Lingua proto-slava

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Disambiguazione – "Protoslavo" rimanda qui. Se stai cercando il gruppo etnico predecessore degli attuali popoli slavi, vedi Protoslavi.
Protoslavo
Parlato inEuropa orientale, Ucraina-Polonia
PeriodoEtà del Bronzo - VI secolo[1]
Locutori
Classificaestinta
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Protoslavo

Con protoslavo o proto-slavo si intende l'ipotetica lingua comune appartenente alla famiglia indoeuropea che ha dato origine successivamente alle moderne lingue slave.

Il protoslavo non è una lingua attestata, non possiede nessun corpus letterario (Corpussprache), né abbiamo a disposizione una minima traccia scritta (Restsprache). Questa lingua è stata totalmente ricostruita attraverso la filologia, come è stato fatto per il germanico comune.

È importante non confondere il protoslavo con l'antico slavo ecclesiastico. Anche se quest'ultimo è largamente servito da base per la ricostruzione del protoslavo, esso è una lingua attestata, con testi e scritte, e anche se rimane molto unitaria all'interno delle lingue slave, dimostra dei caratteri tipici delle lingue slave meridionali.

Distribuzione storica delle lingue slave. L'area in rosa indica il complesso di culture di Praga-Penkov-Koločin dal XI al XII secolo a.C., presumibilmente corrispondente alla diffusione delle lingue slave al tempo. L'area rossa indica l'area di origine della diffusione dei popoli slavi e la zona dove veniva parlato il protoslavo

La storia del protoslavo si può suddividere in tre periodi:[1]

  • La nascita del protoslavo;
  • Il protoslavo come slavo comune;
  • Dal protoslavo alla differenziazione delle lingue moderne.

Nel primo periodo il protoslavo si separò dagli altri dialetti indoeuropei, assorbendo i tratti comuni agli altri rami della famiglia ma differenziandosene lentamente, diventando la lingua delle primitive tribù slave.

La seconda fase iniziò con l'affermazione del protoslavo come lingua indoeuropea indipendente. Essa veniva parlata dalle tribù slave stanziate nell'Europa centro-orientale. L'individuazione del luogo dove veniva parlato il protoslavo è stata effettuata attraverso il lessico, che dimostra l'assenza generica di termini riguardanti la steppa ed il mare, ma l'abbondanza di termini riguardanti acque continentali, foreste e animali tipici di zone boscose e temperate; perciò è stata identificata come patria originaria della lingua protoslava la zona tra i Monti Carpazi ed il fiume Dnepr, tra la Polonia, la Slovacchia e la Polesia.

È in questa seconda fase che si affermarono le caratteristiche comuni a tutte le lingue slave odierne, fonetiche, morfologiche, sintattiche e anche lessicali.

Questa fase si inquadra relativamente tardi rispetto alla differenziazione subita dalle lingue romanze e germaniche. Infatti il protoslavo si delineò molto probabilmente verso gli ultimi secoli del I millennio a.C. e si sviluppò nei primi secoli del I millennio d.C.

All'inizio del VI secolo d.C. cominciarono le migrazioni dei popoli slavi e con queste si rafforzarono le differenze tra i vari dialetti della protolingua che vanno a formare le distinte lingue slave, cioè la terza fase. È all'inizio della terza fase che la prima lingua slava, l'antico slavo ecclesiastico, viene messo per iscritto. In quel momento vi era stata una minima differenziazione e le lingue slave erano ancora probabilmente intelligibili fra loro. L'antico slavo ecclesiastico ne è la testimonianza perché veniva facilmente compreso dai popoli slavi, usato infatti come lingua ecclesiastica comune, anche se aveva come base il dialetto slavo di Salonicco, e un'impronta slava meridionale.

Fonetica: dall'indoeuropeo al protoslavo

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Consonantismo

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Il sistema fonologico dell'indoeuropeo secondo la ricostruzione neogrammaticale prevedeva una fricativa dentale sorda (s), quattro sonoranti (m, n, l, r) e 20 occlusive:

labiali dentali labiovelari palatali velari
sorde non aspirate p t k' k
aspirate kʷʰ k'ʰ
sonore non aspirate b d g' g
aspirate gʷʰ g'ʰ

Lo schema tripartito tradizionale invece prevede tre sorde non aspirate (p, t, k), tre sonore non aspirate (b, d, g) e tre sonore aspirate (bʰ, dʰ, gʰ):

labiali dentali velari
sorde non aspirate p t k
sonore non aspirate b d g
aspirate

Trasformazioni del consonantismo

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1) Trasformazione delle occlusive sonore aspirate (bʰ, dʰ, gʰ). Le occlusive sonore aspirate perdono l'aspirazione:

  • *bʰb
  • *dʰd
  • *gʰg
labiali dentali palatali velari
occlusive sorde p t () k
sonore b d (ǵ) g
fricative sorde s
sonore

2) Trasformazione delle occlusive velari - satemizzazione: le lingue slave appartengono al gruppo delle lingue satem e perciò rinnovano profondamente il sistema delle occlusive velari:

