Il progetto definitivo della ferrovia Reggio Emilia-Ventoso venne approvato con Decreto Ministeriale del 14 dicembre 1881. Lo scartamento previsto fu quello ridotto da 950 mm. La ferrovia venne fatta terminare a Ventoso allo scopo di servire una fabbrica di calce.
Già dal 1879 la provincia aveva firmato un accordo per costruzione e la gestione della nuova linea con la ditta Anaclerio di Napoli. Quest'azienda divenne ben presto oggetto della critica di molti esponenti della politica e della stampa locale, a causa dei ritardi nei lavori e delle continue richieste di modifiche o di finanziamenti alla provincia. Inoltre, una commissione nominata dall'amministrazione provinciale segnalò che la Anaclerio, invece di costruire la strada ferrata su sede propria come previsto dall'accordo e dalla legge, l'aveva realizzata sulla strada Reggio-Scandiano.
Il 16 ottobre 1883 fu aperta al solo traffico passeggeri la linea fino a Ventoso. Il percorso prevedeva le fermate di Buco del Signore, Fogliano, Bosco, Scandiano e Ventoso. Il 1º novembre dello stesso anno fu aperta anche al traffico merci.
In seguito all'apertura del primo tratto della ferrovia Reggio Emilia-Guastalla, avvenuto nel 1886, si decise di introdurre lo scartamento ordinario anche per la tratta Reggio-Ventoso. Con il regio decreto 5 giugno 1890, n. 5597, fu quindi concessa la conversione di scartamento per il tratto fino a Scandiano, mentre il restante percorso fino a Ventoso, lungo 1 500 metri, rimase a scartamento ridotto. Il 6 settembre 1891, quest'ultimo tratto fu chiuso definitivamente e si dovette costruire una nuova stazione di Scandiano, progettata dall'architetto Galli di Brescia.
Il 7 settembre 1891 fu aperta al traffico la tratta Reggio Emilia-Veggia, mentre il 3 dicembre 1892 fu completato il tronco rimanente fino a Sassuolo.
Nel 1936, la gestione della linea passò al CCFR che, nel 1975, divenne ACT.
Nel 2016 la regione Emilia-Romagna ha annunciato l'intenzione di procedere all'elettrificazione della linea, nel più ampio quadro di elettrificazione dell'intera rete ferroviaria FER,[2] con la fine lavori prevista entro l'estate 2022.[3]
La prima corsa prova di un treno elettrico sulla linea si è svolta il 19 dicembre 2022;[4] il servizio commerciale con treni elettrici è stato avviato il 3 aprile 2023.[5]
La stazione di Bosco nel 2011, prima del declassamento a posto di movimento
La linea ferroviaria è dotata di dodici stazioni e fermate funzionanti. Alcune stazioni sono dotate di un magazzino merci con relativi binari di raccordo.
Le stazioni ferroviarie, al momento della loro progettazione, furono suddivise in stazioni e fermate.
Le prime si suddividevano a loro volta in primarie (Reggio Emilia, Scandiano e Sassuolo) e secondarie (Castellarano-Veggia).
Le fermate erano invece destinate a quelle località minori che si trovavano lungo la linea. Alcune fermate (Casalgrande, Bosco e Chiozza) vennero poi modificate rispettivamente in stazioni primarie e secondarie. Le fermate presentano un unico stile architettonico. L'edificio è a pianta rettangolare, a due livelli fuori terra e con tetto a due spioventi. Le aperture su entrambi i lati maggiori sono due, simmetriche per ogni fronte e livello.
Per servire il trasporto combinato tra treni e autoarticolati è attivo a Dinazzano uno scalo merci gestito dalla società Dinazzano Po.
Il servizio passeggeri consiste in nove coppie di corse, tutte svolte da Trenitalia Tper e classificate come treni regionali.
La ferrovia è interessata da un intenso traffico merci, con treni bloccati carichi di argilla provenienti dalla regione tedesca dell'Assia e destinati al polo della ceramica di Sassuolo. La relazione in questione inizia dalla stazione tedesca di Limburg, passando per Mannheim, Basilea, Domodossola, Reggio nell'Emilia fino a Dinazzano Scalo[6][7].
^Sviluppo delle ferrovie italiane dal 1839 al 31 dicembre 1926, Roma, Ufficio Centrale di Statistica delle Ferrovie dello Stato, 1927. Vedi Alessandro Tuzza, Trenidicarta.it, 1997-2007.