrofico, che mettono in guardia da svariati presunti pericoli a cui si va incontro affrontando un viaggio (in un poster è raffigurato persino un aereo colpito in volo da un fulmine).
  8. ^ Locandina originale e locandina italiana
  9. ^ Antonio Monda, La magnifica illusione: un viaggio nel cinema americano, Fazi Editore, 2003, p.280
  10. ^ Giovanni Piazza, Filmsofia: i grandi interrogativi della filosofia in 8 film hollywoodiani, Perdisa Pop, 2009
  11. ^ Filmcritica - Edizioni 481-490 - p. 547
  12. ^ «La sceneggiatura magistrale del giovane neozelandese Andrew Niccol (l'autore di Gattaca) abbina gli ingredienti di F. Capra e P. Sturges con le invenzioni più angosciose di Orwell, Sheckley, Dick, secondata dalla regia invisibile dell'australiano Peter Weir che fa «convivere l'originalità delle idee e l'obbligo di tradurle in un linguaggio accessibile a tutti» (Paolo Cherchi Usai). L'incubo più ironico del cinema di fine secolo è un'altra espressione della Grande Paura Paranoica degli USA: è la realizzazione del Panopticon, il dispositivo carcerario ideato dal filosofo inglese Jeremy Bentham alla fine del Settecento: chi vi soggiorna può essere osservato, ma non può osservare.» (In Il Morandini 2008).
  13. ^ Umberto Curi, Lo schermo del pensiero: cinema e filosofia, R. Cortina, 2000 pp.139-141
  14. ^ Anna Praderio, Jim Carrey, Gremese Editore, 2001 p.70
  15. ^ Roberto Wilson, Viera Ferreira, Cinegnose, Ed. Livrus, p.11
  16. ^ Ermelinda M. Campani, Cinema e sacro: divinità, magia e mistero sul grande schermo, Gremese Editore, 2003, p.130
  17. ^ Ermelinda M. Campani, Op. cit., p.132 e sgg.
  18. ^ Antonio Monda, La magnifica illusione: un viaggio nel cinema americano, Fazi Editore, 2003, p.283

Bibliografia

  • Anna Praderio, Jim Carrey, Gremese Editore, 2001
  • Andrew Niccol, The Truman Show: An Original Screenplay, Klett, 2001
  • Tiziana Battaglia, Il cinema di Peter Weir, LED Edizioni Universitarie, 2002
  • Valerie Sutherland, The Truman Show, Pascal Press, 2004

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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