Le occlusive labiovelari passano a velari semplici

Le occlusive palatali passano a fricative

  • *š
  • *ǵž
  • *ǵʰž.
labiali dentali palatali velari
occlusive sorde p t k
sonore b d g
fricative sorde s š
sonore ž

3) Legge di Pedersen. La /s/ passa a /x/ nel protoslavo:

labiali dentali palatali velari
occlusive sorde p t k
sonore b d g
fricative sorde š x
sonore ž

4) Retroflessione della /s/. La fricativa dentale sorda preceduta da /r, u, k, i/ si retroflette quando è seguita da vocale o da sonorante:

labiali dentali palatali velari
occlusive sorde p t k
sonore b d g
fricative sorde s x
sonore z

5) Le sonoranti liquide e nasali /m, n, l, r/ in posizione sillabica sviluppano vocali d'appoggio /ĭ, ī, ŭ, ū/ generando 16 dittonghi:

ĭm ĭn ĭl ĭr
īm īn īl īr
ŭm ŭn ŭl ŭr
ūm ūn ūl ūr

Il protoindoeuropeo tardo constava di 10 fonemi vocalici (5 lunghi e 5 brevi):

alte ĭ, ī ŭ, ū
medie ĕ, ē ŏ, ō
basse ă, ā

Si formarono allora 36 dittonghi composti da /ă, ā, ĕ, ē, ŏ, ō/ + /i, u, m, n, l, r/:

ăi ău ăm ăn ăl ăr
ĕi ĕu ĕm ĕn ĕl ĕr
ŏi ŏu ŏm ŏn ŏl ŏr
āi āu ām ān āl ār
ēi ēu ēm ēn ēl ēr
ōi ōu ōm ōn ōl ōr

Trasformazioni del vocalismo

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In protoslavo o e a confluiscono. Perciò il sistema ricostruito per il protoindoeuropeo tardo si trasforma nel seguente:

anteriori (non labializzate) posteriori (labializzate)
alte ĭ, ī ŭ, ū
basse aĕ, aē ă, ā

Fonetica: dal protoslavo allo slavo comune tardo

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Armonia endosillabica

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1) Prima palatalizzazione (regressiva)

a) Riguarda le due velari occlusive indoeuropee e la velare fricativa nata dalla retroflessione della fricativa dentale indoeuropea. Davanti a vocale anteriori le suddette velari mutano in questo modo:

  • *k + i,eč
  • *g + i,ež
  • *x + i,eš

b) Riguarda i nessi *sk, *zk, *tk, (*gk) + vocale anteriore. I loro esiti sono gli stessi della iodizzazione delle dentali (cfr. in seguito).

2) Iodizzazione

Consiste nella modifica che le consonanti subiscono trovandosi seguite da jod (cioè /j/).

a) Le velari si palatalizzano secondo la prima palatalizzazione:

  • *k + jč
  • *g + jž
  • *x + jš

b) Le sibilanti si trasformano in scibilanti:

  • *s + jš
  • *z + jž

c) Le labiali sviluppano una /l/ epentetica davanti alla /j/ consonantica:

  • *p + jplj
  • *b + jblj
  • *m + jmlj
  • *v + jblj

d) Le dentali hanno esiti diversi nelle varie zone della Slavia. In protoslavo sono:

  • *t + jšt’
  • *d + jžd’
Nelle lingue slave orientali si sviluppano come
* *t + jč
* *d + jž
Mentre nelle lingue slave occidentali si sviluppano come
* *t + jc
* *d + jz

e) Le liquide e la nasale /n/ si iodizzano:

  • *l + jlj
  • *r + jrj
  • *n + jnj

f) Le liquide e la nasale n, iodizzate, possono iodizzare la consonante che le precede:

  • *s + ljšl’
  • *z + ljžl’
  • *s + njšn’
  • *z + njžn’
  • *d + rjždr’
  • *(s)t + rjštr’

3) Metafonia palatale

Dopo jod /j/ le vocali labializzate (posteriori) spostano la propria articolazione in avanti e quindi si delabializzano (diventando anteriori):

  • *juji
  • *jaje

Legge della sillaba aperta

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La struttura delle parole nel passaggio dal protoslavo allo slavo comune tardo subisce una profonda ristrutturazione secondo la legge della sillaba aperta:

a) Una sillaba può terminare solo in vocale o sonorante (sillaba aperta). L'ultima sillaba (e quindi la parola) può terminare solo in vocale. Una sillaba non può essere chiusa (cioè terminare per consonante).

b) Le consonanti che seguono la vocale finale di parola cadono (con o senza tracce).

c) Le consonanti che si trovano alla fine della sillaba nel corpo della parola passano alla sillaba successiva.

d) La vocale può essere preceduta da un massimo di 4 consonanti (di cui l'ultima può essere solo jod).

e) Non esistono consonanti doppie.

f) La sequenza di consonanti nella sillaba deve rispettare la sonorità crescente: nessuna consonante che si trovi davanti ad una consonante meno sonora o di uguale sonorità può rimanere in quella posizione:

sibilanti e scibilanti s z š ž
labiali, dentali e velari p b t d k g x č c dž
labiodentali e nasali v m n
liquide e vibranti l r
semivocali j w
vocali i ae a u

Le sillabe slave possono essere formate quindi solo come:

CV, CCV, CCCV o CCCjV.

1) Semplificazione dei nessi consonantici

Se una consonante si trova in una posizione non prevista tra quelle sopra indicate, avviene quanto segue:

a) Davanti a /s, z, š, ž/ (le meno sonore) qualunque altra consonante (esse comprese) cade.

b) Se una /z/ precede una consonante del secondo gruppo /p, t, k, x, č, c/ si modificano come segue:

  • *z + ps
  • *z + ts
  • *z + xs
  • *z + čs
  • *z + cšt

c) Se le sibilanti /s/ e /z/ incontrano la liquida vibrante /r/, avviene l'inserzione di una dentale:

  • *s + rstr
  • *z + rzdr

d) Se due consonanti del secondo gruppo /p, b, t, k, g, x, č, c, dž/ si trovano vicine la prima delle due cade, con queste eccezioni:

  • *t + tst
  • *d + tst
  • *k + t’št
  • *g + t’št
  • *b + vb

e) I nessi formati da consonanti del secondo gruppo /p, b, t, k, g, x, č, c, dž/ e consonanti nasali e liquide /m, n, r, l/ si modificano come segue:

  • *sk + nsn
  • *p + nn
  • *b + nn
  • *t + nn
  • *d + nn
  • *d + mm
  • (*d + ll)
  • (*t + ll)

f) La /n/ dei nessi *vъn, *sъn, *kъn si conserva quando la sillaba iniziale della parola seguente inizia per jod. Quando invece *vъn e *sъn sono fusi con il sostantivo, la /n/ si conserva anche davanti a vocale.

2) Monottongazione dei dittonghi in semivocale

La legge della sillaba aperta fa sì che ci sia la necessità di abolire anche le sequenze vocale + semivocale.

a) Se la sillaba successiva comincia in vocale, l'elemento semivocalico si sposta all'inizio di quella sillaba.

b) Se la sillaba successiva comincia in consonante, il dittongo si trasforma in una vocale lunga anteriore o posteriore, a seconda di come era la semivocale:

anteriori posteriori
ai > aē, ī
ai > ū2
aeu > ī
aeu > 2

Esistono ora tre differenti tipi di u: la /*u/ indoeuropea e le nuove ū2 e 'ū2:

ū + C,# > *uu > *ŭi > ъi
ū + V > *ŭŭ > *ŭu > ъv
au > ū2 > u
aeu > 'ū2 > ю

Ecco quali sono le mutazioni dei dittonghi in semivocale:

dittongo + V dittongo + C
*āi > a + jV ē2 + C,#
*ăi > o + jV ē2 + C,# / ī2 + #
*aēi > e + jV ī2 + C,#
*aĕi > ъ + jV ī2 + C,#
*āu > a + vV ū2 + C,#
*āu > o + vV ū2 + C,#
*aēu > ě + vV 2 + C,#
*aĕu > e + vV 2 + C,#

3) Consonantizzazione delle semivocali

a) Davanti a consonante e in fine di parola si sviluppano come vocali /i, u/.

b) Davanti a vocale si sviluppano come consonanti /j, w/.

4) Sviluppo di jod protetico

Si forma davanti alle parole che iniziano per vocale (non sempre la resa è evidenziata a livello grafico):

j + i = i j + ъ = i j + e = je
j + ě = je j + ę = ję j + u2 = ju

5) Seconda palatalizzazione (regressiva)

Davanti alle nuove vocali anteriori ě2 e i2 le velari subiscono nuovi processi di palatalizzazione:

  • *kc
  • *gz
  • *xs

6) Semplificazione dei dittonghi in nasale V+N in vocale nasale

I dittonghi in nasale sono: an, en, in, un, am, em, im, um.

a) Davanti a vocale il dittongo viene reinterpretato come sequenza VC e questa viene rigettata sulla sillaba seguente.

b) Davanti a jod si formano le palatali n', ml' che passano a far parte della sillaba che segue.

c) Davanti ad un'altra consonante nasale la prima cade senza lasciare traccia.

d) Davanti alle restanti consonanti o al silenzio (#) in posizione interconsonantica:

  • *in/im/en/emę
  • *un/um/an/amǫ

7) Terza palatalizzazione (progressiva)

Gli esiti della seconda palatalizzazione delle velari si ottiene anche quando la velare viene a trovarsi dopo vocali che risalgono alla *i indoeuropea.

8) Nuova metafonia palatale

Dopo le nuove consonanti molli le vocali posteriori di ascendenza indoeuropea diventano anteriori:

  • *ae
  • *ui

9) Dittonghi in liquida

I dittonghi in liquida sono: al, aer, al, ar, il, ir, ul, ur

a) Davanti a # le liquide cadono.

b) Davanti alle vocali il dittongo viene reinterpretato come sequenza VC e la liquida rigettata sulla sillaba seguente.

c) Davanti a jod si formano le palatali l', r' che passano a far parte della sillaba seguente.

d) Davanti alle consonanti si hanno diversi comportamenti nelle varie zone della Slavia:

Generalmente per i dittonghi in al, ar avviene la metatesi, ovvero lo spostamento della consonante:

  • *alla
  • *arra

Generalmente la vocale coinvolta nella metatesi si allunga:

  • *vertmenvrē(t)męvrěmę

Nei dialetti slavi orientali invece avviene il fenomeno della polnoglasie, ovvero si sviluppano due nuove vocali prima e dopo la liquida:

  • *alolo
  • *aroro

Ad esempio:

  • protoslavo *golvà ‘testa’ si sviluppa nella slavia occidentale e meridionale come glava, ma in russo si ha голова, golova.

Trasformazione della quantità in timbro

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Le vocali del protoslavo si modificano come segue:

anteriori posteriori
alte ī > i ū > y
ĭ > ь ŭ > ъ
basse aē > ě ā > ě
aĕ > e ă > o

Morfologia - Il sostantivo

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Le classi tematiche dei nomi in proto-slavo sono le stesse dell'indoeuropeo, organizzate in base al tema, se vocalico o consonantico:

vocale consonante
-ŏ-/-jŏ- -en-
-ā-/-jā- -es-
-ĭ- -ent-
-ŭ- -er-
-w-

Le flessioni in consonante contengono pochi nomi.

I nomi in vocale possono essere declinati in due modi:

  1. Attaccare al suffisso tematico una desinenza
  2. Agire sulla vocale tematica, che può modificarsi per apofonia, per allungamento, per dittongazione o per indebolimento.

Nota sulla traslitterazione:

Negli esempi in protoslavo si distingue tra vocali lunghe e corte:

  • ā, ē, ī, ō, ū: vocali lunghe
  • ă, ĕ, ĭ, ŏ, ŭ: vocali corte

Si utilizza la traslitterazione scientifica per le declinazioni dell'antico slavo ecclesiastico (abbreviato in asl.).

ь = ĭ

ъ = ŭ

ы = y (IPA: /ɨ/)

nasale anteriore = ę ( /en/)

nasale posteriore = ǫ ( /on/)

jat = ě

In entrambe le traslitterazioni:

x = kh (IPA: /x/)

Sistema dei casi

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Il protoslavo ha ridotto il numero dei casi di origine indoeuropea, per sincretizzazione. Sopravvivono 7 casi:

  1. Nominativo - caso del soggetto
  2. Genitivo - caso del possesso
  3. Dativo - caso del complemento di termine
  4. Accusativo - caso dell'oggetto
  5. Vocativo - caso di appellamento
  6. Locativo - caso di locazione
  7. Strumentale - caso di strumento e di compagnia

L'ablativo, originario caso di allontanamento e origine, viene assorbito dal genitivo, che ne usa le desinenze, mentre quelle originali del genitivo per lo più scompaiono.

In seguito non verranno trattate le desinenze del caso vocativo, che rimane particolare nell'ambito slavo

Temi in -ŏ-/-jŏ-

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La classe di declinazione in -ŏ-/-jŏ-, che in indoeuropeo ha le medesime desinenze, sviluppa minimamente in protoslavo, ma ancor di più dopo la differenziazione delle lingue slave, svariate differenze tra il tema in -ŏ- ed il tema in -jŏ-.

Caso protoslavo singolare asl. singolare protoslavo duale asl. duale protoslavo plurale asl. plurale
Nom. stăl-ă-x stol-ŭ stăl-ā stol-a stăl-Ø-ai stol-i
Gen. stăl-ā-t stol-a stăl-Ø-au stol-u stăl-Ø-am stol-ŭ
Dat. stăl-? stol-u stăl-ă-mā stol-oma stăl-ă-max stol-omŭ
Acc. stăl-ă-m stol-ŭ stăl-ā stol-a stăl-ă-ns stol-y
Loc. stăl-ă-i stol-ě stăl-Ø-au stol-u stăl-ai-xu stol-ěxŭ
Strum. stăl-ā(≠) stol-omĭ stăl-ă-mā stol-oma stăl-? stol-y

Temi in -ā-/-jā-

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La classe di declinazione in -ā-/-jā-, che in indoeuropeo ha le medesime desinenze, sviluppa minimamente in protoslavo, ma ancor di più dopo la differenziazione delle lingue slave, svariate differenze tra il tema in -ā- ed il tema in -jā-.

Caso protoslavo singolare asl. singolare protoslavo duale asl. duale protoslavo plurale asl. plurale
Nom. gen-ā žen-a gen-ai žen-ě gen-ā-? žen-y
Gen. gen-? žen-y gen-Ø-au žen-u gen-Ø-am žen-ŭ
Dat. gen-ā-i žen-ě gen-ā-mā žen-ama gen-ā-max žen-amŭ
Acc. gen-ā-m žen-ǫ gen-ai žen-ě gen-ā-ns žen-y
Loc. gen-ā-i žen-ě gen-Ø-au žen-u gen-ā-xu žen-axŭ
Strum. gen-ā-m(≠) žen-ojǫ gen-ā-mā žen-ama gen-ā-mix žen-ami

La classe di declinazione in -ŭ- comprende solo pochi nomi, tutti maschili, nessuno dei quali è attestato nel canone in tutte le forme del paradigma originariamente supposto. La vocale tematica -ŭ- alterna nel corso della declinazione con il dittongo -ow- (→ -au-) .

Caso protoslavo singolare asl. singolare protoslavo duale asl. duale protoslavo plurale asl. plurale
Nom. sūn-ŭ-x syn-ŭ sūn-ū syn-y sūn-ău-ex syn-ove
Gen. sūn-ău-x syn-u sūn-ău-ău syn-ovu sūn-ău-ăm syn-ovŭ
Dat. sūn-ău-ei syn-ovi sūn-ŭ-mā syn-ŭma sūn-ŭ-măx syn-umŭ
Acc. sūn-ŭ-m syn-ŭ sūn-ū syn-y sūn-ŭ-ns syn-y
Loc. sūn-ău-Ø syn-u sūn-ău-ău syn-ovu sūn-ŭ-xu syn-ŭxŭ
Strum. sūn-ŭ-mi syn-ŭmĭ sūn-ŭ-mā syn-ŭma sūn-ŭ-mix syn-ŭmi

La classe di declinazione in -ĭ- comprende nomi maschili e femminili che escono al Nsg in -ь. La vocale tematica -ĭ- alterna nel corso della declinazione con il dittongo -ĕi-.

Declinazione in -ĭ- (maschile)

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Caso protoslavo singolare asl. singolare protoslavo duale asl. duale protoslavo plurale asl. plurale
Nom. pant-i-x pǫt-ĭ pant-ī pǫt-i pant-ii-ex pǫt-ĭje
Gen. pant-ei-x pǫt-i pant-ei-au pǫt-ĭju pant-ei-am pǫt-ĭjĭ
Dat. pant-(ei)-ei pǫt-i pant-i-mā pǫt-ĭma pant-i-max pǫt-imŭ
Acc. pant-i-m pǫt-ĭ pant-ī pǫt-i pant-i-ns pǫt-i
Loc. pant-ēi-Ø pǫt-i pant-ei-au pǫt-ĭju pant-i-xu pǫt-ĭxĭ
Strum. pant-i-mi pǫt-ĭmĭ pant-i-mā pǫt-ĭma pant-i-mīx pǫt-ĭmi

Declinazione in -ĭ- (femminile)

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Caso protoslavo singolare asl. singolare protoslavo duale asl. duale protoslavo plurale asl. plurale
Nom. kăst-ĭ-x kost-ĭ kăst-ī kost-i kăst-ei-x kost-i
Gen. kăst-ei-x kost-i kăst-ei-au kost-ĭju kăst-ei-am kost-ĭjĭ
Dat. kăst-(ei)-ei kost-i kăst-i-mā kost-ĭma kăst-i-max kost-imŭ
Acc. kăst-ĭ-m kost-ĭ kăst-ī kost-i kăst-i-ns kost-i
Loc. kăst-ēi-Ø kost-i kăst-ei-au kost-ĭju kăst-ĭ-xu kost-ĭxĭ
Strum. kăst-ei-ām kost-ĭjǫ kăst-i-mā kost-ĭma kăst-i-mīx kost-ĭmi

Temi in consonante

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I temi in consonante rappresentano una classe di sostantivi in via di estinzione. In protoslavo pochi sostantivi appartengono alle varie declinazioni in consonante. Nel passaggio verso il tardo slavo comune questi temi vengono per lo più assorbiti dalle classi dominanti: i maschili ed i neutri entrano a far parte dei temi in -ŏ-/-jŏ- e i femminili entrano a far parte della declinazione in -ĭ-

La classe di declinazione in -es- comprende nomi neutri. Il tema è caratterizzato dall'alternanza vocalica radicale qualitativa -os-/-es-, che in protoslavo diventa -as-/-es-.

Caso protoslavo singolare asl. singolare protoslavo duale asl. duale protoslavo plurale asl. plurale
Nom. slău-ăs-Ø slov-o slău-ĕs-? slov-es-ĕ slău-ĕs-ā slov-es-a
Gen. slău-ĕs-ĕx slov-es-e slău-ĕs-u slov-es-u slău-ĕs-ăm slov-es-ŭ
Dat. slău-ĕs-ei slov-es-i slău-ĕs-? non attestato slău-ĕs-ĕ-măx slov-es-emŭ
Acc. slău-ăs-Ø slov-o slău-ĕs-? slov-es-ĕ slău-ĕs-ā slov-ĕs-a
Loc. slău-ĕs-ĕ slov-es-e slău-ĕs-u slov-es-u slău-ĕs-ĕ-xu slov-es-exŭ
Strum. slău-ĕs-ĕ-mĭ slov-es-e-mĭ slău-ĕs-? non attestato slău-ĕs-? slov-es-y

La classe di declinazione in -en- comprende per lo più nomi neutri ed alcuni maschili. Alla forma neutra trova una corrispondenza con la desinenza latina neutra in -men, -minis.

Caso protoslavo singolare asl. singolare protoslavo duale asl. duale protoslavo plurale asl. plurale
Nom. uert-men-Ø vrě-mę uert-men-? vrě-men-ĕ uert-men-a vrě-men-a
Gen. uert-men-ex vrě-men-e uert-men-u vrě-men-u uert-men-am vrě-men-ŭ
Dat. uert-men-ei vrě-men-i uert-men-? vrě-men-ĭ-ma uert-men-ĭ-max vrě-men-ĭmŭ
Acc. uert-men-Ø vrě-mę uert-men-? vrě-men-ĕ uert-men-a vrě-men-a
Loc. uert-men-e vrě-men-e uert-men-u vrě-men-u uert-men-ĭ-xu vrě-men-ĭxŭ
Strum. uert-men-ĭ-mĭ vrě-men-ĭ-mĭ uert-men-? vrě-men-ĭ-ma uert-men-? vrě-men-y

La classe di declinazione in -er- comprende due nomi femminili di parentela (madre e figlia di diretta derivazione indoeuropea). Ne viene fornito solo il nominativo singolare ed il genitivo singolare. Nel passaggio al tardo slavo comune la desinenza del nominativo singolare cambia radicalmente perché inusuale per la legge della sillaba aperta.

Caso protoslavo singolare asl. singolare
Nom. mat-er-Ø mat-i
Gen. mat-er-ex mat-er-e

La classe di declinazione in -w- comprende solo nomi femminili, presentano come tema il dittongo -ŭu-, derivato da ŭw. Questo dittongo si svilupperà in -ū- e quindi in -y- davanti a consonante o al silenzio, e si svilupperà in -ŭv- davanti a vocale. Ne viene fornito il nominativo singolare ed il genitivo singolare.

Caso protoslavo singolare asl. singolare
Nom. suekr-ŭu svekr-y
Gen. suekr-ŭu-ex svekr-ŭv-e

L'aggettivo proto-slavo eredita dall'aggettivo indoeuropeo la qualità di accordarsi con il sostantivo da cui viene retto per caso, numero e genere.

Per accordarsi con il sostantivo secondo il genere l'aggettivo adotta gli stessi temi dei sostantivi. Viene usato il tema in -ŏ/jŏ- per l'accordo con i sostantivi maschili e neutri e il tema in -ā/jā- per l'accordo con i sostantivi femminili.

  • indoeuropeo *now- → protoslavo *nau- → maschile nau-ax, femminile nau-ā, e neutro nau-ă.

L'aggettivo segue così le declinazioni dei vari temi vocalici.

Nel passaggio da protoslavo al tardo slavo comune l'aggettivo assume una particolare caratteristica (che condivide con le lingue baltiche), la definitezza.

Per esprimere lo stato determinato (tale funzione viene svolta dagli articoli determinativi), viene aggiunto un suffisso agli aggettivi, aggiungendo il significato di quello (aggettivo).

Il suffisso aggiunto è un pronome enclitico di derivazione indoeuropea:

*ia-x maschile → Tardo slavo comune
*iā femminile → Tardo slavo comune ja
*iă neutro → Tardo slavo comune je

(dimostra una parentela con il pronome latino is, ea, id)

Genere protoslavo asl. indefinito asl. definito
Maschile nau-ax nov-ŭ nov-ŭ-jĭ
Femminile nau-ā nov-a nov-a-ja
Neutro nau-ă nov-o nov-o-je

Nello sviluppo delle lingue slave moderne, alcune lingue utilizzeranno la forma indefinita per sviluppare la classe grammaticale degli aggettivi, altri la forma definita, ridotta a semplice desinenza aggettivale.

Il pronome protoslavo ha ereditato dall'indoeuropeo una declinazione pronominale speciale.

Uno dei pronomi chiave che si sviluppa nel protoslavo è *ia-x, con un significato determinativo generico, quello:

*ia-x maschile → slavo comune tardo
*iā femminile → slav. com. tardo ja
*iă neutro → slav. com. tardo je

Questo pronome viene usato in composti per formare altri tipi di pronomi, come i possessivi:

*ma-ia-x maschile → slav. com. tardo mojĭ
*nā-s-ia-x femminile → slav. com. tardo našĭ

Altri pronomi invece presentano un'altra declinazione, che combina i temi in -o- ed in -ā- con altri temi pronominali (-ai-). Così si formano il pronome *tăx ‘questo’, *kaxtă ‘chi’, *kĭtă ‘che cosa’.

Caso maschile asl. masch. femminile asl. femm. neutro asl. neutro
Nom. t-ă-x t-ā ta t-ă to
Gen. t-ă-gă togo t-ai-ans toję t-ă-ga togo
Dat. t-ă-mau tomu t-ai-ei toji t-ă-mau tomu
Acc. t-ă-m t-ā-m t-ă to
Loc. t-ă-mi tomĭ t-ai-ei toji t-ă-mi tomĭ
Strum. t-ai-mi těmĭ t-ai-ām tojǫ t-ai-mi těmĭ
Caso protoslavo « chi » asl. « chi » protoslavo « che cosa » asl. « che cosa »
Nom. k-ă-x-tă kŭ-to kĭ-tă čĭto
Gen. k-ă-gă kogo kĭ-esă česo
Dat. k-ă-mau komu kĭ-ă-mau čemu
Acc. k-ă-ga kogo kĭ-tă čĭto
Loc. k-ă-mi komĭ kĭ-ă-mĭ čemĭ
Strum. k-ai-mi cěmĭ kĭ-ai-mĭ čimĭ

I pronomi personali presentano, come derivazione dall'indoeuropeo, una declinazione ancora più particolareggiata e differente all'interno dei casi. Si possono ricostruire varie forme dei pronomi:

  • indoeuropeo *h₁éǵh₂óm ‘io’ → baltoslavo *ēźu → protoslavo *jãzŭ → slavo comune azŭ
  • i casi obliqui della prima persona derivano dalla radice *em- indoeuropea.
  • indoeuropeo tuh₂ → baltoslavo *tūˀ → protoslavo ty
  • il slavo commune tebĕ dimostra la parentela con il latino tibi
  • il protoslavo - nella 1ª persona nominativa plurale si ricostrusce sul tema obliquo della 1ª persona singolare.
  • Le forme del dativo e strumentale plurale assorbono le desinenze in -m- dei sostantivi al posto delle desinenze in -bʰos- originali indoeuropee.
  • Per la terza persona viene usato il pronome *ia-x, al pari delle altre lingue indoeuropee.

Il sistema verbale protoslavo si dimostra profondamente innovativo rispetto a quello indoeuropeo.

Il sistema aspettuale subì nel passaggio da indoeuropeo a protoslavo cambiamenti radicali. La categoria dell'aspetto acquisì maggiore importanza, pur se venne espressa solo tramite derivazione attraverso dei prefissi verbali che formavano verbi perfettivi da verbi imperfettivi. Raramente, soprattutto i verbi d'azione, sono interpretati come perfettivi e ne viene derivato un imperfettivo.

Il sistema temporale si modifica, sviluppando in proto-slavo tre tempi semplici, presente, aoristo ed imperfetto e tre tempi composti, perfetto, piuccheperfetto I e piuccheperfetto II; i tempi composti vengono formati dal verbo essere, usato come ausiliare, ed un participio del verbo. Viene preso ad esempio la radice protoslava *nes-, "portare", da cui vengono formate le terze persone singolari di ogni tempo:

  • Presente: *nes-ĕ-ti (→ asl. nesetŭ)
  • Aoristo: *nes-ĕ-t (→ asl. nese)
  • Imperfetto: *nes-ē-āx-ĕ-t (→ asl. nesěaše)
  • Perfetto: *nes-lă-x + estĭ (→ asl. neslŭ estŭ)
  • Piuccheperfetto I: *nes-lă-x bu-ē-t (→ asl. neslŭ bě)
  • Piuccheperfetto II: *nes-lă-x bu-ē-āx-ĕ-t (→ asl. neslŭ běaše)

Le forme composte sono chiaramente un'innovazione tarda protoslava.

L'imperfetto è una forma posteriore, non direttamente indoeuropea, formata dall'aggiunta al verbo di una coniugazione del verbo essere, *es- → *-āx- + vocale tematica + desinenze secondarie indoeuropee.

Il presente e l'aoristo sono gli unici due tempi conservativi:

  • il presente continua il presente indoeuropeo caratterizzato dalle desinenze personali primarie, (anche se alla prima persona si diffonde una desinenza in -ām, derivante da un indoeuropeo -eh3- + desinenza secondaria m, che diventa -ǫ nel tardo slavo comune, conservandosi in -mi solo in alcuni verbi).
Persona Indoeuropeo Protoslavo Tardo Slavo comune
1 p. sing. -mi (-eh3m) (≠)-ām/(=)-mĭ -ǫ/-mĭ
2 p. sing. -si -ši -ši
3 p. sing. -ti -tŭ -tŭ
1 p. plu. -mos -max -mŭ
2. p. plu. -te -tĕ -te
3. p. plu. -(e)nti -anti/-inti/-nti -ǫtŭ/-ętŭ
1. p. du. -we -uē -vē
2. p. du. -t(h2)o -tā -ta
3. p. du. -to -tĕ -te
  • L'aoristo continua in parte l'aoristo indoeuropeo mescolandolo a forme di un più antico imperfetto (2ª e 3ª persona singolare).
Alcuni aoristi sono tematici, cioè si formano direttamente dal tema del verbo, come *id-ăm (→ asl. idŭ, "andai"), una buona parte degli aoristi è però sigmatica cioè si caratterizza dall'introduzione di una -s- tra radice e desinenza, come *rek-s-ăm (→ asl. rěxŭ, "dissi").

La forma verbale dell'infinito viene costruita con la desinenza -tēi (*znā-tēi → asl. znatī), che rappresenta una forma nominale, ricollegabile al supino latino in -tum, al caso locativo).

Le forme nominali del verbo slavo, oltre all'infinito, sono i participi, che si realizzano in forma attiva e passiva, e nel tempo presente e passato, ed un participio risultativo, che viene utilizzato nella coniugazione del verbo:

  • Il participio presente attivo è caratterizzato dalla desinenza indoeuropea -nt- che caratterizza il participio presente latino (ferentis, gen. sing) ↔ *nes-a-nt-s, nom. *nes-a-nt-iā, gen. (→ in asl. nesy, nom. nesǫšta).
  • Il participio presente passivo è caratterizzato dalla desinenza indoeuropea -mo- → *nes-a-ma-x, masch., *nes-a-m-ā, femm. (→ in asl. nesomŭ)
  • Il participio passato attivo è caratterizzato dalla desinenza indoeuropea -wes- → -ux- → *nes-ux-ia-x, *nes-ux-iā. (→ in asl. nesŭ)
  • Il participio passato passivo è caratterizzato da due desinenze di derivazione indoeuropea: -en- e -to-, che vengono utilizzati a seconda della consonante finale del tema: La più usata è generalmente -en- → *nes-en-a-x (→ in asl. nesenŭ), ma quando il tema finisce già in consonante nasale, allora viene usata -to- → *uz-im-t-a-x (→ in asl. vŭzętŭ) (in latino venivano usate le medesime desinenze, solo che -to- venne utilizzata per i participi passati, mentre -en- passò alla formazione degli aggettivi → plenus, pieno, repletus, riempito)
  • Il participio risultativo è caratterizzato dalla desinenza -lo- → *nes-la-x, masch. *nes-l-ā. Questo participio andò a giocare un ruolo particolare nella formazione dei tempi verbali, più che come parte nominale del verbo.

Classi di coniugazione verbale

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I verbi protoslavi vengono riclassificati in base al tema che il verbo aggiunge nella formazione del tempo presente. Essi si suddividono in:

  • verbi tematici (classe I, -e/o-; classe II, -ne/no-; classe III, -je/jo-
  • verbi semitematici (classe IV, -ei-)
  • verbi atematici (classe V)
Persona Classe I Classe II Classe III Classe IV Classe V
1 p. sing. uĕd-ā-m duīg-n-ā-m plāk-j-ā-m uīd-j-ā-m ĕs-mĭ
2 p. sing. uĕd-ĕ-šī duīg-n-ĕ-šī plāk-j-ĕ-šī uīd-ei-šī ĕs-sī
3 p. sing. uĕd-ĕ-tŭ duīg-n-ĕ-tŭ plāk-j-ĕ-tŭ uīd-ei-tŭ ĕs-tĭ
1 p. plu. uĕd-ĕ-max duīg-n-ĕ-max plāk-j-ĕ-max uīd-ei-max ĕs-max
2. p. plu. uĕd-ĕ-tĕ duīg-n-ĕ-tĕ plāk-j-ĕ-tĕ uīd-ei-tĕ ĕs-tĕ
3. p. plu. uĕd-ā-ntĭ duīg-n-ā-ntĭ plāk-j-ā-ntĭ uīd-ī-ntĭ (ĕ)s-ti
1. p. du. uĕd-ĕ-uē duīg-n-ĕ-uē plāk-j-ĕ-uē uīd-ei-uē ĕs-uē
2. p. du. uĕd-ĕ-tā duīg-n-ĕ-tā plāk-j-ĕ-tā uīd-ei-tā ĕs-tā
3. p. du. uĕd-ĕ-tĕ duīg-n-ĕ-tĕ plāk-j-ĕ-tĕ uīd-ei-tĕ ĕs-tĕ

L'aoristo si forma in tre modi differenti, che non corrispondono perfettamente alle cinque classi relative alla formazione del presente:

  • Aoristo sigmatico (intromissione di -s- nella coniugazione')
  • Aoristo tematico o asigmatico
  • Aoristo suffissale

Esiste inoltre una formazione più recente di aoristo esteso che riguarda le ultime fasi del tardo slavo comune.

Persona Sigmatico Tematico Suffissale
1 p. sing. uĕd-s-ă-m duīg-ă-m bĭr-ā-s-ă-m
2 p. sing. uĕd-ĕ-s duīg-ĕ-s bĭr-ā-s
3 p. sing. uĕd-ĕ-t duīg-ĕ-t bĭr-ā-t
1 p. plu. uĕd-s-ă-max duīg-ă-max bĭr-ā-s-ă-max
2. p. plu. uĕd-s-tĕ duīg-ĕ-tĕ bĭr-ā-s-tĕ
3. p. plu. uĕd-s-ĕnt duīg-ā-nt bĭr-ā-s-ĕnt
1. p. du. uĕd-s-ă-uē duīg-ă-uē bĭr-ā-s-ă-uē
2. p. du. uĕd-s-tā duīg-ĕ-tā bĭr-ā-s-tā
3. p. du. uĕd-s-tĕ duīg-ĕ-tĕ bĭr-ā-s-tĕ
  1. ^ a b Savel Kliachko, The sharpness feature in Slavic, Dept. of Slavic Languages and Literatures, 1968, p. 57.
    «Its immediate successors were Proto-East Slavic, Proto-South Slavic, and Proto-West Slavic. The Proto-Slavic era itself is often divided arbitrarily into three periods: (1) early Proto-Slavic, until about 1000 B.C.; (2) middle Proto-Slavic, during the next millennium; (3) late Proto-Slavic, from the 1st to the 6th century A.D., although it was not until the 12th century that Slavic linguistic unity actually ceased to function.»
  • Nicoletta Marcialis, Introduzione alla lingua paleoslava, Firenze University Press, 2005, ISBN 0-415-28078-8.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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